Antropologicamente azzeccatissima la frase di Winston Churchill sul carattere degli italiani. “Gli italiani vanno alla guerra come se fosse una partita di calcio e vanno a una partita di calcio come se fosse una guerra”. Riferimento sottinteso agli ultrà dell’ex Belpaese a parte, la metafora ha avuto una perfetta esemplificazione alla Camera dei deputati che ha chiuso in anticipo la seduta alle 17.30 cassando l’ordine del giorno perché i parlamentari dovevano correre allo Stadio Olimpico su auto blu per accedere alla ben più importante versione del derby Roma-Lazio, naturalmente debitamente e gratuitamente ospitati in Tribuna d’Onore.
L’Italia si perde in quelle che Totò definiva “quisquilie e pinzillacchere”, tralasciando la vista su argomenti ben più seri. Un innato senso di frivolezza circonda le nostre attività intrise di pettegolezzi (gossip). Così dopo una sconvolgente puntata di Report che ci fa riflettere come la morte di Moro fosse stata decisa a monte con le Brigate Rosse alla fine incredibilmente chiamate a ratificare una decisione già presa (dagli Stati Uniti, tra gli altri), credete forse che l’inchiesta abbia avuto un seguito Parlamentare, un intenso dibattito pubblico, una sollevazione popolare? No, niente affatto. I giornali hanno smorzato l’eco, trattavasi in fondo di un tema evocato altra concorrenziale testata, peraltro per nulla accondiscendente con la politica del Governo (v. anche caso Sgarbi).
Qual era l’argomento più gettonato del giorno dopo?
Il caso Ferragni, altro che Moro. Ora a tutti e 25 i lettori che stanno seguendo queste nostre elucubrazioni chiediamo: hanno mai comprato un prodotto consigliato dalla Ferragni rendendo esecutivo e funzionale il suo carattere di influencer? Pensiamo di no. Dunque il pensiero della Ferragni (e in fondo anche i suoi scandali) quanto contano nella nostra vita. Il nulla? E quando ne parliamo come principale argomento di dibattito continuiamo a evocare il nulla e a ravanare nella spazzatura.
Gli italiani non sanno collocare le priorità al giusto ordine, un difetto endemico. E tra l’attualità ben più importante del caso Moro è anche la potenziale riesumazione dei delitti attribuiti a Olindo e Rosa. I misteri della cronaca nera sono ben più importanti degli irrisolti mystery del terrorismo (l’aereo di Ustica, la strage alla stazione di Bologna o alla Banca di Milano). Per noi evidentemente la ratio più urgente dell’emergenza, della forbice crescente tra ricchezza e povertà, è il mancato adeguamento degli stipendi e delle pensioni. Come si può non scandalizzarsi di fronte al passo da lumaca di un Paese in cui gli stipendi sono aumentati dell’1% mediamente negli ultimi trent’anni e in cui il recente riallineamento delle pensioni alimenta percentuali infime che vanno dall’uno al due per cento? Ebbene, la questione non sembra proprio al centro degli interessi nazionali, ovviamente complici i partiti e i sindacati. Sarà anche per questa pigra indolenza, questa vistosa mancanza di interesse sui temi centrali, che in Italia non c’è mai stata una rivoluzione come in Francia o in Russia. Nel Paese del “tengo famiglia” l’ordine delle priorità esistenziali è bizzarro e discutibile.
Foto di apertura : “Hearts Made Of Stone” by Me in ME licenza CC BY 2.0.