Fra i campi vietati alle donne vi è stata sicuramente l’arte.
Alle donne non era consentito l’ingresso nelle scuole d’arte o nelle botteghe. Il loro corpo poteva essere riprodotto ma esse non potevano riprodurre.
Eppure, se si scava in profondità, ci si rende conto di come nel loro silenzio e nel loro anonimato le donne abbiano prodotto e regalato tanto all’arte in tutte le sue forme.
Erano gli anni Venti del Novecento e in Spagna esplodeva il fenomeno della famosa e nota Generazione del ’27. Ne facevano parte nomi illustri come Salvador Dalì e Federico García Lorca. Accanto a questi nomi che hanno riempito per fama e bravura pagine di libri c’era anche tutto un gruppo di donne forti, ribelli, anticonformiste e altrettanto brave che però non hanno certamente avuto lo stesso successo dei loro colleghi uomini.
Fra queste artiste, conosciute con il nome di “Las Sinsombrero”, c’era Maruja Mallo, una delle maggiori esponenti del cubismo e del surrealismo in Spagna.
Ana María Gómez González (nome originale di Maruja Mallo) nacque il 5 gennaio del 1902 a Viveiro nel nord della Galizia.
Fu il padre a notare l’interesse della giovane per l’arte e ad iscriverla nella Escuela de Artes y Oficios di Avilés.
Il trasporto che Maruja aveva per la pittura fu ciò che la spinse a continuare su quella strada e ad essere la prima donna a superare l’esame e ad essere ammessa alla Real Academia de Bellas Artes di San Fernando.
Fu lì che conobbe quello che diventerà per lei un amico a vita, Salvador Dalì, e sarà proprio lui ad introdurla al surrealismo e agli ambienti in cui esso veniva in quel periodo praticato.
La prima occasione che Maruja ebbe per mostrare il suo talento fu una esposizione dedicata alle sue opere nell’ambito de La Revista de Occidente. Sarà questo l’evento che la consacrerà come artista.
Nel 1927 la Mallo, insieme a Benjamin Palencia, fondò la prima Escuela de Vallecas e insieme al gruppo di intellettuali con cui aveva fondato “Las Sinsombrero”, portò avanti e reclamò i principi di autonomia ed indipendenza per le donne. Queste artiste si dedicarono alla pittura, alla scrittura, alla scultura, alla poesia e alle illustrazioni, rompendo i vecchi schemi e infondendo nuovi concetti di modernità e di apertura. Il senso di indipendenza ed autonomia della Mallo fu così forte che ella si rifiutò per tutta la vita di avere un compagno e di stringere una relazione seria con un uomo. Ella amò sempre di più la sua libertà.
Nel 1927 Maruja vinse una borsa di studio e decise di andare a studiare a Parigi; fu qui che, a seguito della conoscenza di Mirò, Magritte, Picasso, De Chirico e Bretòn, la sua arte iniziò ad essere contaminata dalla forza del movimento surrealista. Fu proprio in quegli anni che decise di esporre le sue opere alla Galería Perre Loeb di Parigi.
Tornata a Madrid, Maruja ricominciò la sua collaborazione con la Società di Artisti Iberici. Ben presto però l’inizio della Guerra Civile spagnola la costrinse a tornare in Galizia. Visse poi per ben venticinque anni a Buenos Aires e poi iniziò a viaggiare alla volta dell’America Latina e fece varie esposizioni.
Nel 1962 tornò a Madrid. La Guerra Civile aveva eclissato tutta la precedente produzione artistica del Paese, motivo per il quale durante gli anni Sessanta e Settanta l’artista si dedicò a ricostruire e recuperare tutti i suoi lavori. Tornò a collaborare con La Revista de Occidente e all’età di 77 anni la Galería Ruiz Castillo di Madrid la onorò con una esposizione delle sue opere.
Nel 1982 le fu conferita la Medalla De Oro de Bellas Artes e il Premio de Artes Plásticas di Madrid.
L’arte di Maruja Mallo viene generalmente distinta in quattro periodi:
- la prima fase è caratterizzata da colori intensi e le immagini sono allegre e piene di vita, ne è un esempio “La verbena”;
- la seconda fase invece è sicuramente dedicata ad immagini meno vive e tonalità più scure e grigie, come si può notare ammirando l’ “Antro de fósiles”;
- la terza fase è dedicata al proletariato, come si evince da “El canto de las espigas”;
- nell’ultima fase vi è invece il recupero dei colori allegri messi in relazione con emozioni di gioia e di festa, ne è un esempio la “Naturalezas vivas”.
Il 6 febbraio del 1995 Maruja morì dopo aver dedicato tutta la sua vita all’arte e all’autodeterminazione di se stessa e della propria libertà.