Iryna Medved
Nel XIX e all’inizio del XX secolo Kyiv era una città multinazionale. Qui vivevano, avevano proprietà e facevano affari non solo gli ucraini, i russi e i polacchi, che erano la maggioranza, ma anche i tedeschi, i cechi, gli austriaci, i francesi, gli italiani, gli svizzeri e persone provenienti da molti altri paesi. Alcuni di loro presero la cittadinanza russa, altri rimasero cittadini stranieri.
Potrebbe sembrare che a Kyiv ci siano stati pochi italiani, ma la loro presenza è sempre stata assai notabile. È a nomi italiani che è collegato lo sviluppo dell’architettura e dell’arte di Kyiv. Ciò non ci sorprende: da secoli l’Italia “fornisce” architetti e artisti a molti Paesi. Anche l’Ucraina, i cui territori almeno in parte, nel periodo dal XVIII fino all’inizio del XX secolo costituivano l’Impero russo, non è stata esclusa.
Forse l’italiano più famoso a Kyiv fu Bartolomeo Francesco Rastrelli (1700 – 1771). Nacque a Parigi, nella famiglia dello scultore e architetto Carlo Bartolomeo Rastrelli (1675–1744), originario di Firenze. Nel 1716, insieme al padre, si trasferì a San Pietroburgo, invitato dallo zar Pietro I. Dal padre apprese il mestiere di architetto. Divenne l’architetto di corte nel 1730 sotto l’imperatrice Anna Ioannovna e poi sotto l’imperatrice Elisabetta Petrovna dopo la sua intronizzazione nel 1741. Ed è proprio per questo che le sue opere architettoniche sono state realizzate a Kyiv. Nonostante che il soggiorno personale dell’architetto in Ucraina e Kyiv sia stato messo in dubbio da alcuni ricercatori.
La Chiesa di Sant’Andrea, di rito ortodosso, è in stile barocco e costituisce un esempio di architettura e arte di importanza mondiale, situata sulla ripida sponda destra del fiume Dnipro, si eleva sopra la parte bassa della città, rimanendo ancora oggi in una posizione dominante benché il volto di Kyiv da allora sia cambiato radicalmente. La chiesa fu costruita fra il 1747 e il 1762 secondo il progetto di Rastrelli. È stata progettata come chiesa di palazzo per la futura reggia, la cui costruzione iniziò poco dopo. Copie dei disegni della chiesa, fatti dall’architetto, furono scoperte dai ricercatori solo nel 1963 nella collezione grafica del Museo Albertina di Vienna. Dal 1987 la chiesa fa parte di un grande complesso museale, la Riserva Nazionale “Sofia di Kyiv”. È una vera perla dell’architettura di Kyiv.
Il Palazzo Mariinsky a Kyiv è l’attuale residenza da cerimonie ufficiali del presidente dell’Ucraina. Fu costruito nel 1750–1755, anch’esso in stile barocco, seguendo l’esempio di altri edifici simili progettati dall’architetto Rastrelli. Un’altra figura significativa nell’architettura storica di Kyiv e di alcune altre città dell’Ucraina è Luigi Rusca (1762 Agno, Svizzera – 1822 Valenza, Italia) originario del cantone Ticino che fece studi in Italia. In Ucraina, ha progettato il liceo nella città di Nizhyn, ora l’Università statale Nikolay Gogol di Nizhyn, il campanile della chiesa di San Nicola e l’Arco di trionfo a Dykanka, la Cattedrale di Aleksandr Nevsky a Simferopoli (Crimea), casa commerciale nella città di Bila Tserkva.
A Kyiv invece è avvenuto un episodio significativo relativo a un suo progetto di particolare interesse. Nel 1809 Luigi Rusca progettò un grande complesso commerciale: il cosiddetto Gostinny dvir (letteralmente “locanda”) sulla piazza centrale del quartiere commerciale di Podil, piazza Kontraktova (cioè “contrattuale”). L’architetto propose un edificio in stile neoclassico: un complesso monumentale a due piani a forma di rettangolo chiuso, le facciate esterne erano circondate da porticati, sei portoni conducevano al cortile. Ma questo progetto non fu realizzato per intero a causa di un grande incendio avvenuto nel 1811, fu invece costruito un edificio a un solo piano e successivamente riedificato più volte. Già ai nostri tempi, negli anni ‘80, la famosa restauratrice ucraina Valentyna Shevchenko ha rielaborato questo progetto storico e, dopo i lavori svolti negli anni 1983-1990, Gostynny dvir acquisì l’attuale aspetto, diventando quasi com’era stato concepito dall’architetto Rusca 200 anni prima.
I più famosi architetti di Kyiv della prima metà – metà del XIX secolo furono Vincenzo e Alessandro Beretti, padre e figlio. Vengono quasi sempre menzionati in coppia, sebbene Vincenzo Beretti sia vissuto a Kyiv solo per pochi anni, mentre Alessandro per mezzo secolo. Parlando dell’importanza di entrambi per Kyiv, ricordiamo l’opinione di Pavel Alyoshin, noto architetto ucraino. Riteneva che, escludendo i monumenti antichi e gli edifici religiosi, l’architettura distintiva di Kyiv fosse quasi assente prima dell’arrivo dei Beretti.
Vincenzo Saverio Giuseppe Antonio (nel nostro paese chiamato Vikentij Ivanovych) Beretti, italiano di nascita, nato nel 1781 a Roma, figlio del professore di meccanica Giovanni Beretti. Il destino di suo padre è sconosciuto, si trasferì con sua madre a San Pietroburgo, allora capitale dell’Impero russo, dove la madre sposò un maestro dei diamanti della corte russa. Il ragazzo mostrò presto talento artistico e all’età di 17 anni entrò all’Accademia delle arti di San Pietroburgo. Nel 1804 si laureò in architettura, premiato con la medaglia d’oro, nel 1809 gli fu riconosciuto il titolo dell’accademico di architettura, nel 1831 divenne professore di architettura. A San Pietroburgo, Beretti gestiva numerose costruzioni statali realizzando diversi progetti di grandi dimensioni, e partecipava ai concorsi pubblici e aveva inoltre un’ampia pratica privata. Nel 1817 ricevette un titolo nobiliare ereditabile nell’Impero russo.
Nel 1834 però, la partecipazione a un concorso imperiale chiuso per la progettazione di un’università a Kyiv, cambiò inaspettatamente il suo destino. E probabilmente non in meglio. Il suo progetto fu riconosciuto come il migliore e approvato nella primavera del 1835. L’imperatore affidò all’architetto Vincenzo Beretti l’incarico di dirigere i lavori della realizzazione a Kyiv. All’inizio l’architetto metropolitano vi si recava per visite, ma sia l’andamento dei lavori a Kyiv, che l’insegnamento all’Accademia delle arti a San Pietroburgo, soffrivano di questi viaggi. Pertanto, nel 1839, Beretti fu inviato a Kyiv per un soggiorno permanente fino al completamento dei lavori. Tuttavia, i kyiviti non lo accolsero a braccia aperte e tra il maestro dell’architettura metropolitana e i membri del Comitato edilizio, di tanto in tanto, sorgevano conflitti piuttosto seri, e forse ciò minò la sua salute. Vincenzo Beretti morì infatti nel 1842 a Kyiv prima di aver completato la costruzione. Lo fece suo figlio Alessandro.
Poiché la costruzione dell’edificio dell’università, il cosiddetto “Corpo rosso”, fu intrapresa in sostanza fuori dai confini della città di allora (l’indirizzo attuale è via Volodymyrska, 60), Vincenzo Beretti dovette contemporaneamente progettare il nuovo quartiere cittadino, i cui assi portanti erano via Volodymyrska e l’attuale Boulevard Taras Shevchenko.
L’università con l’adiacente Giardino botanico e altre opere significative dell’architetto (l’Istituto per fanciulle nobili, oggi Centro internazionale di cultura e arti, 1839-1843, l’Osservatorio astronomico, 1840) influenzarono significativamente lo sviluppo architettonico della città. L’enorme edificio universitario aggiunse un tocco di grandiosità all’edilizia dell’area e gettò le basi dell’ensemble architettonico classicista. Ciò diede impulso all’ulteriore sviluppo del complesso edilizio nel nuovo distretto. Nel 1837 Vincenzo Beretti, insieme al geometra L. Shmigelsky e architetto Ludovico Stanzani, sviluppò un piano di pianificazione urbana che prevedeva la fusione di tre quartieri storici di Kyiv: la Città vecchia, Pechersk e Podil in un unico insieme, prevedendo già da allora il futuro sviluppo di Kyiv.
Alessandro Beretti fu il figlio maggiore del primo matrimonio di Vincenzo Beretti (che aveva altri nove figli). Nacque nel 1816 a San Pietroburgo ed era cattolico romano, come suo padre. La madre invece era luterana. I figli maschi ereditarono la fede religiosa del padre e le figlie femmine quella della madre: tali erano le regole dei matrimoni interreligiosi. Alessandro Beretti studiò all’Accademia delle arti di San Pietroburgo (1827-1837), dove suo padre insegnò, nel 1840 divenne accademico di architettura. Dopo la morte del padre, si trasferì definitivamente a Kyiv, all’epoca aveva 26 anni. Nello stesso anno prese il posto di architetto capo del Comitato edilizio per la costruzione dell’università. È stato anche all’origine della formazione professionale degli architetti a Kyiv, insegnando all’università presso il dipartimento di architettura per più di 20 anni. Un particolare della vita di Alessandro Beretti: prestò giuramento di cittadinanza dell’Impero russo solo nel 1850, vuol dire che fino a questa data rimase cittadino italiano. Invece suo padre, romano di nascita, non prestò mai tale giuramento.
Oltre a portare a termine alcuni progetti di suo padre, Alessandro costruì molto a Kyiv: la pensione per ragazze povere della contessa Levashova (via Volodymyrska 54), l’edificio del Primo ginnasio di Kyiv (boulevard Taras Shevchenko, 14), il Teatro anatomico dell’Università di San Vladimiro di Kyiv (via Bohdan Khmelnytsky, 37), l’edificio del liceo scientifico (via Velyka Zhytomyrska, 2), diversi immobili privati, tra cui alcune palazzine di residenza private. Uno di questi edifici conservatosi fino ad oggi (via Volodymyrska, 35) è la sede della sala di ricevimento del Servizio di sicurezza dell’Ucraina.
Alessandro fu un proprietario terriero ricco e abile (possedeva alcune case nelle strade centrali di Kyiv), sebbene fosse estremamente privo di tatto nel comunicare con i suoi inquilini e vicini. Era una persona alquanto conflittuale, incline alla violenza, il che fu la causa di ripetute citazioni in giudizio ed egli stesso spiegava il suo temperamento con la sua origine italiana!
L’ultimo ventennio della vita di Alessandro Beretti è legato al monumento architettonico unico di Kyiv: la Cattedrale di San Vladimiro, cattedrale ortodossa in stile neobizantino. Questa commessa però non solo non gli portò fama, ma gli distrusse la reputazione dell’architetto minando la sua salute mentale (la leggenda narra che l’architetto morì in un manicomio, anche se non ve n’è alcuna conferma documentale; tuttavia soffriva davvero di qualche disturbo nervoso). Molti architetti furono coinvolti nelle lunghe progettazione e costruzione della cattedrale durate quasi 40 anni. Il progetto iniziale è stato sviluppato dall’architetto russo Ivan Strom. Alessandro Beretti si unì ai lavori nel 1862, rivedendo il progetto del suo predecessore e quasi triplicando la superficie del tempio. Inoltre cambiò la scala dei disegni moltiplicandola di quasi 1,5 volte, progettò le gallerie del coro, cambiò i contorni degli archi e delle volte portanti. Allo stesso tempo, lo spessore dei muri esterni e le sezioni trasversali delle colonne sono diminuiti. Questo fu un grave errore che portò a conseguenze impreviste. Alcuni specialisti mettevano in dubbio l’aspetto tecnico del progetto di Beretti, ma la sua autorità era alta e la costruzione continuò. Di conseguenza, nel 1866, quando la costruzione della cattedrale arrivò alle cupole, i suoi muri fecero crepe, le volte e gli archi si disgiunsero. I lavori furono interrotti a tempo indeterminato. Nel 1869 Beretti fu rimosso dalla gestione delle opere. La sua autorità subì un duro colpo. Nel 1884 pubblicò persino un opuscolo, in cui descriveva in modo un po’ caotico e non sempre convincente, la tragica storia della costruzione cercando di giustificarsi.
L’ultima volta che Beretti venne alla riunione del Comitato edilizio dell’edificazione della Cattedrale di San Vladimiro fu nel 1895. Morì un anno prima della solenne consacrazione della Cattedrale avvenuta il 20 agosto 1896. Ma il nome dell’architetto Alessandro Beretti è immortalato sulla targa commemorativa, dove vengono menzionati i suoi creatori e costruttori. In onore di suo padre, architetto Vincenzo Beretti, sulla facciata dell’Università Nazionale di Kyiv è stata installata una targa commemorativa e nel 1983 è stata intitolata una delle strade della città.
Un ruolo significativo nello sviluppo di Kyiv fu svolto da Ludovico Stanzani (1793-1872) che lavorò per molti anni come architetto cittadino (1833-1848). I disegni di tutti gli edifici in costruzione in quel momento furono da lui esaminati e approvati. Realizzò inoltre alcuni suoi progetti, principalmente in stile neoclassico, impero e nelle forme neorinascimentali.
Ludovico Stanzani nacque a Roma, da una famiglia nobile. Studiò all’Università di Bologna e all’Accademia delle Belle Arti a Roma. Nel 1821, su invito del governatore Alexandre-Louis Andrault de Langeron, venne a Odessa, dove lavorò fino al 1828. Poi per 5 anni Stanzani lavorò nella città di Kamianets-Podilsky, nel 1832 fu nominato architetto del governorato di Podolia e nel 1833 si trasferì a Kyiv, dove visse il resto della sua vita, ben 40 anni.
Stanzani, come la famiglia Beretti, aveva dei possedimenti a Kyiv: una tenuta sulla via Bogdan Khmelnytsky, 10 (l’edificio non si è conservato). Secondo il testamento, dopo la sua morte la casa doveva essere venduta e il denaro ricavato donato all’Accademia di Belle Arti di Roma, di cui Stanzani era membro onorario. Una percentuale dell’importo veniva assegnate ogni anno a tre studenti dell’Accademia in pittura, scultura e architettura.
Lasciò in eredità la sua collezione di minerali e la collezione numismatica al Medagliere capitolino, e l’album dei disegni della pittura antica russa alla stessa Accademia Romana delle Arti. Destinò una parte dell’eredità al mantenimento degli studi di uno studente del Secondo ginnasio di Kyiv.
Dopo la morte di Ludovico Stanzani, su procura rilasciata da Filippo Gnaccarini, reggente della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon, e stilata da un notaio romano nel 1873, il cavalier Salvatore Castiglia, console generale d’Italia a Odessa, vendette la casa. Il fatto curioso è che la proprietà di Stanzani fu acquistata dal proprietario terriero del governorato di Chernihiv Vasyl Vasyliovych Tarnovsky, un noto filantropo e collezionista ucraino del XIX secolo, che donò al museo di Chernihiv una collezione unica di antichità ucraine. Gli abitanti di Kyiv conoscono bene anche il nome della famiglia Sala.
Lo scultore italiano Emilio Sala (1864-1920) nacque a Milano che allora faceva parte dell’Impero austriaco, e morì nei pressi di Milano, quando questa era ormai entrata nel Regno d’Italia. Maestro della scultura decorativa e ritrattista, dalla fine dell’Ottocento lavorò a Kyiv insieme ai due fratelli Paolo ed Eugenio, uno pittore e l’altro stuccatore. Qui lavorò a stretto contatto con l’eccezionale architetto Vladislav Gorodetsky, decorando gli edifici più importanti costruiti a Kyiv in quel periodo: il Museo cittadino, ora Museo nazionale dell’arte dell’Ucraina e la Cattedrale cattolica di San Nicola. Per l’edificio del Museo, l’artista italiano realizzò una composizione di figure di leoni all’ingresso e grifoni agli angoli dell’edificio (1902). Poi Sala decorò la Sinagoga caraita costruita secondo il progetto dello stesso Vladislav Gorodetsky (ora qui si trova la Casa degli Attori).
I suoi contemporanei furono molto colpiti dalle opere scultoree di Sala nella famosa Casa delle chimere sita in via Bankova, 10, che il proprietario della casa, lo stesso architetto Gorodetsky, amante della caccia, costruì per sé secondo il suo progetto.
Come elementi decorativi, utilizzò immagini di vari animali (teste di elefanti, cervi, rinoceronti, rane giganti), reti da pesca tra le onde, fatte di cemento. Ancora oggi la parte inferiore della scultura “Il duello dell’aquila con la pantera” conserva l’autografo dello scultore: “E. Sala 1902”. Emilio Sala collaborò con altri architetti oltre a Gorodetsky. Nel 1899-1900 decorò gli interni dell’edificio principale dell’Istituto politecnico di Kyiv (architetto Hieronymus Friedrich Küttner) e nello stesso periodo la facciata e l’interno del foyer e della sala del Teatro dell’Opera (architetto – Victor Johann Gottlieb Schröter), nel 1902-1905 addobbò la facciata e gli interni degli uffici di Kyiv della Banca di Stato, ora Banca Nazionale dell’Ucraina (architetti – Oleksandr Kobelev e Oleksandr Verbytsky), nel 1903-1911 la Chiesa cattolica dell’Esaltazione della Santa Croce nella città di Fastiv (architetti – Vladyslav Dombrovskyi e Fedir Troupianskyi).
Emilio Sala aveva un laboratorio di scultura e di costruzione decorativa a Kyiv e allo stesso tempo insegnava scultura presso la Scuola professionale d’arte e presso la Prima scuola commerciale. Con l’inizio della prima guerra mondiale nel 1914 lasciò Kyiv e ritornò in patria. In Italia era conosciuto non solo come scultore, ma anche come pittore e illustratore di libri.
Un altro artista italiano era molto conosciuto a Kyiv, anche se non tutti lo rispettavano. Stiamo parlando del famoso scultore Ettore Ximenes (1855-1926), originario di Palermo. Due monumenti ufficiali furono costruiti a Kyiv sulla base dei suoi progetti presentati al concorso: al primo ministro dell’Impero russo Piotr Stolypin assassinato a Kyiv nell’Teatro dell’opera e all’imperatore Alessandro II. Entrambi monumenti non si sono conservati e furono criticati dagli artisti dell’epoca.
A Kyiv lavoravano inoltre intagliatori di pietre italiani considerati maestri insuperabili nella lavorazione del marmo, del granito e della labradorite. Le imprese più conosciute furono “Pietro Rizzolatti e figli” (originario del Friuli), “Vedova de Vecchi e Figli”, “Antonio Tusini e Giuseppe Rossi”, Andrea Schiavoni.
Foto di apertura: By Nick Grapsy – Own work, CC BY-SA 4.0,commons.wikimedia.org