Uomo politico spagnolo, esponente socialista, Marco Aguiriano Nalda è stato per molti anni a Bruxelles, dove è nato nel 1963, prima funzionario poi brevemente eletto membro del Parlamento europeo, fino a diventare segretario di Stato per gli affari europei nel governo Sanchez dal 2018 al 2020.
Grande conoscitore e attento osservatore degli affari europei gli chiediamo un contributo per la nostra rubrica che segue il percorso verso le prossime elezioni europee del 2024.
A meno di un anno dalle elezioni come valuti il sentimento europeista in Spagna e quale influenza avrà sulla campagna elettorale.
La maggioranza degli spagnoli resta molto favorevole all’Europa ma non bisogna dimenticare che qui c’è un partito come Vox che ha ottenuto circa 3 milioni di voti e che assomiglia ad alcuni vostri partiti come quello nazionalista di Meloni. Vox non chiede l’uscita della Spagna dall’UE ma è molto nazionalista e molto poco favorevole alla cessione di sovranità e alla collaborazione e la maggiore integrazione europea. A parte questo la maggioranza degli spagnoli è pro Europa, sia per convinzione, ma anche perché si rende conto di tutto quello che è stato possibile fare nel nostro paese grazie all’Europa. In particolare le molte infrastrutture realizzate con i fondi europei, che non rappresentano solo quello che ha fatto l’Europa ma anche quello che è stata capace di fare la Spagna insieme all’Europa attraverso il cofinanziamento.
La Spagna infatti ha utilizzato il 97% dei fondi europei per costruire aeroporti, stazioni ferroviarie, treni ad alta velocità, autostrade, e anche infrastrutture per le energie rinnovabili oltre naturalmente all’agricoltura e lo ha fatto intelligentemente, facendolo sapere e facendolo vedere. Quindi a parte la convinzione un po’ romantica secondo cui un tempo si diceva “La Spagna è il problema e l’Europa la soluzione” ci sono anche molte cose tangibili e concrete che contribuiscono a questo sentimento.
Per questo pensa che la campagna sarà veramente europea, cioè condotta su tematiche europee?
Siamo in una situazione politica molto particolare e molto dipenderà naturalmente da cosa succederà a livello del governo nazionale. Se Pedro Sanchez riuscirà a fare il nuovo governo, all’inizio subirà sicuramente molte critiche dalla destra, non solo quella estrema, magari sugli accordi eventuali con gli indipendentisti catalani, ma per provocare una polarizzazione proprio nella prospettiva delle elezioni europee, probabilmente perché a destra pensano che così guadagneranno consensi. Per la prima volta nella storia democratica di Spagna il Partido Popular ha fatto degli accordi in cinque regioni e in tante città con il partito di destra più estrema e quindi probabilmente non si può permettere di divergere troppo per evitare di mettere a rischio questi accordi. Inoltre se facesse una campagna troppo moderata non riuscirebbe a distinguersi abbastanza dai socialisti e quindi faranno probabilmente una campagna più aggressiva e probabilmente sulle tematiche del governo nazionale. L’altra ipotesi è che Sanchez non riesca a fare il governo si rivada al voto e anche in questo caso queste non mi sembrano le condizioni migliori per fare una campagna veramente europea nei prossimi sei mesi.
Cosa pensa delle possibili alleanze nel Parlamento europeo dopo il voto, crede che ci sarà un cambio di maggioranza rispetto all’attuale?
Le elezioni di luglio in Spagna sono forse le prime elezioni in Europa dove l’estrema destra non ha continuato a migliorare i propri risultati, invece ha perso consensi perché c’è stata una reazione dell’elettorato di centrosinistra, anche di centro, che è andato a votare, e infatti è aumentata la partecipazione, proprio per frenare l’estrema destra.
Ad oggi però l’estrema destra è in crescita un po’ dappertutto in altri paesi, perfino in Germania e bisognerà vedere se questo fenomeno spagnolo verrà percepito come un segnale e avrà un’influenza. In ogni caso l’estrema destra si sta un po’ “normalizzando” facendo alleanze con il centro destra ma anche se dovesse continuare a crescere, a me sembra che non avranno abbastanza voti nel Parlamento europeo per avere una maggioranza di solo destra, anche perché ci sono anche altri populisti che, loro si dicono di sinistra e che aumentano, come per esempio in Slovacchia.
E comunque non ci potrà essere una maggioranza di centro destra se i liberali non faranno una alleanza con loro, ma questo è ancora tutto molto ipotetico ma a me sembra più probabile che ci sarà una maggioranza come l’attuale, probabilmente più risicata, ma che comprenderà il PPE i socialisti e i liberali.
E per quanto riguarda la Presidente della Commissione europea, ritiene possibile una rielezione di Ursula Von der Leyen?
A dire il vero non credevo che lo avrei detto quattro anni fa quando l’hanno eletta la prima volta, ma obiettivamente ha agito molto bene, gestendo prima la pandemia, la conseguente crisi economica e adesso la guerra e anche se molti a Bruxelles pensano che lei abbia posizioni più a destra della stessa Angela Merkel, può rivendicare molti successi e si può dire che la sua è stata la gestione più europeista e comunitaria degli ultimi vent’anni. Quindi Von der Leyen è una candidata molto seria e credibile e potrebbe essere rieletta anche se proviene da un partito che non fa parte della coalizione di governo in Germania, ma ha un bilancio positivo e potrebbe trovare una sua maggioranza.
Al di là dei ruoli apicali, quali sono i punti che ritiene cruciali per il futuro dell’Europa, per esempio l’estensione del voto a maggioranza come sostengono i federalisti?
Sicuramente il superamento del voto all’unanimità è un punto cruciale per il futuro dell’Europa ma bisogna riconoscere che molte cose sono già state fatte a livello europeo senza che si fosse trovata una unanimità, basta pensare a Schengen oppure l’Euro. Se ci si pensa bene l’Europa a due velocità, l’Europa a cerchi concentrici, le maggioranze qualificate, le cooperazioni rafforzate, sono tutti concetti che dicono la stessa cosa, cioè che si può decidere di fare delle cose insieme anche senza l’unanimità ma con metodi differenti.
Non dimentichiamo che abbiamo fatto il Brexit e adesso per esempio si invita il Regno unito a certe riunioni per la sicurezza e difesa, quindi i metodi esistono per fare andare avanti alcuni dossier anche se non sono tutti d’accordo.
Per esempio anche in materia di difesa comune?
Per la difesa comune bisognerà trovare un sistema per cui nessuno sia costretto a partecipare attivamente per esempio a delle azioni militari ma allo stesso tempo non possa opporsi e impedire che chi fa parte di questa alleanza possa agire anche militarmente in presenza di una maggioranza di Stati che vogliano procedere.
Bisognerà immaginare una sorta di capacità di astensione costruttiva, ma non so se questo avverrà in tempi brevi perché tutte le decisioni europee sono soggette a dei calendari elettorali nazionali quasi diabolici ma resto convinto che bisogna continuare a lavorare per una maggiore integrazione e per l’avvenire dell’Europa che è anche l’avvenire del mondo.
Foto di apertura: Di Diliff – Opera propria, CC BY-SA 3.0, commons.wikimedia.org