Dal momento che sono sicuro di non riuscire a spiegarmi bene, propongo due stupidi esempi che potrebbero essere però lo spunto per un periodico che volesse veramente caratterizzarsi per rapporto alla gran parte dell’informazione che si trova sui giornali e tv.
Esempio 1
Da un po’ di tempo a questa parte si parla di terremoti piccoli e grandi relativi al bradisismo dei Campi Flegrei.
Io frequento Pozzuoli da quando avevo 15 anni, quindi il problema è vecchio di 60 anni. La solita giornalista intervista alcuni serissimi scienziati, geologi, sismologi ecc. Le rispondono con straordinarie illuminazioni: non possono prevedere i terremoti, dicono che le scossettine del bradisismo ci sono sempre state, ma ovviamente non sanno dirci se potrebbero essercene altre molto più forti e distruttive. La banalità non mi sconcerta, mi sconcerta che nessuno di quelli che ho ascoltato abbia fatto una benché minima citazione del fantastico libro di Paolo Rumiz Una voce dal profondo, che ha percorso la storia dei terremoti in Italia, dall’antichità fino ad oggi. Questo straordinario intellettuale cerca di farci vedere che questi eventi della natura, della terra su cui viviamo , fanno parte della storia umana.
Ma, a differenza di questi burattini televisivi, ci spiega perché le comunità umane che hanno vissuto in luoghi sismici hanno continuato a viverci, dopo migliaia di morti, povertà e distruzione.
Sarebbe lungo riassumere la splendida analisi di Rumiz, ma viene ancora più da ridere quando si passa a parlare dell’insufficienza delle vie di fuga. Come si potrebbe scappare in una mezz’ora dal borgo antico di Pozzuoli, da quello di Amatrice o da quello di Arquata del Tronto. Certo che bisogna raccontare ai poveri cittadini quello che fa, anzi non fa, la politica. Ma una visione un po’ più ampia, un po’ più seria delle comunità umane che hanno sempre vissuto con i fenomeni della natura, non sarebbe un pochino più seria?
Esempio 2
Pe fortuna le guerre in Ucraina e in Palestina hanno dato la possibilità a giornalisti, politici ed esperti di ogni tipo di proporci le analisi più diverse, più complesse, anche se spessissimo completamente ripetitive.
Per parlarci degli Sciiti iraniani Dario Fabbri comincia da Serse. Interessantissimo per me, ma il cittadino comune? Se, come gli avvocati americani, sono pagato a tempo di lavoro, Dario Fabbri e gli altri fanno benissimo il loro interesse. Provo a fare una metafora, calandola su di me, per non offendere nessuno. Se qualcuno, una sera entra in casa mia con un bastone sfondando la porta, mi riempie di botte e stupra mia moglie, quale dovrebbe essere la mia reazione? Se non riesco a difendermi, perché non ne ho i mezzi, posso certamente contattare due criminali comuni che per una equa remunerazione possono conciare per le feste, non solo il mio aggressore, ma tutta la sua famiglia. Ma questa può essere la reazione di un uomo come me, vissuto in una democrazia, la cui costituzione si basa sui diritti umani, e che ha studiato Montesquieu, che ci ha insegnato che la magistratura è un potere indipendente, creato per superare l’ovvia tendenza delle vittime alla vendetta? Ci vedete qualcosa che assomiglia ai comportamenti di Hamas e Israele? L’esempio è semplicistico e brutale però temo molto che sia più comprensibile di molte analisi strumentali ed ipocrite. Oppure mi suggerireste lunghe discussioni per spiegare queste guerre a un cittadino di Tor Bella Monaca, che vive in mezzo a spacciatori e criminali, cioè in balia dei violenti?