Forse perché sono un frequentatore dell’isola di Ischia, o forse soprattutto perché ho fatto e scritto molto sulle donne che ho incontrato in tutto il mondo – e su come discriminiamo ed esercitiamo violenza su coloro che generano e difendono la vita – sono stato quasi schiaffeggiato dal caso di Marta Maria Ohryzko. Nessuno le dedicherà spazio: i giornali di oggi hanno classificato la sua morte come uno dei tanti femminicidi ai quali siamo ampiamente abituati. Eppure, se è possibile, il calvario di questa donna è ancora più mostruoso di tanti altri. Non solo aveva probabilmente importanti problemi psicologici, ma è stata oggetto di tormenti e di violenze da parte del mostro del quale era una schiava. Quando è caduta da un dirupo in questa bellissima isola, mentre tante persone come me si rilassavano nelle molte piscine termali, ha mandato molte richieste di aiuto a quel mostro, che l’ha lasciata morire in mezzo ai sassi, senza neanche risponderle in un’agonia di sei ore. La sorella aveva precedentemente tentato di sporgere denuncia, ma la povera Marta Maria non aveva voluto farlo, per la sottomissione e il terrore che la legava al bruto. Ci sono molti casi mostruosi di femminicidi, dei quali si è parlato di più e ai quali ho dedicato vari scritti. Saman Abbas, uccisa dalla sua famiglia, da una madre capace di emettere una sentenza di morte per una figlia. Giulia Cecchettin, che ha avuto la sfortuna di incontrare un giovane folle, tarato, e incapace di riconoscerle la libertà di decidere della sua vita. E non dimentichiamo Giulia Tramontano e il figlio che portava in grembo, per opera di un altro folle degenerato. Nessuno si sconvolge nel sapere che nella nostra società esistono psicopatici, mostri, e degenerati di ogni genere. Ma Marta Maria poteva essere salvata se intorno a lei, se intorno a noi, esistesse ancora una comunità di esseri umani che si sentano responsabili l’uno dell’altro e non soltanto di amici e parenti. Quante volte in un condominio, in un quartiere, tanti nelle case vicine, nei negozi e nelle botteghe sanno bene quello che una donna sta vivendo, ci giriamo dall’altra parte, per non avere problemi, ma i problemi di Marta Maria potrebbero improvvisamente diventare quelli di nostra sorella o di nostra figlia. Non mi colpisce l’inefficacia strutturale della giustizia, ma sono convinto che se la comunità umana non riprenderà a sentirsi responsabile di tutti i suoi membri, il mondo si ridurrà a un inferno di mostri dei quali finiremo per essere o vittime o schiavi.
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