Come scrivono spesso i giornali, e come abbiamo mostrato in molti articoli su questo periodico, le carceri italiane sono sempre più un inferno e una vergogna per un paese democratico. I numeri sono più che eloquenti, assolutamente impressionanti.

Su una disponibilità di 47.067 posti si contano 61.480 detenuti, ciò che genera celle sovraffollate e malsane, invivibili soprattutto d’estate. Mancano gli essenziali servizi  medici e psicologici, i contatti con le famiglie e la conservazione dell’affettività dei detenuti è ridotta al minimo.

È inevitabile che questa condizione di degrado abbia prodotto 58 suicidi soltanto nei primi mesi del 2024. Ad essi si aggiungono altri 65 detenuti morti in circostanze spesso poco chiare. E persino gli agenti penitenziari dimostrano un crescente disagio se se ne sono quest’anno suicidati già 6.

Vogliamo ripetere ancora che l’art. 27 della Costituzione considera il carcere un luogo di rieducazione, mentre esso è oggi un luogo di vita disumano, che sottopone le persone a condizioni di vita degradanti, vicine alla tortura?

Come molti di voi già sanno Sbarre di Zucchero è una grandissima rete di persone in carcere e dei loro familiari, nata a seguito del suicidio di una ragazza detenuta di 26 anni, Donatella Hodo, che non era riuscita ad accettare la brutale separazione dal bambino che aveva appena avuto. Oggi Sbarre è diventata una associazione che ha promosso incontri, scritto libri e realizzato filmati e documentari per sensibilizzare la società civile sul mondo delle carceri nel nostro paese.

Il problema, pur così grave, non sembra avere alcuna priorità per l’attuale politica e per l’amministrazione della giustizia. Questo non solo dovrebbe provocare vergogna per il nostro paese, ma crea anche rischi non solo di reiterazione dei reati, ma anche di sempre più gravi disordini nelle carceri di tutta Italia.

Ecco perché Sbarre di Zucchero si è resa promotrice di una marcia “DA UN CARCERE CHE UCCIDE A UN PERCORSO PER UNA NUOVA VITA E UN FUTURO DI DIGNITA’” cui hanno già aderito il Vescovo Mons. Benoni Ambarus, delegato per la pastorale carceraria, la Senatrice Ilaria Cucchi, il Garante delle persone detenute della Regione Lazio Stefano Anastasia, Società della Ragione, .e alla quale sono invitate tutte le istituzioni, i gruppi politici e le associazioni che lavorano da anni per questa battaglia di dignità.

La marcia sosterrà con forza alcuni provvedimenti essenziali ed urgenti:

  • Una misura deflattiva efficace, amnistia e indulto, che incida sul sovraffollamento, una delle cause dell’aumento drammatico dei suicidi e del degrado delle condizioni di detenzione. Stiamo tornando ai numeri che hanno portato la CEDU a condannare l’Italia per trattamenti disumani e degradanti. Amnistia e indulto sono misure previste dalla legge, e non si ratta di una ‘resa dello Stato’ perché la vera resa è il carcere di oggi.
  • Approvazione e attuazione immediata della proposta Giachetti sulla liberazione anticipata.
  • Piano straordinario per l’accesso alle misure alternative e il sostegno ai percorsi di reinserimento sociale della popolazione detenuta che ne abbia le prerogative, con l’assunzione tempestiva del personale civile necessario.
  • Serve invertire la rotta che oggi ci porta sempre più “dallo stato sociale allo stato penale” causato dal disinvestimento nelle politiche sociali a tutela delle popolazioni socialmente più fragili e una corrispondente tendenza alla criminalizzazione, anche attraverso la creazione di sempre nuovi reati e all’aumento esponenziale delle pene anche per condotte minori. Questa tendenza è in atto in particolare per i reati correlati alle povertà, al dissenso sociale, alle condotte dei minori e delle persone che usano droghe. Ci sono attualmente leggi che alimentano il circuito penale e penitenziario per reati di lieve o minore entità, come la legge sulle droghe e quella sull’immigrazione, la loro riforma è essenziale per diminuire in modo strutturale la crescita sproporzionata del circuito penitenziario e dei relativi apparati amministrativi.

Anche noi di TUTTIEUROPAVENTITRENTA siamo fiduciosi nel successo di questa grande marcia volta a favorire un essenziale passo avanti del nostro paese, nella civiltà dei diritti e della dignità umana, ed è per questo che abbiamo messo a punto una lettera per il Ministro della Giustizia e proporremo una petizione a favore delle persone in carcere nel nostro paese.