Massimiliano Salini, Max per gli amici, classe 1973, una laurea in giurisprudenza e con esperienze nell’amministrazione pubblica e nelle imprese private, inizia il suo impegno politico nella primavera 2009, con l’elezione alla presidenza della provincia di Cremona.
Mandato gestito con equilibrio (riduzione del compenso di presidente e assessori; taglio di auto blu e parco macchine della Provincia; taglio di più dell’80% delle spese di rappresentanza e comunicazione) e realizzando opere rilevanti per il territorio.
La «promozione europea» arriva il 25 maggio 2014, quando risulta eletto nel collegio Nord Ovest con oltre 27.000 voti, diventando europarlamentare del Partito Popolare Europeo.
«Sono seguiti anni intensi – racconta Salini – nei quali ho potuto promuovere i principi e i valori in cui credo e che ritengo fondamentali per lo sviluppo positivo e sostenibile della società in una prospettiva internazionale, che si sforza di conciliare le esigenze e le peculiarità dei territori con la definizione di normative condivise a livello sovranazionale».
Nel 2019 viene rieletto al Parlamento Europeo con oltre 36.000 preferenze e dedica il suo impegno principalmente a promuovere politiche industriali ed energetiche che possano coniugare innovazione e produzione con sostenibilità e rispetto ambientale.
Nello stesso anno ripercorre in un volume, L’Europa incompiuta, scritto con Mario Mauro, già vicepresidente del Parlamento Europeo dal 2004 al 2013, la storia e le prospettive del progetto europeo.
Si ricandida anche alle prossime elezioni.
Sposato e con tre figli, ama il calcio (è tifoso del Torino), il tennis e lo sci.
Buongiorno On. Salini, ci avviciniamo alle elezioni europee, in una congiuntura internazionale particolarmente difficile e con un quadro economico che presenta diverse criticità.
Abbiamo elaborato il nostro decalogo come un «motore ideale», una serie di obiettivi prioritari del processo di integrazione, ne ritiene utili e condivisibili i punti programmatici?
Ho letto con attenzione il vostro decalogo, molto completo e articolato, che affronta tematiche fondamentali per l’Unione Europea, dalle sue radici alle sue potenzialità e al suo sviluppo.
Vivere dall’interno l’istituzione europea mi ha permesso di capire che questa casa comune esiste davvero e deve essere rafforzata.
Il bene comune è qualcosa che «mette insieme» le persone e permette loro di lavorare su quello che «unisce».
La ragione della politica è «mettersi insieme» e lavorare per il bene comune, superando le differenze e considerandole un valore, una ricchezza.
Toccando punti importanti del decalogo, il tema ideale e quello istituzionale (1-5), le chiedo: quanto è importante la riforma dei trattati europei e in che direzione dovrebbe andare per affermare una piena democratizzazione delle istituzioni europee e un’avanzata tutela sociale (punto 7)?
Il progetto istituzionale è palesemente incompleto, manca innanzitutto una Costituzione e su questo occorre lavorare, come su una modifica dei Trattati che vada a effettivo beneficio della costruzione europea.
Non possiamo fermarci, il punto da cui parte questo progetto è il contenuto della speranza che ogni cittadino ha: allargare la base democratica, rafforzare la partecipazione e renderla effettiva, vivere un’esperienza comune con l’umiltà di sedersi al tavolo degli altri, costruire insieme le reti di protezione, istituzionali e sociali, che consentano ai più fragili, ai più poveri, ai più deboli di giocare la partita esattamente come la possono giocare i forti. E a ciascuno di esprimere il proprio talento, in ogni forma e a ogni livello.
Venendo alla politica estera (punto 6 del nostro decalogo), condivide che l’Europa, come soggetto politico, non solo compagine sociale ed economica, debba avere una voce unica nelle sedi internazionali e una sua autonomia nelle capacità di difesa?
La prossima legislatura, in questo delicato contesto internazionale, sarà molto importante perché dovrà segnare e articolare un nuovo «protagonismo» dell’istituzione Europa, dalla tutela dei diritti fondamentali alla competitività, alla sostenibilità e a una forte politica estera comune.
I focolai di guerra nel mondo e anche alle porte dell’Europa sono drammatici. Ma la pace non si autogenera. Dobbiamo procurarcela.
La migliore deterrenza alla guerra è una politica estera europea, una difesa efficiente che superi la frammentazione degli Stati. Per prepararsi alla guerra bisogna amare la pace che è l’obiettivo superiore, indiscusso e indiscutibile. Solo così l’Europa, che con il Partito Popolare Europeo ritengo essere la mia casa, riuscirà con forza ad alzare la voce e a «contare» sullo scenario internazionale, anche nei contesti più difficili.
A volte le normative UE in materia industriale e agricola sembrano entrare in contrasto con la realtà delle imprese, quindi le chiedo: come si può favorire una maggiore armonizzazione tra leggi ed economia reale? In particolare, L’UE ha definito il Green Deal e riforma monetaria e fiscale (punti 8 e 9 del nostro decalogo) obiettivi prioritari, lei è d’accordo e secondo lei in quale modo potrebbero essere raggiunti?
Il Green Deal è un altro tema delicato che voi affrontate nel vostro decalogo.
Ritengo che l’Europa non debba fare nemmeno mezzo passo indietro rispetto agli obiettivi, anche ambiziosi, legati alla transizione ecologica. Altrimenti sarebbe una sconfitta.
Ma bisogna anche immaginare che l’Europa ha intrapreso il percorso della sostenibilità grazie al lavoro incessante dei nostri imprenditori, all’impegno dei cittadini. Dobbiamo fidarci delle nostre attività produttive, evitando di calare dall’alto a tutti i costi provvedimenti e regolamenti che minano la competitività delle imprese.
Può descrivere un esempio concreto di come il sostegno alla nostra economia possa rappresentare anche un obiettivo condiviso a livello europeo?
Certamente, nel regolamento sugli imballaggi abbiamo raggiunto un accordo importante grazie al lavoro incessante del Partito Popolare Europeo. Un sospiro di sollievo per il sistema Italia, per i nostri professionisti e imprenditori, grazie al fatto che siamo riusciti a limitare una pericolosa deriva che avrebbe portato all’esasperazione il concetto di «riuso» degli imballaggi, mettendo in ginocchio le nostre attività produttive.
Il nostro è un Paese leader nel «riciclo» e noi siamo riusciti a ottenere meccanismi di premialità per i Paesi che raggiungono risultati importanti in questa pratica.
Contemperando le necessarie misure, come anche voi sostenete, senza penalizzare le imprese.
Non dobbiamo abbassare la guardia, ma mantenere un saggio e lungimirante equilibrio fra sostenibilità e competitività. La tutela di questo equilibrio continuerà a essere al centro del mio lavoro.
Grazie On. Salini, e i nostri migliori auguri per la sua campagna elettorale.
Immagine di apertura: Il palazzo del Parlamento Europeo a Strasburgo