Immagine di Maria Giovanna Lanfranchi

La storia infinita

Selezione di poesie di Victoria Amelina, tradotte da Marina Sorina

***

Бачиш жінку з простягнутою назад рукою?

Вона ніби тягне валізу або веде когось за собою

Невидима валіза важка, бо жінка іде повільно

Такі жінки загалом називаються божевільні

Їй нічого було брати з її згорілого дому

І хто там із нею жив, невідомо тепер нікому

Але вони йдуть за нею і молодший все не встигає

І жінка тоді зупиняється: вона завжди на нього чекає

***

La vedi, quella donna con un braccio proteso all’indietro?

Sembra trascini una valigia o conduca qualcuno per mano,

La valigia invisibile è pesante, la donna cammina piano.

Di solito quelle come lei si chiamano “matte”.

Nulla le era rimasto da prendere dalle stanze bruciate.

Con chi ci abitava? Ormai non lo sa nessuno.

Ma la seguono ancora e il più piccolo non riesce a stare al passo.

Allora la donna si ferma, per dargli tempo. lo aspetta sempre.

 

 

Історія, яка не скінчиться

 

коли прийшла зима, вони цілили у мій дім

а тріщини раптом зʼявлялися в її домі

у домі над морем на вічних скелях

“Що діється із її будинком?”

перешіптувались її сусіди, дивились скоса

 

а мій дім стояв уцілілий серед хаосу

 

коли вони цілили у мої дерева

каштани, тополі і особливо вишні

дерево, яке вона принесла в сад дитинчам

і виростила разом зі своїми дітьми

 

впало затуливши собою весь її світ –

і моє далеке місто з його деревами

 

жодне моє тоді не впало, стоять зелені

 

коли вони цілитимуть у мене завтра

вона вже вкотре ладнатиме стіни дому

писатиме історію про далеку жінку

садитиме нове дерево в центрі саду

як в центрі світу, всіх його слів і воєн

 

а я з усмішкою вистою в синім полі

 

коли вони цілитимуть у мене завтра

вони не знають: вони зв’язались і з нею

 

з її будинком над морем на вічних скелях

з її деревами, її морем, її словами

з її історією про мене, яка триває

 

так само, коли вони цілять в тебе

вони не знають, що мають справу зі мною

з моєю історією про тебе, що не минає

 

а значить вони мають справу також і з нею

з її кам’яним будинком на вічних скелях

 

з деревом, яке не вмирає – стає Землею

 

з історією, яка не скінчиться

з усіма нами

з тим, сестро, що ніколи не проминає

La storia infinita

 

Ai primi dell’inverno mirarono a casa mia,

ma è nella casa di lei che apparvero le crepe,

in una casa al mare, sulle rocce eterne.

“Che succede alla sua casa?” – mormorarono

i suoi vicini, sorpresi, guardando di sbieco.

E la mia casa restò intera, in mezzo al caos.

Quando mirarono ai miei alberi,

castagni, pioppi e soprattutto ai ciliegi,

l’alberello, che lei aveva portato ancora virgulto

nel giardino, per farlo crescere coi suoi figli,

 

cadde, oscurando tutta la sua luce,

e la mia città lontana, con i suoi alberi.

I miei alberi rimasero allora illesi,

e sono ancora verdi come sempre.

 

Quando domani sarò nel loro mirino,

lei riparerà di nuovo il muro di casa sua,

scriverà la storia di una donna lontana,

pianterà un nuovo albero in mezzo al giardino

come al centro del mondo,

con tutte le sue parole e guerre.

Sorridendo, riuscirò a resistere in campo azzurro.

 

Quando domani sarò nel loro mirino.

non sapranno: è con lei che hanno a che fare,

 

con la sua casa al mare fra le rocce eterne,

con i suoi alberi, il suo mare, le sue parole.

con la sua storia che narra di me, ancora.

 

Così, quando mirano te, non sapranno

che è con me che avranno a che fare,

con la mia storia infinita che ti racconta,

 

e quindi avranno a che fare con lei,

e la sua casa di pietra sulle rocce eterne,

 

con l’albero immortale che diventa Terra,

 

con la storia infinita,

con tutti noi,

e con ciò, sorella, che non può mai scomparire.

 

 

***

рахувала камені

називала дитячими іменами

ховала їх до кишень

йшла до Дніпра проситись

забери мене

забери

бери

 

але лише випускала камені

у блакитну воду:

один-два-три-чотири

як рибу із золотою лускою

 

один у мене зостався

без імені

безвісти

нічиє дитя

носиш

носиш

а не народиш

щоб стати йому за матір

обернулася бабою кам’яною

над степовим курганом

і над Дніпром

***

Contava i sassi

chiamandoli coi nomi dei bimbi

li nascondeva nelle tasche

andava a supplicare il Dnipro

prendimi con te

prendimi

prendi

 

Soltanto i sassi lei liberava

nell’acqua azzurra:

uno-due-tre-quattro

come pesci dalle scaglie dorate

 

Uno mi è rimasto

senza nome

smarrito

figlio di nessuno

lo porti,

lo porti

ma non riesci a partorirlo

per diventare sua madre

si è trasformata in una donna di pietra

di quelle che stanno sulle colline steppose

e sopra le rive del Dnipro.

 

 

Слово у словнику [майбутнє]

 

Майбутнє — те, про що ми запитуємо

одна одну в затишшя:

ти бачиш його?

ти можеш його побачити?

 

Ось вона запитує і пояснює:

бо я не бачу його, не бачу.

Мружиться.

 

Недавно, — розповідає, –

я почала трохи бачити

«завтра», далі — нічого, темно.

 

Крізь її темряву ми і йдемо сонячною

Оболонню: дві жінки

й один собака.

 

У надто помітній тиші я раптом чую,

як стверджую:

я бачу майбутнє,

я бачу країну після війни.

 

Зупиняємось (можливо, просто пес

тягне нас двох до дерева,

яке ще не зацвіло).

 

Жінка дивиться на мене.

Я — поза неї, туди, де має бути все те,

про що я говорю так впевнено

й життєствердно, як українське

Суспільне радіо.

 

Водночас, — все ж додаю, щоби

не здатись їй божевільною чи брехухою, — я не певна, чи росіяни не накриють нас іскандерами

просто зараз.

 

Ну так, — погоджується вона

і дивиться на свого собаку.

(Що вона робитиме з собакою

під російськими іскандерами?)

 

І тут же вигукує із захватом: але ти бачиш!

 

Ми йдемо весняним Києву: двоє жінок і пес.

Так наче пливемо в морі після кораблетрощі.

Я бачу землю «Земляяя!»

Ніхто з нас не знає, чи допливе.

Але повторюємо, передаємо одна одній

благу звістку в холодній воді: земля.

 

І та, що гукнула першою, боїться

зізнатись, що сумнівається.

Що в неї короткозорість,

астигматизм і віра.

Повторює сама собі: ні, я ж бачила.

 

Та й воно ж все одно десь є.

Десь воно має бути:

Майбутнє.

14 квітня 2022

Parola nel dizionario [futuro]

 

Il futuro è ciò che chiediamo

una all’altra, nei momenti tranquilli:

tu lo vedi?

Riesci a vederlo?

 

Ecco lei che chiede e spiega:

non riesco a vederlo, non ci riesco.

Strizza gli occhi.

 

“Di recente, — racconta, —

Ho cominciato a intravvedere un po’

il “domani”, ma poi nulla, il buio”.

 

Attraverso il suo buio

camminiamo nel sole di Obolon:

due donne e un cane.

 

In un silenzio troppo marcato, mi sento

all’improvviso affermare:

“Io lo vedo, il futuro,

vedo il paese dopo la guerra.”

 

Ci fermiamo (o forse è il cane che

ci trascina verso un albero

non ancora fiorito).

 

La donna mi guarda.

Guardo oltre a lei, dove dovrebbe essere

tutto ciò che dico con tanta convinzione

ed ottimismo, come la nostra

Radio Suspilne.

 

“Nello stesso tempo — aggiungo, per non sembrarle matta o bugiarda, — non sono certa che i russi non ci colpiscano con gli Iskander, giusto ora.”

 

“Già, è così,” — concorda lei

e guarda il suo cane.

(Che ci farà con un cane

sotto gli Iskander russi?)

 

E poi esclama con gioia: “Eppure, tu lo vedi!”

 

Passeggiamo a Kyiv in primavera: due donne e un cane,

come se navigassimo nel mare dopo un naufragio.

Io avvisto la terra: “Terraaa!”

Non sappiamo se riusciremo a raggiungerla,

eppure lo ripetiamo una all’altra,

come la buona novella nell’acqua fredda: terra.

 

Quella che esclama per prima,

teme di confessare,

che ha dei dubbi, che ha la miopia,

l’astigmatismo e la fede.

Ripete e sé stessa: ma no, l’ho vista!

 

Perché da quale parte comunque esiste,

deve esistere il nostro turno:

il futuro.

 

14 aprile 2022

Victoria Amelina

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