Era agosto 2022 quando, Donatella, nella solitudine del carcere di Verona non ce la fa più a sopportare la sua disperazione, l’inquietudine che la accompagnava da una vita, una vita breve nella quale aveva conosciuto più sconfitte che soddisfazioni, più schiaffi che carezze, più dolore che gioie, e si dava la morte!
Un anno dopo nel carcere di Torino altre due donne, due giovani vite, non reggono la solitudine, la disperazione del carcere e decidono di farla finita:
Azzurra si toglie la vita in cella dopo pochi giorni essere arrivata a Torino da Genova, disperata aveva implorato la madre di andare a colloqui: non ce la faccio a resistere …
Susan si lascia morire rifiutando cibo acqua e medicinali per 19 giorni, nell’indifferenza di tutti e delle istituzioni che si giustificano con la Garante: ci siamo dimenticati di avvisare…!
In 19 giorni l’area sanitaria del carcere Le vallette di Torino non trova due minuti per avvertire il Garante dei Detenuti, che una donna rifiuta di alimentarsi e di assumere i farmaci e si stava lasciando morire … un colloquio avrebbe potuto cambiare il corso della storia di questa donna di colore che si è lasciata morire? non lo sapremo mai… certo nulla è stato fatto per evitare il drammatico epilogo …
Perché questa donna si è lasciata morire … quale peso ha schiacciato la sua volontà?
Perché l’istituzione che aveva il dovere di custodirla non si è accorta, non è intervenuta …non ha invocato l’aiuto della società civile? …perché la vita di una detenuta, di un detenuto, non vale nulla… non merita attenzione e rispetto … è uno scarto da cui fuggire, da tenere lontano, da cui difendersi …
Oggi come un anno fa è stata l’indifferenza di quanti si trovano per scelta o per dovere a volgere lo sguardo verso questa disperazione ed ingessati nel formalismo del dovere, a non cogliere la sofferenza di vivere: importante applicare rigidamente la regola; ed allora : la certezza della pena vuole che queste donne, anche se malate, stiano chiuse nella cella, nonostante l’arsura brucia la pelle mescolandosi alla disperazione che corrode l’anima, nessuna speranza neppure quella di guarire, non importa se quel fuoco estivo ti riduce in cenere, ciò che conta è la certezza della pena…
Questa volta al capezzale delle due donne morte in carcere arriva il Ministro… una visita di cortesia e di solidarietà … si affretta a precisare il Ministro che aggiunge: solidarietà verso l’istituzione e il personale che opera all’interno del carcere…
E verso i detenuti?…un pensiero di solidarietà per queste PERSONE ?…non meritano anch’esse solidarietà, solidarietà per la loro sofferenza gravata da una condizione disumana di cui il solo stato è responsabile ? evidentemente per questo Ministro che doveva adottare provvedimenti di garanzia non lo meritano; questo Ministro che doveva ridurre se non eliminare il 41 bis ed invece lo ha aggravato, doveva eliminare l’ostativo ed in vece lo ha riempito di nuovi reati, doveva eliminare le intercettazioni ed invece le ha estese anche ai reati minori lasciando al P.M. il potere di ritenerli collegati o meno ai gravi reati di associazione.
In occasione della sua visita di “solidarietà” al carcere di Torino, il ministro ha trovato il modo di annunciare un’altra delle sue innovative idee: la situazione nelle carceri è grave ed il sovraffollamento preoccupate; abbiamo pensato di intervenire con strumenti che possono essere messi in atto in poco tempo, immediatamente, stiamo lavorando all’impiego di strutture adatte, che abbiano mura di cinta e garrite come le caserme dismesse, per attuare il fine dello Stato cioè difendere la società dai delinquenti tenendoli rinchiusi
Apprendiamo dal Ministro Nordio, fine giurista, già presidente della Commissione parlamentare per la riforma del codice penale, Magistrato e PM per oltre 40 anni, che il fine dello Stato è difendere la società dai delinquenti mettendo questi in carcere!
Il Ministro Nordio conosce l’art. 27 della Costituzione? per quanto ha dichiarato ai telegiornali di ogni testata giornalistica televisiva d’Italia sabato 12 agosto 2023, evidentemente NO!
Ciò preoccupa e deve preoccupare tanto quanto le morti di Azzurra e Susan a cui domenica 13 agosto si aggiunge quella di un uomo cinquantaquattrenne suicida nel carcere di Reggio Calabria.
L’indifferenza e il cinismo delle istituzione colpisce ancora… questi detenuti suicidi sono stati uccisi dallo Stato che non ha saputo custodirli avendone il dovere, che non ha saputo e voluto rieducarli, che ha tradito il mandato costituzionale che impone la pena come strumento e mezzo di rieducazione e risocializzazione non di morte.
…ma per questo reato non c’è un articolo nel codice penale italiano vigente (il codice Rocco 1930 – un codice a Sbarre) che prevede una sanzione…per questo reato si va impuniti …
Foto di apertura di Shima Abedinzade da Pixabay