Immagine di Maria Giovanna Lanfranchi

Edoardo e la sua voce 

Il nipotino è sereno, oramai trotterella da solo

attorno alla casa al mare, fra le aiuole fiorite;

insegue il pallone, scende incerto dal gradino.

Ogni tanto esclama “ma” con varie intonazioni,

a volte perentorio, a volte dubitativo oppure

come domanda o ancora come invocazione.

 

Noi adulti a volte traduciamo bene il suo verso

in un immediato desiderio o in una necessità;

a volte non comprendiamo, alimentando

i suoi dubbi sugli adulti o forse esistenziali

ed avviando la temutissima metamorfosi

del ma in un lungo urlo inconsolabile.

 

Poi il tempo passa, le lacrime si asciugano,

nuovi giochi o pezzettini di anguria

lo distraggono, c’è il ma del degustatore

e poi un po’ gli occhietti si chiudono,

il ma si tramuta in un ben scandito mamma,

confermato da un dolcissimo abbraccio.

Pietro Ragni

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