Da quasi due anni vivo in un altro mondo, in Asia. Ho lasciato il mio amato Brasile. ‘Altro mondo‘ non è una frase fatta; l’Asia è, per un occidentale, un mondo totalmente diverso, in cui integrarsi è quasi impossibile, e sarai sempre un diverso per loro, anche se i thailandesi sono gentilissimi e accoglienti, un po’ per natura e un po’ per cultura buddhista, che caratterizza le loro personalità. Questo dobbiamo sempre ricordarcelo quando parliamo di Asia; quando parliamo di democrazia, ad esempio, non possiamo fare riferimento alle nostre democrazie ma dobbiamo entrare nella loro cultura.

Politicamente, la Thailandia è una monarchia costituzionale, con una Camera dei Deputati, eletta a suffragio universale, e un Senato nominato dalla corona, sul modello della Camera alta inglese. Il Re è un incrocio tra un monarca occidentale e un Dio; pensate che il reato più grave in Thailandia è la lesa maestà, con pene che arrivano all’ergastolo. Lo scorso anno, un uomo è stato condannato a 50 anni per aver offeso Sua Maestà. In effetti, Rama IX, il padre dell’attuale Re, Rama X, è stato un Re eccezionale che ha trasformato la Thailandia da paese di contadini e pescatori nella seconda potenza, dopo la Cina, dell’area del sud-est asiatico. Paese modernissimo, tecnologicamente avanzatissimo. La crescita è mediamente del 4% l’anno; nel 2023 l’export ha raggiunto i 284 miliardi di dollari. Tutta la vita e l’economia thailandesi vivono di digitalizzazione in virtù del programma Thai 4.0. Praticamente non esiste disoccupazione in una popolazione di 70 milioni di abitanti.

È un cocktail di modernità e di tradizione. Un punto debole è l’educazione scolastica e universitaria, oggettivamente deficitaria al nostro confronto.

Se vivi qui devi sforzarti di capire la loro cultura e la loro indole. Faccio un esempio: i thailandesi non sopportano il conflitto personale. Un giorno, sul mio conto bancario mi vengono sottratti 500 baht, circa 14 euro, per una spesa alimentare mai effettuata. Mi reco dal direttore del supermercato che mi accompagna in banca e il funzionario bancario mi dice che devo aspettare un mese; comunque, cambio password alla mia app anche se non capisco perché devo aspettare, anche se si trattava di una piccola somma. Usciti dalla banca, esprimo al direttore del supermercato il mio disappunto, non tanto per la somma, assai modesta, ma per la scarsa protezione del conto, e mi risponde chiedendomi le mie coordinate bancarie; io mi stupisco e lui mi risponde che si offriva lui di inviarmi la somma persa. Ovviamente ho ringraziato ma ho rifiutato. Parlando poi con il nostro console, di cui sono diventato amico, lui mi spiega che il mio disappunto colpiva la cultura Thai, che non sopporta conflitti, e quindi si offriva lui di sanare il mio stupore negativo. È così, lo ho verificato anche in altre occasioni. D’altro canto, loro non capiscono il nostro atteggiamento, che considerano aggressivo.

È cultura buddhista, assai tollerante e libertaria. Molto rispettosi delle loro tradizioni, per noi spesso incomprensibili, come il toccare i capelli, considerato irrispettoso, o il non inchinarsi al passaggio di un monaco, accanto però a dati di estrema modernità come la liberalizzazione delle droghe leggere, che vengono vendute in negozi sparsi ovunque insieme a biscotti, dolci, tè, e altri prodotti derivati dalla marijuana.

Insomma, torniamo al punto: un altro mondo nel bene e nel male.