I pregiudizi distruggono. Sugli italiani se ne contano a centinaia, ma non tutti reggono il passare del tempo. Si dice: non amano molto l’ambiente, le grandi città sono mediamente meno pulite delle altre europee. Quando poi vengono studiati i comportamenti reali, gli italiani escono diversi da come li si descrive. È noto che Greta Thumberg, l’eroina dell’ambientalismo, è una figura divisiva. La maggioranza dei nostri connazionali, però, dice che quando fa la spesa al supermercato si orienta verso prodotti sostenibili. Un riflesso condizionato ? Non esattamente, perché alla fine romani, milanesi, napoletani, bolognesi, sono abbastanza simili a tedeschi, francesi, spagnoli. Almeno in queste cose.

Un’indagine dell’ Associazione Europea dei Produttori di Cartone afferma che il 70% degli europei mette lo stile di vita sostenibile in cima alla propria giornata, prima di ogni altra cosa. E lo fa da due anni a questa parte. L’Associazione ha intervistato 5 mila persone in Francia, Spagna, Italia, Germania, Regno Unito e la maggioranza ha detto che ricicla materiali, acquista meno prodotti in plastica ed è preoccupata per l’ambiente. La sintesi è : 8 consumatori su 10 sono da iscrivere nelle liste (immaginarie) dei cittadini green.

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Al di là dell’interesse specifico di marketing dell’Associazione dei produttori di carta, il riciclo di ciò che si acquista è “l’azione  più efficace per il 74% degli intervistati, seguita al secondo posto dall’uso di materiali più naturali e rinnovabili e al terzo dalla piantumazione di nuovi alberi”. Dietro questi numeri ci sono aspetti che si riflettono sulla vita di tutti i giorni, dai cambiamenti climatici, al costo della vita, alle guerre in Ucraina e Medio Oriente. I ricercatori hanno scritto anche che i cittadini dell’Europa meridionale – spagnoli e  italiani – sono i più sensibili e pensano che servano azioni più incisive.
Questo è il punto. L’industria italiana del riciclo cresce di anno in anno, ma gli impianti disponibili sono ancora pochi. L’associazione degli industriali di Assoambiente è impegnata su un’agenda di lavoro 2024-2025, valida tanto in Italia quanto in Europa. Sono 10 punti per far avanzare un modello di economia circolare che faccia sentire più soddisfatte le migliaia di persone che in privato si danno da fare.
L’Italia produce più rifiuti degli altri Paesi europei. Rispetto agli obiettivi di riciclo al 2025 ha toccato il 51,4%. Bisogna, però, insistere con gli investimenti e l’agevolazione delle autorizzazioni a costruire le strutture. Il Pnrr contiene molti progetti e denari per l’economia circolare, le filiere industriali meno impattanti, la raccolta e differenziazione di tutti i tipi di rifiuti. La carenza di impianti ha storicamente favorito le discariche abusive, il commercio illegale e indistinto della spazzatura, accordi tra industriali e criminalità, giri miliardari per lo smaltimento fino ai paesi in via di sviluppo. In questa ottica di malversazione e ritardi  la sostenibilità urbana è un abbaglio. E le competenze politiche per non proseguire in un tale abbaglio vanno riviste, da cima a fondo. Più si ritarda, più si dà l’occasione al malaffare di foraggiarsi con i prodotti acquistati dai consumatori che possono essere recuperati. Più si ritarda, più dimentichiamo la maggioranza che vuole vivere in un mondo pulito.