Possiamo avere idee politiche diverse, ma tutti dovremmo evitare di farci ipnotizzare da numeri da cabaret o dichiarazioni ad effetto volte a distrarre spettatori e media dai problemi concreti ed urgenti che dovrebbero essere affrontati nell’interesse dei cittadini e delle cittadine.
Alcuni, come il ministro Salvini, sono specializzati nell’affermare il tutto ed il contrario del tutto e, soprattutto, nell’indicare nemici verso i quali coalizzarsi. Si può comprendere qualche esagerazione in occasione delle elezioni, ma un costante ed ingiustificato allarmismo è una pratica perniciosa che rovina il clima di convivenza ed impedisce di prendere decisioni strategiche per il futuro. Un esempio di fare politica in maniera deleteria, seminando odio e suscitando fantasmi inesistenti, lo abbiamo riscontrato con quanto accaduto attorno ad una decisine presa da una scuola dell’hinterland milanese.
Il fatto che ha originato la querelle politica fu la decisione, presa nel maggio ’23, del Preside e del Consiglio dell’Istituto comprensivo “Iqbhal Masih” – scuola materna, elementare e media – di Pioltello di non effettuare le lezioni il 10 aprile 2024, giorno di chiusura del Ramadan, il mese sacro per i mussulmani. Si trattava di una decisione organizzativa presa per evitare di effettuare lezioni in una giornata collegata ad una festività molto sentita dalla comunità e che negli anni precedenti aveva fatto registrare numerose assenze. Del resto, tipicamente si decide in loco di non fare lezione nei giorni di “ponte” fra due festività o nel giorno del santo patrono cittadino e nessuno se ne adonta.
Nel caso specifico a Pioltello vi è una nutrita compagine di cittadini di origine non italiana, provenienti da varie decine di nazionalità diverse ed in particolare il 40% dei 1200 allievi del “Masih” è di fede musulmana e dunque presumibilmente quel giorno non avrebbero frequentato la scuola o comunque avrebbero preferito poterlo non fare. Pertanto la decisione delle autorità scolastiche era ben motivata dal rispetto per una religione localmente molto seguita e dalla giusta volontà di aumentare le occasioni per l’integrazione dei cittadini non italiani.
Si trattava di un piccolo segnale di attenzione all’inclusione; il Vice presidente del Consiglio lo ha tacciato come un “pessimo segnale” sui media ed ha paventato una “islamizzazione” del Paese; nella cittadina è comparso uno striscione minaccioso di facinorosi di destra, subito tolto dai cittadini; Valditara, ex esponente di Alleanza Nazionale, poi passato alla Lega come consigliere del Segretario Salvini, che, pur non eletto nelle elezioni del ’22, è stato ricompensato con l’incarico di ministero dell’Istruzione, dopo le parole di Salvini, ha subito inviato una ispezione presso la scuola di Pioltello. L’atto è stato considerato nella scuola e nel territorio “punitivo”, come ben espresso dalla sindaca della cittadina. L’arcivescovo di Milano ha ammonito: “Si è creato un caso di rilevanza nazionale. Il fatto che sia stata creata una specie di crociata ha complicato la vita a preside, a sindaco e alla comunità di Pioltello”. Il Presidente della Repubblica, interpellato in merito, ha assicurato la sua solidarietà con belle parole: “…apprezzo il lavoro che il corpo docente e gli organi di istituto svolgono nell’adempimento di un compito prezioso e particolarmente impegnativo”.
L’ispezione ha rilevato una imperfezione formale nell’estensione del testo della delibera presa l’anno precedente, il Consiglio d’Istituto ha riconfermato la decisione perfezionandola burocraticamente e il 10 aprile scorso la scuola ha potuto restare chiusa. Iniziative simili erano già state introdotte in altri paesi dell’UE, come a Stoccarda e nello stato di Baden-Württemberg, ove è stata sancita una esenzione a partecipare alle lezioni il giorno della fine del Ramadan, solo per gli studenti mussulmani. Il ministro Valditara, persistendo nell’atteggiamento di chiusura, ha preannunciato al Consiglio dei Ministri una ipotesi di legge per evitare che le scuole autorizzino assenze legate a feste religiose non riconosciute dallo Stato.
Si trattava di un provvedimento volto all’inclusione per un gran numero di studenti non italiani, è stato tramutato in un casus belli pretenzioso; sono stati persi tempo, energie e risorse solo per guadagnare forse il consenso dei più retrivi. Addirittura alla Regione Lombardia la Lega, partendo dal caso di Pioltello, ha presentato una mozione per limitare le decisioni delle scuole e prevedere un controllo regionale; la mozione, nonostante la maggioranza di destra nell’Ente, è stata bocciata a voto segreto. Le forze di opposizione avevano sottolineato il carattere strumentale del documento.
Il problema vero collegato alla grande percentuale di studenti non di origine italiana è l’assenza di misure e risorse per consentire una loro piena integrazione con il contesto sociale e produttivo dove vivono. Come riportano i dati del Ministero per l’Istruzione ed il Merito, circa il 10% della popolazione scolastica (quasi novecentomila ragazzi) sono di origine non italiana; ma la loro concentrazione è diversa sul territorio, in particolare è maggiore in Lombardia (un quarto circa del totale) ed in Emilia Romagna. Questo significa che le nostre classi sono sempre più multietniche e ormai in molti casi non si osserva il tetto della quota di alunni stranieri sotto il 30% per classe, previsto anni fa dal Ministero.
Questo davvero è un problema che si dovrebbe affrontare a livello di governo, poiché gran parte dei ragazzi non italiani, molto spesso, non conosce bene la lingua italiana e quindi non riesce a ben seguire il programma didattico; inoltre molti fra loro hanno una famiglia con problemi economici e/o con preparazione culturale molto limitata, dunque in condizioni di non poterli aiutare. Il risultato di questa incapacità ad affrontare e risolvere i problemi di integrazione è un triplice danno sia per gli studenti non italiani, che non riescono a mantenere il ritmo del programma, sia per quelli italiani che in vari casi soffrono il rallentamento del programma e sia anche per i docenti che sono costretti ad affrontare il dilemma di far progredire il corso di studio, senza lasciare indietro un gran numero di studenti.
Inoltre, anche tenendo conto del bassissimo tasso di nascite annuali, è nell’interesse del Paese, al di là delle, pur importantissime, motivazioni umanitarie e di solidarietà, realizzare le misure da me indicate, fra le quali prevedere strumenti per migliorare l’integrazione dei non italiani nella nostra società e nella scuola, approvare lo ius soli e accogliere e sostenere i minori stranieri non accompagnati. Sono indicazioni semplici e basate sul buon senso, i politici che blaterano contro questi principi lo fanno solo per propri interessi elettorali e contro l’interesse oggettivo del nostro Paese.
Alla fine il 10 aprile è arrivato, la scuola “Iqbhal Masih” di Pioltello è rimasta chiusa ed i ragazzi di fede mussulmana hanno potuto godere della festività religiosa; al TG1 una bimba di 10 anni ha detto con semplicità: “Sono contenta perché possiamo festeggiare con la famiglia un giorno di vacanza come Pasqua e le altre feste. I nostri compagni di scuola hanno festeggiato con noi”. Il Presidente Mattarella, in occasione del termine del mese di Ramadan, ha sottolineato: “Il messaggio delle religioni per la pace è senza confini e ad esso dobbiamo fare riferimento, specie nell’accompagnamento dei giovani all’educazione alla reciproca comprensione”