Ha avuto una vita difficile ma molto interessante, che lo ha portato a creare film i quali, in seguito, sono stati riconosciuti come capolavori (il più famoso è “Le ombre degli avi dimenticati”). Ha superato difficili prove nelle prigioni sovietiche e diventato uno dei registi più significativi del XX secolo. La sua creatività è stata influenzata dalla passione per il folklore, dalle immagini dell’infanzia a Tbilisi e dal suo amore per la cultura ucraina. Parlando di sé l’artista disse: “Sono un armeno, nato a Tbilisi e detenuto in una prigione russa per nazionalismo ucraino”. Sebbene Parajanov fosse un armeno nato in Georgia, il suo nome è indissolubilmente legato a Kyiv. La conferma di questo legame mi è nota non da fonti generali, ma da mio nonno Isaac Trakhtenberg , che conosceva personalmente il Maestro e ha scritto di lui nelle sue memorie.
Nel suo libro “La mia Kyiv, i miei Kyivani”, mio nonno ha dedicato ai ricordi del maestro il capitolo “Parajanov diverso da chiunque altro”, in cui ha raccolto molte opinioni dei suoi contemporanei e ha raccontato fatti interessanti della vita di questa personalità di spicco, ha ricordato di come si sono conosciuti nell’appartamento di Kyiv di un amico comune, il pittore Ernest Kotkov. Pochi giorni fa, il 9 gennaio 2024, nella Casa del Cinema a Kyiv si è tenuto un evento solenne dedicato alla memoria del grande artista, me ne ha parlato un altro caro amico della nostra famiglia, che Parajanov riteneva suo allievo: il regista ben noto in Ucraina e in tutti i Paesi post-URSS, Roman Balayan. lavorarono insieme nella metà degli anni ’60. Roman Gurgenovych partecipò come assistente alla regia durante i provini per il film “Affreschi di Kyiv”. Purtroppo il film non era destinato a vedere la luce a causa del divieto del regime sovietico, ma i provini sono stati poi montati in un minifilm di 15 minuti di genere art-house. Quando Sergei Parajanov finì in prigione nel 1973, Roman Balayan fu tra i pochi che osarono far visita al regista caduto in disgrazia.
Alla fine degli anni ’90, Roman Balayan ha girato il suo film “muto” “Una notte al Museo Parajanov”, in cui senza parole (come piaceva al regista) conversò con il Maestro. Ho domandato a Roman come ricordava Parajanov e gli ho chiesto di scrivere alcune parole per i lettori di TUTTI su questo rilevante regista. Di seguito vi offro estratti dal libro di mio nonno (che tra l’altro anch’egli di recente avrebbe compiuto 100 anni), nonché i sentimenti e le impressioni in diretta di una persona che il regista cult considerava suo allievo.
Iryna Medved
“… Nella vita di tutti i giorni Parajanov non era una persona facile, aveva un carattere ben lontano dall’essere idilliaco. A volte era incline a giudizi di un’estrema categoricità, a reazioni inadeguate a fatti apparentemente banali. Ma tutto questo impallidiva e ovviamente non valeva nulla, in confronto al fatto che era un uomo tutto d’un pezzo integrato perfettamente nell’arte autentica, una persona di grandissimo talento. Ricordo una sua esclamazione preferita rivolta all’interlocutore, a volte sarcastica, a volte ironica, ma sempre pronunciata con una certa serietà esteriore: “Perché, non sa che sono un genio?”.
…Parlando dei rapporti del Maestro con molti dei suoi colleghi artisti di Kyiv…, Olga Petrova [sua ammiratrice, pittrice e storica dell’arte]… osserva che dall’incontro di molti talenti è nato il meraviglioso film “Le ombre degli avi dimenticati”, la cui prima è stata segnata da un’esplosione emotiva e spirituale. Ricordando questo evento, Serhiy Yosypovych [Parajanov] non nascondeva la sua soddisfazione per quanto accaduto alla presentazione della sua pellicola che successivamente è stata gratificata con ventotto premi a festival in diversi continenti, e che ha suscitato l’ammirazione di registi riconosciuti come Fellini, Antonioni, Bergman, Buñuel, Tarkovskij.
Continuo con altri estratti dal libro.
“Gli arresti sono iniziati, il 1937 si ripete” (dal discorso di Ivan Dzyuba, critico letterario e Ministro della Cultura ucraino nel 1992-1994, alla prima de “Le ombre…” il 4 settembre 1965).
“Chi è contro la tirannia, si alzi” (citazione del noto poeta e attivista ucraino Vasyl Stus nello stesso luogo).
“Nel pieno dello scandalo alla prima de “Le ombre” il cinema “Ucraina” era circondato dagli agenti del KGB… Cominciarono a cercare i “nemici” del potere sovietico: Dzyuba, Sverstyuk, Svitlychny… Nell’“iconostasi” entrò anche Parajanov” (dalla testimonianza del poeta, sceneggiatore e attivista Ivan Drach).
“Dopo lo scandalo nel cinema “Ucraina”, Serhiy e io siamo venuti nel suo appartamento e mi ha detto: “Sono felice, emozionato”. Tutti gli chiedevano: “Perché Ivan ha detto questo? Ora non ti lasceranno fare nulla: né respirare né girare film”. “Siete vigliacchi! Non capite niente”, questa fu la sua risposta” (dal racconto dello scultore Yuliy Synkevych).
“Il suo arresto era nell’aria. Dopo quella prima, che divenne un pericoloso precedente per il KGB ucraino (probabilmente il più pericoloso nell’URSS) secondo me, iniziò il suo dramma: era finito sulla lista nera.” Dopo l’arresto di Vasyl Stus, Parajanov, l’unica persona del mondo del cinema, firmò la lettera collettiva per la sua liberazione. Nel 1968 (o 1969), i Chekisti portarono via Dzyuba, che aveva scritto un libro molto buono e tutt’altro che separatista. Solo Serhiy andava a trovarlo in prigione e portava pacchi. E io, ragazzino, trascinavo dietro di lui le borse” (da un’intervista a Roman Balayan).
Gli estratti sopra riportati provengono dall’articolo di Garik Karapetyan pubblicato nel marzo 2004…
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“…Kyiv è stata semplicemente fortunata che il regista Serhiy Parajanov visse e lavorò lì per quasi quindici anni, così come per Parajanov gli anni di lavoro in Ucraina sono stati estremamente importanti e decisivi. A differenza dello slogan ufficiale sull’amicizia tra i popoli, che in sostanza non ha niente dietro, poiché oltre all’esibizione ideologica il governo non fa altro in questa direzione,… Parajanov con la sua arte creava il terreno per una vera amicizia, l’amicizia delle culture nazionali, connessione spirituale delle nazioni”, scrisse Vylen Barsky, amico di Parajanov per molti anni, artista e poeta di talento che conosco da molto tempo e apprezzo [A causa della sua posizione ideologicamente non allineata, anch’egli negli anni ’60 subì pressioni da parte delle autorità sovietiche]…
… Col tempo, il piccolo Suren cominciò a stare meglio [il figlio di Paradjanov che veniva aiutato mio nonno Isaac Trakhtenberg che era medico], le frequenti chiamate di Paradjanov divennnero sempre meno frequenti, e poi improvvisamente e completamente cessarono. Ben presto, l’amico intimo di Serhiy, il direttore della fotografia Suren Shahbazyan, venne da me e mi disse in totale confusione, che Parajanov era stato arrestato. L’evento fu preceduto da un’esibizione di Parajanov a Minsk, in Bielorussia, che ha fatto molto rumore… In quello sfortunato discorso, Sergey disse a chiare lettere quello che pensava sullo stato della cinematografia moderna nel nostro Paese, affermando che era guidata da persone incompetenti. Propose di rimuovere immediatamente i principali funzionari dai loro incarichi, con sarcasmo dipinse un quadro di cosa sarebbe successo al cinema se ciò non fosse avvenuto. L’irrequieto Parajanov non aveva peli sulla lingua e predicava la completa trasparenza, il che a quel tempo era pregno di gravi conseguenze, infatti molti dei suoi appelli e affermazioni sovversivi pronunciati a Minsk riuscì a ripeterli anche a Mosca, quando andò al funerale dello scenografo Yakov Rivosh. Inutile dire che a quel tempo solo un idealista ingenuo poteva credere che tali esibizioni potessero passare senza lasciare traccia. Non per niente Suren Shahbazyan, temendo per il suo amico, dopo che Parajanov subì l’intervento di rimozione delle tonsille, con emozione e non senza sarcasmo disse a Serhiy: “Avrebbero fatto meglio a rimuoverti un pezzettino di lingua”. Quando Parajanov fu arrestato nel 1973, nessuno venne ufficialmente informato dell’accaduto. Ricordo bene come Svitlana (la moglie di Sergey) e lo stesso Shahbazyan correvano per la città cercando invano di scoprire cosa fosse successo…
…Mi sono ricordato di una conversazione dolorosamente difficile per me, con l’investigatore Makashev, che era responsabile del “caso Parajanov”. Il perfido “giurisperito” con il cognome del generale delle Centurie nere (straordinaria coincidenza!) riuscì a fabbricare documenti che avrebbero denunciato il ribelle regista, cosa che permise di portare il caso in tribunale. A onore degli amici di Parajanov va detto che tutti si sono rifiutati di sostenere le false accuse caratterizzando Serhiy all’unanimità come una persona infinitamente devota all’arte, meritevole di profondo rispetto e riverenza…
…
Leggiamo ora le righe del Maestro e riflettiamo sul loro significato.
“Sono un improvvisatore. I registi sono obbligati a creare un linguaggio cinematografico che, secondo me, il nostro cinema comincia a perdere, nonostante lo straordinario potere delle scoperte del passato. Perché i personaggi dei miei film non parlano? In effetti, si ha l’impressione che siano sordomuti. Ma anche nei dipinti, come ben sapete, i personaggi si guardano e non parlano. In un affresco religioso la Vergine Maria non parla con Gesù, tacciono anche gli angeli. I miei film sono muti come la pittura (da un’intervista di S. Parajanov a un giornalista tedesco).
…Quando sono nato ho visto una nuvola, una mamma bellissima, ho sentito il rumore del vento, il suono di una campana, e tutto questo dal balcone della mia infanzia, e per tutto questo c’era da pagare (S. Parajanov. Da una lettera inviata dalla prigione)”…
Isaac Trakhtenberg, “La mia Kyiv, i miei Kyivani” Libro 2,
“Parajanov diverso da chiunque altro”
Un uomo-orchestra, un clown e un tragico, un immaginifico incessante, a cui non piace la noiosa verità della vita, un adoratore della bellezza in tutte le sue manifestazioni – tutto questo è lui, l’inimitabile Signor Parajanov!!! Così ambiguo e sfaccettato era, è e rimane nella memoria di tutti coloro che lo hanno conosciuto, all’apparenza di natura terrena e allo stesso tempo fluttuante tra le nuvole, Serhiy Parajanov…
Se si apprende tutto questo di lui e solo allora si guardano i suoi film e i suoi collage, allora apparirà il mondo straordinario, più unico che raro, magico mondo dell’arte di Parajanov… Altrimenti, come si fa a percepire il suo film “Il colore del melograno”? A meno che non siate pronti ad andarvene, immergervi in altri tempi, che quelli passati o futuri, bellezze ancora inesplorate dell’universo.
La bellezza di questo film secondo Michelangelo Antonioni non è la semplice bellezza, ma qualche cosa altro di cui rimani prigioniero a lungo dopo aver visto il film… Io personalmente, ahimè, nel 1969, non percepii bene il valore film dopo la prima visione e solo dopo, forse, la decima o giù di lì sono diventato il suo eterno, per sempre estasiato prigioniero…
E prima de “Il colore del melograno” c’era stato un altro suo straordinario film, “Le ombre degli avi dimenticati”, che ho percepito immediatamente. Il film ha sbalordito non solo il pubblico, ma anche i critici cinematografici esperti di Europa, America e Asia. Basta guardare su Internet e si trova una moltitudine di recensioni entusiastiche su questo film, raro nella sua energia. Infatti, sono ampiamente disponibili online moltissime informazioni su queste due opere che sono diventate dei veri e propri gioielli per i rispettivi Paesi di produzione. Sono le nazioni amate da Parajanov: Ucraina, Armenia e Georgia, nella cui capitale ha avuto l’onore e la felicità di nascere!!! Perciò, cari lettori, senza altre parole, vi consiglio di vedere questi film con i vostri occhi. Permettetemi di augurarvi una piacevole visione!!!
Cordiali saluti,
il regista Roman Balayan
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All’ultima riunione della Commissione nazionale ucraina di riabilitazione nel dicembre 2023, 50 anni dopo la sua ingiusta condanna, l’eminente regista è stato infine ufficialmente riabilitato.
Foto di apertura di Yuri Mechitov – da commons.wikimedia.org