Con questo articolo si concludono le cronache della rubrica “Tutti Europa 2024”, lanciata prima delle elezioni europee del 6 – 9 Giugno 2024 per seguire “il dibattito che accompagnerà la campagna per le elezioni europee, raccogliendo articoli, informazioni e commenti, incluso i programmi delle diverse formazioni politiche, senza escludere nessuno ma tenendo sempre presente lo spirito europeista del nostro sito e della nostra associazione” .
Prevale in chi scrive un senso acuto di frustrazione per l’andamento di una campagna elettorale certamente non all’altezza delle aspettative, ove poco e male si è parlato di Europa e delle sfide comuni di un futuro che dovrebbe interessarci, non foss’altro che per il destino dei nostri figli e nipoti. Una campagna elettorale gestita e percepita invece come un maxi sondaggio in vista delle prossime elezioni politiche e non come un’opportunità per il “demos” europeo di innescare dinamiche virtuose, che contribuiscano a spostare il baricentro del processo d’integrazione europea dai mercanteggiamenti intergovernativi ad una solidarietà continentale che sfrutti sinergie, allarghi gli orizzonti e consolidi una reputazione della UE come “global standard setter” per le transizioni della nostra epoca.
Il decalogo per i candidati, sul quale abbiamo tanto insistito nei mesi scorsi, questo voleva essere: uno stimolo ai nostri lettori (ed agli amici e conoscenti dei nostri lettori) affinché si facessero parte attiva nel coinvolgimento di chi si presenta alle elezioni e deve quindi fare promesse e prendere posizioni sui temi che saranno nell’agenda del prossimo Parlamento Europeo.
Ringraziamo i pochissimi che hanno reagito ad appelli e sollecitazioni, “mettendoci in qualche modo la faccia” su questioni complesse e percorsi ardui come quelli che proponevamo.
Agli altri formuliamo l’augurio che nei prossimi giorni possano tornare a ripensare alle nostre “provocazioni” e, se sono ancora incerti sul da fare, prendano due decisioni fondamentali:
- innanzitutto, di votare comunque, perchè, in questi tempi davvero speciali, un calo dell’affluenza alle urne sarebbe una terribile jattura, delegittimando (qualcuno direbbe “ulteriormente”) la classe politica europea, tanto a livello di Governi quanto di Parlamenti;
- andando in cabina, di premiare i candidati delle diverse liste, che meglio soddisfano le nostre aspettative (in termini di posizioni politiche, di età, di genere e di specifiche professionalità) ma sempre all’interno di una scelta di fondo (per noi irrinunciabile) tra chi vuol far progredire l’Europa verso “un’unione sempre più stretta” e chi vuole invece invertire il corso della storia, per il ritorno a maggiori competenze e prerogative “sovrane” degli Stati nazionali.
Siamo ancora in tempo per far sentire la nostra voce.
Ho scritto questo articolo il 9 maggio, Festa dell’Europa e 74mo anniversario della Dichiarazione Schuman, speriamo, in questi giorni, di avere maggiore ascolto.