Cos’è il razzismo per me? A questa domanda risponderanno migliaia di ragazze e ragazzi delle scuole secondarie italiane coinvolte nel progetto“ Dall’io al noi: percorsi per crescere insieme”. Il progetto condotto dal Movimento di Cooperazione Educativa viene promosso dall’UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) nell’ambito della “Settimana d’azione contro il razzismo”.
Si tratta di un appuntamento importante, giunto alla XX edizione, che prevede iniziative di informazione, sensibilizzazione e animazione territoriale, per accrescere la coscienza interculturale tra i giovani nel mondo della scuola, delle università, dello sport, della cultura e delle associazioni.
Durante la settimana, dal 18 al 24 marzo 2024, si terranno incontri-laboratorio a cura dei docenti, per raccogliere il punto di vista dei giovani. La premessa è che per parlare di razzismo non è necessario che arrivi un adulto “esperto” a spiegare, ma si parta dalle esperienze e dalla cornice dei giovani. La proposta contempla la proiezione di un breve video, realizzato dalla Bottega della Comunicazione, partner dell’iniziativa, per avviare un confronto tra insegnanti e studenti.
Il 21 marzo, in occasione della Giornata Mondiale contro il Razzismo, ci sarà un Webinar nazionale con studiosi, docenti, genitori e studenti delle scuole partecipanti. La ricorrenza del 21 marzo, che l’ONU celebra dal 1966, nasce dal ricordo di quanto accadde il primo giorno di primavera del 1960, quando furono massacrati 69 sudafricani in nome di una politica di emarginazione della popolazione nera ai tempi dell’apartheid.
Oggi viviamo in una società multietnica e multiculturale, ciò nonostante gli episodi di razzismo e xenofobia sono ancora presenti e c’è ancora molto da fare per promuovere la cultura dell’accoglienza. Su questo aspetto, la scuola può svolgere un ruolo fondamentale, assumendo l’obiettivo di offrire alle nuove generazioni gli strumenti culturali, critici e creativi per combattere gli stereotipi. Possiamo impegnarci ogni giorno nel promuovere a scuola un contesto dove si possa imparare a vivere con l’altro, offrendo occasioni educative per comprendere il valore della diversità.
I rigurgiti di razzismo e di xenofobia possono essere attribuiti al fatto che i migranti sono visti come concorrenti sul lavoro o nella fruizione di beni primari, case e servizi, ma in parte sono da ascrivere alla cultura diversa giudicata inferiore o percepita come minaccia perché ignota e, quindi, vissuta come ostile. Nella società a sistema aperto, caratterizzata da scambi continui, è consolidato il senso della reciprocità esistente tra i popoli e le culture e tra la cultura e la natura. In una visione sistemica i mutamenti tecnologici, ambientali, sociali sono strettamente interrelati. Tutto ciò che avviene in un angolo del pianeta ha risonanza su tutta la terra e la nostra sopravvivenza dipende da quella del gruppo e questa da quella dell’umanità. Gli avvenimenti bellici, politici, ecologici degli ultimi anni ci spingono ormai a pensare in termini di dimensioni planetarie, a portare avanti il progetto di umanizzazione planetaria attraverso l’educazione dei giovani ai valori e alle prospettive della mondialità.
Per approdare all’interculturalità è necessario quindi che la nostra scuola, incentrata su un’educazione nazionale, esca dal provincialismo culturale, si interroghi e si apra al confronto e allo scambio con le nuove prospettive. Non basta però proporre una generica educazione alla pace e alla tolleranza. Il problema è di riconoscere il diritto di ognuno alla propria storia e alla propria cultura. La valorizzazione delle culture diverse non va intesa come giustapposizione della cultura d’origine a quella del paese di accoglienza, ma va intesa come reciprocità, dialogo, confronto interculturale.
La scuola, in una prospettiva interculturale, è tenuta a porre al centro del processo educativo i grandi valori umani, comuni in tutte le culture. I giovani di oggi esprimono una forte domanda di senso e di significato cui la scuola può rispondere, indicando valori non già tutti definiti, bensì da ricercare e da costruire. Sono valori che prospettano traguardi umanizzanti (la tolleranza, la pace, il rispetto per l’altro, l’autorealizzazione, la responsabilità) in una visione planetaria.
In Italia abbiamo ancora molta strada da percorrere, perché il nostro è un paese di recente immigrazione. La recente proposta del ministro Valditara, di formare classi di accompagnamento e potenziamento per gli alunni stranieri nuovi arrivati, fa molto discutere. L’esperienza pratica insegna che l’apprendimento della lingua viene favorito dall’inserimento nella classe, grazie agli stimoli che offrono i compagni. Nella relazione con gli altri si crea quel legame socio-affettivo che stimola e rende possibile il miracolo dell’apprendimento naturale. Inoltre, lo scambio tra alunni italiani e stranieri favorisce l’arricchimento reciproco. Ovviamente nulla vieta che si possa potenziare l’apprendimento linguistico dei neo arrivati, senza per questo dover ricorrere a nuove normative. Infatti, grazie al Regolamento dell’autonomia, le scuole possono trovare le soluzioni migliori per la piena inclusione degli alunni stranieri. L’obiettivo è di giungere a una reale compenetrazione interculturale, nel rispetto delle reciproche differenze, in un clima di cooperazione e di pace.
Per il video vai a https://www.youtube.com/watch?v=rJo_mWajtkY
Per il webinar vai al link della diretta https://www.youtube.com/watch?v=yZK8wMdKY7U