Il mio articolo La posta in gioco intendeva presentare una radiografia della situazione attuale, che vede quattro schieramenti in campo: l’attuale maggioranza, i partiti conservatori e di destra, il partito del “non voto” e i movimenti “anti-sistema”.
In quest’ottica, le elezioni del prossimo 8 e 9 giugno possono essere considerate non solo come un confronto tra opzioni politiche differenti ma anche, in positivo, lo spartiacque tra un’Europa realmente democratica e partecipata e una governance che deve ancora diventare espressione compiuta del processo democratico.
Il senso delle citazioni finali si riallaccia alle radici storiche dell’Europa dei fondatori, che pur partendo da un processo di vertice, poiché l’Europa non esisteva ancora, auspicavano una trasformazione progressivamente democratica delle istituzioni politiche europee.
L’articolo quindi esprime un timore, ma anche un auspicio perché i cittadini europei riscoprano l’autentica motivazione a favore della partecipazione al voto in vista di una costruzione compiutamente democratica.
Il contributo di Giovanni Brauzzi in questo numero della nostra rivista, rispetto ad altre possibili interpretazioni di quanto ho scritto e anche se forse meno ottimista, esprime perfettamente il senso di invito al voto che intendevo dare con il mio testo.