Chi, da occidentale, viene a vivere in Thailandia, il primo scatto mentale che deve fare è capire che sta in un altro mondo, in un’altra cultura, in un’altra dimensione che poco ha a che fare con la nostra cultura. Le prime sensazioni si riferiscono più di tutto alle persone, alla popolazione; i thailandesi sono per natura molto gentili e disponibili, vivono senza stress e non sopportano il conflitto personale. Vi faccio un esempio per farvi capire. Io ho una carta bancomat del conto bancario thailandese; un giorno faccio la spesa al supermercato e spendo xxx come verifico sulla app del mio telefono, di notte mi viene addebitata la stessa somma della spesa fatta la mattina. In sostanza, pago due volte la stessa somma. Mi reco in banca per denunciare il fatto e partono le verifiche che tardano a concludersi, mi rivolgo quindi al direttore del supermercato dove avevo fatto la spesa ipotizzando un loro errore, ma così non era. Lui mi accompagna in banca per aiutarmi, ma purtroppo, per concludere le verifiche ci vogliono 90 giorni. Mi secca, ma mi metto l’anima in pace. All’uscita dalla banca, il direttore mi dice di dargli le mie coordinate bancarie per farmi, lui personalmente, un bonifico. Ovviamente rifiuto. Qual è il tema? Lui non sopportava il conflitto verbale che si era creato tra me e la banca thailandese e si offriva di risolvere lui la questione. Lo stupore per me è stato enorme, ma poi ho capito che questo ha molto a che vedere con la loro cultura buddista.
Altro elemento di diversità è la liberalizzazione delle droghe leggere. In Thailandia è lecito fare uso e commerciare marijuana; ci sono per strada centinaia di negozi in cui si vende insieme a prodotti derivati come biscotti, dolci, tè, olio e altro. Se però si viene trovati in possesso di droghe pesanti o chimiche, si va incontro a pene che vanno dai 25 anni fino all’ergastolo. E devo dire che la situazione è piuttosto tranquilla. Non esiste povertà: molte famiglie vivono molto modestamente da contadini, pescatori o venditori ambulanti, ma nessuno è privo di una casa o di cibo e non esistono senza tetto o mendicanti, anche perché i thailandesi sono un popolo molto operoso e se non hanno un lavoro stanno per strada e vendono e cucinano lo street food, cibo tradizionale locale venduto su carrettini per strada.
Non esiste quella che noi chiamiamo criminalità di strada, sia per una innata onestà dei thailandesi sia per le condizioni sociali e generali di un paese che ha poco più dell’1 per cento di disoccupazione. In Thailandia, se lasci il portafoglio in un ristorante, il giorno dopo lo ritrovi con tutti i soldi. Non esistono antifurti per le auto né catene o lucchetti per i motorini, i thailandesi sono abituati a lasciare il casco sopra il motorino e nessuno mai lo tocca. Il sistema sanitario thailandese è privato, non esiste sanità pubblica ed è necessario avere un’assicurazione privata per evitare spese davvero ingenti, ma tutti i datori di lavoro sono obbligati a fornire al dipendente una polizza assicurativa. Chi è un lavoratore autonomo o uno straniero come me, se la deve pagare. Calcolate però che gli ospedali thailandesi sono hotel a cinque stelle se confrontati ai nostri, non esistono liste di attesa e si viene trattati come ospiti di un hotel di lusso.
Ora vi ho dato un quadro idilliaco, ma ovviamente non tutto è così e ve ne darò conto nei prossimi numeri con l’intenzione di farvi conoscere l’altro mondo, lontano da noi in tutti i sensi.