Le chiacchiere sulle due Europe, quella dell’europeismo tiepido di Ursula von der Leyen e quella del sovranismo mascherato di Giorgia Meloni, stanno per finire, con le chiacchiere da ombrellone d’un’estate agonizzante, passata a discutere se a Bruxelles ci bistrattano perché ce lo meritiamo o perché Giorgia ha mollato Ursula nel voto di investitura di luglio – senza, per altro, farle danno. Fortuna che, a un certo punto, le chiacchiere da Bar Commercio sono state rimpiazzate da quelle, del tutto analoghe, da Bar Sport, sui giudici olimpici che ce l’avevano con noi – il vittimismo pare proprio una nota caratteristica dell’Italia destrorsa.

A Bruxelles e altrove in Europa, settembre è tempo di lavoro. In Italia, le chiacchiere si protraggono nelle feste dei partiti: occasioni eccellenti per presentare come fatti le proprie opinioni – una volta, si sarebbe serenamente ammesso le proprie visioni ideologiche. E continuerà il tormentone sul nome – un segreto di Pulcinella, perché Raffaele Fitto è stato già indicato da tutte le forze di maggioranza – e sulle competenze del nuovo commissario italiano. L’uscente, Paolo Gentiloni, competente, autorevole e con il portafoglio più rilevante, l’economia, paga con l’esclusione l’appartenenza all’opposizione.

In realtà, l’Unione ha altre grane che i mal di pancia italiani: Francia e Germania, i due Paesi più grandi e più influenti, vivono forti turbolenze interne, con un governo da formare a Parigi e uno che traballa a Berlino; e il voto americano del 5 novembre fa dubitare che la linea della Nato sull’Ucraina sia confermata. Per UvdL, sono quelli i pensieri che tolgono il sonno, anche se l’amicizia di Giorgia divenuta ostilità può essere un cruccio. A luglio, Politico si chiedeva se “le due donne più potenti d’Europa” non stessero “rovinandosi a vicenda la carriera”. Quella di Ursula è uscita ‘blindata’ fino al 2029. Quella di Giorgia subisce scossoni interni: il mito della premier che le azzecca tutte s’è incrinato.

 

Ue: la formazione della nuova Commissione europea

 

I 27 hanno tempo fino al 30 agosto per indicare i loro membri della Commissione europea: Ursula von der Leyen (UvdL) chiede a ogni governo di darle due nominativi, un uomo e una donna – unica eccezione ammessa, chi conferma il commissario uscente. Non tutti hanno però rispettato le sue indicazioni; anzi, nessuno dei primi otto Stati manifestatisi.

Di ritorno a Bruxelles nella seconda metà di agosto, von der Leyen intende consultare al più presto gli Stati membri, nel tentativo di fare combaciare nominativi e desiderata per le deleghe e di avere un esecutivo il più possibile vicino alla parità di genere.

Completata la formazione della Commissione, che sarà in carica da novembre per cinque anni, inizieranno le audizioni delle commissioni parlamentari, che faranno l’esame ai commissari ciascuna sui temi di competenza. Il semaforo verde dell’Assemblea plenaria al nuovo esecutivo verrà entro la sessione di dicembre.

Questa è una fase a rischio per il commissario italiano designato. Il Parlamento europeo non ha mai bocciato il presidente della Commissione indicato dai capi di Stato e/o di governo, ma, da quando ha questo potere, ha sempre bocciato almeno un commissario designato – il primo fu un italiano, Rocco Buttiglione, di cui nel 2004 gli eurodeputati non apprezzarono le posizioni sull’omosessualità e il ruolo della donna nella società.

Ora, se davvero i fatti di luglio hanno lasciato qualche frizione nelle relazioni Italia / Ue e se Meloni dovesse designare l’esponente di una delle forze che hanno bocciato von der Leyen (FdI e Lega), allora il commissario italiano potrebbe incontrare qualche ostilità nella commissione parlamentare che ne vaglierà le competenze politiche, di merito e anche linguistiche.

Un segnale che l’Italia non goda di grande attenzione nel nuovo Parlamento è venuto al momento dell’attribuzione delle presidenze delle Commissioni: solo una all’Italia, contro sei alla Germania. E l’Italia pare fuori dai giochi anche per l’assegnazione della presidenza del Parlamento europeo che, nella seconda metà della legislatura, toccherà ai socialisti: ad ammetterlo, è la candidata naturale, cioè l’attuale vicepresidente confermata Pd, Pina Picierno.

Chi, fidandosi del rapporto apparentemente amichevole tra UvdL e Meloni, immaginava che l’inizio della nuova legislatura europea fosse in discesa per l’Italia deve ricredersi. Gli ultimi provvedimenti di Bruxelles prima della pausa estiva sono stati severi con Roma, con l’apertura di sei procedure d’infrazione per violazioni delle norme comunitarie e un deferimento alla Corte di Giustizia dell’Ue, senza contare il duro giudizio sulla libertà d’espressione nel nostro Paese.

 

 

Ue: interrogativi e perplessità sulla ‘UvdL 2’

 

L’inizio del secondo mandato della presidente tedesca è circondato da interrogativi e perplessità. Politico si chiede se UvdL “può salvare l’Europa”, essenzialmente da se stessa, oltre che da Putin ed eventualmente da Trump, e come possa fare fronte a richieste spesso di segno diverso che arrivano dagli Stati membri.

Ma i giudizi su von der Leyen sono spesso critici, sia politici che personali: “Un camaleonte che prende tutti i colori”. E la sua investitura ha quasi coinciso con una sentenza negativa del Tribunale dell’Ue, che ha parzialmente accolto ricorsi presentati contro l’esecutivo comunitario, secondo cui la Commissione “non ha garantito sufficienti informazioni sui contratti per i vaccini anti-Covid” durante la pandemia – una polemica ricorrente.

L’ampio consenso raccolto nel voto di investitura di luglio viene generalmente ritenuto una vittoria dell’europeismo, sia pure moderato, contro gli estremismi, di sinistra – una forza contenuta, nell’attuale Parlamento – e soprattutto di destra, frazionati in più gruppi, ma che riempiono un terzo dell’emiciclo di Strasburgo.

Nonostante la loro forza numerica, le destre e le estreme-destre hanno raccolto poco o nulla nel giro degli incarichi nelle commissioni parlamentari, una leva di potere essenziale del Parlamento: l’intesa per escludere sovranisti e anti-europeisti dalle ‘stanze dei bottoni’ europee fin qui funziona.

La presidente confermata della Commissione europea dovrà tenere conto di ambizioni e priorità nazionali spesso fra di loro in rotta di collisione. E, fra i temi del suo secondo mandato, deve porre un ampio ‘reset’ delle relazioni tra l’Unione europea e la Gran Bretagna, con la Germania che desidera sfruttare a tal fine il patto di sicurezza proposto dal nuovo premier britannico Keir Starmer: un’evoluzione positiva, rispetto alle vischiosità della stagione della Brexit, ma molto impegnativa.

I temi della sicurezza e della difesa sono in primo piano nelle prime battute della nuova legislatura europea, nel timore che le elezioni statunitensi riportino alla Casa Bianca Donald Trump, che potrebbe mutare l’atteggiamento degli Usa sull’Ucraina e che non perde occasione per ripetere – l’ultima volta, nell’intervista su X con Elon Musk – che l’Europa deve contribuire quanto gli Usa alla difesa ucraina.

Per il momento, l’Ue ha trovato un modo per aiutare l’Ucraina senza spendere del suo, sbloccando 1,5 miliardi di profitti dei beni russi immobilizzati per armare l’Ucraina. Secondo i calcoli europei, Bruxelles sarà in grado di garantire circa 3 miliardi all’anno a Kiev attraverso gli asset di Mosca congelati in Ue. Il capo della diplomazia europea uscente Josip Borrell ha chiare le priorità su come spenderli: “Difesa aerea e munizioni per l’artiglieria”. Chi gli darà il cambio, la premier estone Kaje Kallas, è in perfetta sintonia, su questo punto.

Tutto il secondo semestre 2024 sarà turbato da scontri a parole e punture di spillo con l’Ungheria che ha la presidenza di turno del Consiglio dell’Ue. Il premier ungherese Viktor Orban ha esordito nel ruolo con una fuga in avanti spettacolare e provocatoria, le missioni non concordate a Kiev, Mosca, Pechino, Washington e Mar-a-Lago. E la presidente von der Leyen ha ordinato ai commissari di boicottare i Consigli informali che si terranno in Ungheria fino a dicembre. Una sanzione che non spaventa Orban.