Ricordiamo che il termine “prossemica” comprende l’insieme delle osservazioni e delle teorie sull’uso umano dello spazio. Molti schemi inconsapevoli definiscono lo spazio informale, segnato da confini e tracciati ben distinti e significati profondi, spesso inespressi ma essenziali. E lo spazio informale si regola e definisce a seconda delle distanze che comportano conseguenze di variazioni nei campi sensoriali. Le variazioni nel volume della voce sono connesse al mutare delle distanze, dalle frasi bisbigliate quando si è vicinissimi al grido nei grandi spazi. Considereremo quattro distanze che corrispondono alle transazioni sociali intime, personali, sociali e pubbliche, distanze che si stabiliscono dal modo in cui le persone percepiscono il reciproco rapporto in ogni determinata situazione, anche se non sempre le percezioni sono facili da afferrare. A volte sentiamo gli altri come vicini o lontani, ma non sempre possiamo definire con chiarezza cosa ci fa percepire tali, e le distanze misurabili variano alquanto secondo il mutare dei caratteri personali e dei fattori ambientali. Definiamo la distanza intima: la vista deformata, l’olfatto, la sensazione di calore emanata dal corpo vicino e la percezione del respiro segnano la distanza dell’amplesso o della lotta. Il contatto fisico è presente ad un alto livello di coscienza, le mani possono raggiungere ogni parte del corpo vicino. La vocalizzazione, spesso sussurrata, gioca un ruolo minore nel processo di comunicazione, operato soprattutto dagli altri canali. È una distanza di solito voluta o cercata. Mantenere questa distanza intima in pubblico è considerato a volte, in alcune culture o situazioni, sconveniente. In alcune situazioni, in contesti affollati, dove è inevitabile essere costretti ad entrare in rapporti spaziali minimi, le persone mettono in atto espedienti difensivi che servono ad abolire l’intimità, ad esempio il mantenersi immobili il più possibile o il ritrarsi, o irrigidire i muscoli che involontariamente vengano in contatto. La situazione successiva è la distanza personale (da 45 a 75 cm), che può essere intesa come una “sfera protettiva” che tiene separato un individuo dagli altri. È la distanza con cui si può entrare in rapporto fisico con qualcuno solo allungando le estremità. È quella che possono permettersi normalmente le persone che hanno uno stretto costante rapporto affettivo. A distanza sociale (oltre 1,20 cm) si trattano argomenti di interesse e carattere personale, ma anche pubblico, nessun calore corporeo è percepibile, l’olfatto gioca un ruolo solo nelle popolazioni che fanno abitualmente uso di profumi.È lo spazio normalmente mantenuto negli incontri e nei convenevoli occasionali, caratterizza le situazioni in cui le conversazioni assumono un carattere più formale o sono di una lunghezza impegnativa, momenti dove è più conveniente mantenere dilatato il rapporto visivo. La forza della voce è moderata, ma si è notato nelle osservazioni sperimentali che il tono è generalmente mantenuto basso nei popoli occidentali, e più alto nelle popolazioni orientali. La distanza pubblica (oltre 3,50 mt) è nettamente al di là della sfera del coinvolgimento. Si verificano importanti mutamenti sensoriali e si possono intraprendere azioni evasive o difensive. È anche la distanza tenuta dai personaggi pubblici nelle occasioni istituzionali. La voce e le espressioni devono essere amplificate e le parole vanno pronunciate in modo più distinto, molta della comunicazione viene deputata alla gestione e alla postura del corpo. Quindi, a seguito di queste considerazioni, se ci impegniamo a considerare l’uomo circondato da una serie di sfere, invisibili ma misurabili, possiamo gettare nuova luce sugli schemi inconsci dei nostri comportamenti, e migliorare il disegno delle strutture abitative, dei luoghi di lavoro, delle città, e ne trarranno molti vantaggi le progettazioni urbanistiche ed architettoniche.
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