Evoluzione umana e cibo (parte 2)

da | 20 Mag 2024

Abbiamo visto il mese scorso la storia dell’alimentazione umana fino al 10.000 a.C. Abbiamo visto come una scimmia vegetariana abbia fatto il salto di qualità, più che raddoppiando le dimensioni del suo cervello, cominciando a mangiare carne. Dal 10.000 in poi è successo qualcosa di straordinario che ha cambiato completamente la storia dell’umanità: è stata, per la prima volta, inventata l’agricoltura. Questo è accaduto alla fine della glaciazione wurmiana. Questa glaciazione ha avuto una “prima fine” all’incirca nell’11.500 a.C., però dopo c’è stata una ricaduta di freddo che è durata fino al 9500 a.C.

A questo punto l’Homo Sapiens che si era trasferito in Medio Oriente nella cosiddetta Mezzaluna Fertile (un territorio a forma di pi greco che comprendeva Israele, Libano, la parte meridionale della penisola anatolica e la valle dei grandi fiumi mesopotamici, il Tigri e l’Eufrate) in questa zona, che allora era molto verde, i Sapiens inventarono per la prima volta l’agricoltura: l’uomo diventa da Cacciatore/Raccoglitore un Contadino. Perché “prima volta”? Perché l’agricoltura è stata inventata altre quattro o cinque volte, in maniera del tutto autonoma, in altrettante parti del mondo: in Cina, forse nell’Africa occidentale sicuramente in almeno due o tre posti dell’America. Ma torniamo alla “prima invenzione”, a quella che poi ci riguarda da vicino come europei: inventare l’agricoltura ha significato una serie di cambiamenti sociologici di notevole impatto. Non c’era più bisogno di essere forti e buoni combattenti per potersi procurare il cibo: anche le persone più mingherline, le persone meno muscolarmente dotate, potevano, magari con un po’ di impegno, produrre cibo.

Si crea la famiglia, così come noi la concepiamo oggi: prima era più vantaggioso mettere tutto in comune; quindi, far allevare i figli a tutte le donne del villaggio, andare a caccia tutti insieme e poi dopo mangiare le prede tutti insieme. Ora abbiamo la possibilità di avere delle coltivazioni distinte per singole famiglie: si è cominciato ad essere stanziali, cioè ci si è potuti permettere il lusso di rimanere sempre nello stesso posto, mentre i cacciatori raccoglitori si dovevano spostare inseguendo la selvaggina. C’è una parziale inversione di tendenza: come abbiamo visto, intorno a due milioni di anni fa siamo diventati per lo più carnivori, mentre con l’invenzione dell’agricoltura siamo, almeno parzialmente, ritornati ai prodotti vegetali e soprattutto ai cereali. Probabilmente la celiachia deriva da un residuo di “cacciatore raccoglitore” che non conosceva i cereali e quindi il glutine.

C’è un’attività che nasce insieme all’agricoltura, una sorta di spin-off dell’agricoltura: la pastorizia. I pastori, almeno in alcuni casi, riusciranno ad addomesticare gli animali e quindi ad essere stanziali come i contadini o essendo essi stessi contadini. Si comincia a mungere gli animali, arriva quindi il latte: fino a quel momento l’unico latte conosciuto era quello materno. Di conseguenza arriva anche il formaggio: energia prontamente disponibile e conservabile. E pure buona. Inizia una grande esplosione demografica (i primi boomer della Storia!!!), questa esplosione è dovuta a molti fattori:

• Disponibilità di cibo in abbondanza e soprattutto in modo costante (se una tribù di cacciatori raccoglitori non fosse riuscita a predare in tempo, la soluzione sarebbe stata molto semplice: morivano tutti di fame)

• Anche i figli delle donne non in grado di allattare potevano sopravvivere, grazie al latte animale.

• Si potevano fare figli anche ogni anno; sembra strano, ma per i cacciatori raccoglitori la differenza d’età minima è 4 anni: durante il trasferimento, la donna riesce a portare l’ultimo figlio, ma il penultimo deve sgambettare da solo, e magari anche portare qualcosa. Tutt’ora in alcune tribù africane e guineane ci sono sistemi per evitare nascite ravvicinate, compreso l’infanticidio.

Ritornando ai pastori, ce ne saranno alcuni che dovranno ricominciare a muoversi per cercare i pascoli, ma, avendo gli animali, possono caricarli di beni e magari di bambini. La stabilità ha significato anche la nascita di paesi e poi di città costruite con laterizi, che ovviamente davano una casa più stabile e più affidabile in caso di maltempo. Vivendo tutti in una città e con altissima produttività (un contadino produceva più cibo di quello necessario alla famiglia), si sono potute creare figure professionali non dedite alla ricerca di cibo, quindi artigiani, artisti, sacerdoti, commercianti, ma anche soldati e funzionari pubblici. Si sono quindi creati gli strati sociali. Si è cominciato ad accumulare il cibo, tipicamente il grano. Chi ha inventato la scrittura? Gli scrittori, i saggisti, i filosofi, i giornalisti? Macché! La scrittura è stata inventata da chi scriveva di cibo!! Piaccia o no, i primi esempi di scrittura sono libri contabili che registrano tutto il cibo che è stato accumulato e ovviamente la quota che andrà al Signore e ai suoi funzionari, anche per pagare i soldati che, a questo punto, diventano di professione, mentre prima erano tutti gli uomini validi che si dedicavano all’occorrenza a difendere la tribù.

La grande pressione demografica dei contadini li costringe ad espandersi: l’Europa è abitata da Sapiens cacciatori-raccoglitori arrivati intorno al 40/50.000 a.C. e da uomini di Neanderthal, che i contadini avevano già conosciuto e anzi si erano ibridati con essi (avete i capelli lisci? Li avete presi da un vostro lontanissimo avo Neanderthal; gli africani sono tutti ricci). Dall’Anatolia c’è quindi uno spostamento in Europa. Attenzione, in quel periodo eravamo tutti, ma proprio tutti, ancora neri con buona pace dei razzisti. Avevamo tutti la pelle scura e se incontrassimo oggi un nostro avo del 6000 a.C. penseremmo a un immigrato; la cosa fa riflettere. Non solo: noi italiani abbiamo un patrimonio genetico in grande maggioranza proveniente da questi contadini. I sardi, poi, praticamente la totalità.

Il terzo grande flusso migratorio in Europa è quello degli indoeuropei. Questo flusso è avvenuto intorno al 4000/3000 a.C. partendo, molto vagamente, dall’Ucraina verso Europa e India e Iran. Questo popolo era costituito da molte tribù, nomi per noi molto familiari: falisci/latini, gli osci, gli umbri, gli albanesi, gli slavi, i greci. Gli indoeuropei erano un popolo molto dedito all’allevamento dei cavalli e più in generale alla pastorizia. La pastorizia comporta un’enorme vicinanza fisica con gli animali: è così che sono cominciate le prime infezioni virali e batteriche. Questo è stato un grande vantaggio per loro (non sono impazzito, aspetta). Queste infezioni, non essendoci i vaccini, provocavano inesorabilmente la morte di tutti coloro che non avevano gli anticorpi naturali per poterle affrontare (che poi è la soluzione dei no-vax). Una delle motivazioni che è stata addotta per il successo degli indoeuropei nella loro diffusione in Europa, India e Iran, secondo alcuni studiosi, è stato appunto che erano portatori di un germe, un germe che chiaramente uccideva i proto-europei, mentre loro erano immuni essendo sopravvissuti all’infezione; un po’ come è successo con Cristoforo Colombo quando è arrivato in America.

A questo punto comincia la cultura del cibo: il cibo non viene più inteso come semplice strumento di sopravvivenza, ma come piacere in sé, come forma dell’estetica.

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