Immagine di Maria Giovanna Lanfranchi

Schegge poetiche da Kiev

SCRIVO SEMPRE MENO…

Scrivo sempre meno, cancello più spesso
Evitando di mettere una drastica fine.
Mi sgretolo dentro, il motivo è questo,
Che il mio dolore è un verbo maschile.
Interrompo il grido, incapace di piangere,
Il mio corpo è solcato come roccia dal vento,
Io non ardo, non brucio sotto alla cenere,
Non per caso il dolore è un verbo maschile.

Ho un vago sospetto, che sono in molti
Che il dolore nascondono sotto la pelle
E la pena non la fanno vedere sui volti;
Il dolore per loro è un verbo maschile.
Dicono, che il corpo è una ricompensa
Per chi vive in questo mondo con aspetto virile,
Le domande retoriche non hanno più senso
E per questo il dolore è un verbo maschile

Ruslan Horovyi
Traduzione: Tania Gryf e Pietro Ragni

 

DALLA SERA ALL’ALBA…

Dalla sera fino all’alba
Per il punto d’arrivo sicuro
Partono i passeggini,
Il loro compito è molto duro.
Dall’ululato delle sirene,
Da esplosioni di razzi e mine
Fugge il carico che contiene
Il tesoro dell’Ucraina.
Arrivando da ogni dove
Vanno per tutto il mondo
Hanno l’alta vocazione
Di tutelare quel tesoro.
Aspettare oltre è nefasto,
Partono passeggini senza sosta,
In centinaia di quelli rimasti
È vuoto per sempre il posto.

 Liudmyla Horova
Traduzione: Tania Gryf e Pietro Ragni

 

I FIORI

Qui, forse, non ci sono i versi,
ma i fiori, che ho lanciato a te.
L. Kostenko*
Qui l’erba crescerà, come dapprima
a ondate invaderà il villaggio
conquisterà alla fine le rovine
e poi nasconderà le nostre tracce.
Forse noi non siamo ancora maturi,
e per la guerra, forse, noi non siamo fatti
ma lei ci sta creando al modo suo,
ci digerisce e in mezzo ai rovi ci sbatte.
Riduce i nomi agli invisibili “qualcuno“,
fra i numeri anche la nostra squadra giace.
La guerra — un architetto inopportuno,
soltanto le rovine a fare è capace.
Sembrava alla metà la nostra vita,
si è rivelata — fino al bordo piena
per quelli che sono nati per la guerra
e anche per chi vorrebbe farne a meno.
Per quelli, che son stati interrotti
qui nella steppa a metà del sorso o d’un verbo
non si concluderanno più i loro discorsi,
le storie, sono io che le tengo in serbo.
C’erano tempi più insicuri e più brutti,
ma più tragici non ve n’erano, lo ammetto.
Ragazzi, questi qui non sono versi,
Ma fiori, che sulla giubba vi metto.

Pavlo Vyshebaba
Traduzione: Tania Gryf e Pietro Ragni

* L’autore richiama una poesia molto nota della famosa poetessa ucraina Lina Kostenko che tuttora scrive, pur essendo ultranovantenne.

 

O, QUANTO MARTIRIO, SIGNORE

O, quanto martirio, Signore,
Dal dolore sono rauche le sirene

Ci portano qui le sciagure,
Con sembianze umane, le iene.
Sobbalzano in cielo gli uccelli
Lo scheletro della casa che crolla,
I destini sono croci nel vento
Ad implorare: Dove sei, Signore?
Sognavamo di piantare il grano
E di nutrire in culla i bambini,
Stanno bruciando i covoni dei sogni
E la cena si fredda in cucina.
Con le labbra crepate preghiamo,
Sugli occhi una lacrima scialba.
Dai pezzi ci ricomponiamo
Andiamo dal buio all’alba.

Maria Gavryliuk
Traduzione: Tania Gryf e Pietro Ragni

LA GIOSTRA

[Colleghi, dobbiamo essere positivi, il mondo è stanco di cattive notizie, non le gradisce più]
Guardate, che gioia:
Abbiamo una giostra
Per grandi e piccini.
La musica fa tralalalla,
Girano i cavallucci, dei pony carini
Con le ghirlande bianche, nere, rosse.
[Perché neri? Troppo pessimista, togliamo il nero]
Il primo pony rosso
È bardato di fuoco.
La sua cavallerizza
Con le sue giravolte
Scende in lizza.
Esce sul piazzale,
Digrigna i denti
Tanto da far male.
Eccola davvero:
La Guerra.
[Preferiamo non usare il termine “guerra” non abbiamo la delibera dell’ONU, che stabilisca che di guerra si tratti]
Il secondo pony è di un nero corvino,
Di spighe di grano è la sua corona.
Il cavaliere, scheletrico e ingordo,
Allunga le mani, non lascia scampo:
Dove cavalca il cavaliere infame
Lascia spoglio ogni campo.
È Fame.
[Suggeriamo di evidenziare i lati positivi, ad esempio il dimagrimento è il sogno di molti]
Il terzo pony dov’è?
Eccolo, pallido com’è:
Muso smunto di brutto,
Tosse, muco e rutto,
Il cavaliere è in pessima forma.
È il Morbo.
[La descrizione suscita emozioni negative, cercate di rendere questa immagine più attraente]
Il mondo è colmo di presagi estremi.
Accelera la giostra, scricchiola e trema.
È ora di preghiera e pentimento:
I cavalieri di Apocalisse,
È il loro momento.
[Suona troppo minaccioso, non si armonizza con la nostra tonalità di voce, cercate un fraseggio più accomodante]
[Colleghi, il contratto prevede quattro cavalieri, dov’è il quarto?]
Eccovi il quarto cavalluccio.
Pare intimorito e caruccio,
Cagionevole e un po’ tristo.
Lo cavalca uno di bianco vestito.
Arriva da lontano, sembra smarrito.
È Cristo, anzi forse l’Anticristo.
Movenze leggere, ombra assente,
Entra nel mondo come reggente.
Ma da dove arriva, chi lo manda?
Diavolo o Dio? Bella domanda!
[Colleghi, la descrizione è poco precisa, il pubblico deve comprendere il messaggio in modo univoco. Vi preghiamo di specificare di chi si tratta. Proponiamo di scegliere la versione che indichi che la situazione avrà una soluzione positiva.]
[Aspettiamo una vostra conferma che si trattava di Cristo]
[Colleghi?! Siamo in attesa di una vostra celere risposta!]
[…]

Maryna Ponomarenko
Traduzione: Marina Sorina

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