Nel suo rapporto sul futuro della competitività dell’Unione europea, con l’autorevolezza che quasi solo lui riesce ad esprimere, super Mario è riuscito a mettere il dito su tutte le piaghe che affliggono il nostro “vecchio continente”.
Basandosi su una visione del mondo veramente globale, come pochi possono permettersi, Draghi ha anche superato i confini della sua analisi sulla competitività, rendendo il suo rapporto un importante contributo alla riflessione sul futuro dell’Europa.
E con questo sguardo ampio ha messo in evidenza le differenze con i nostri maggiori concorrenti, Stati Uniti e Cina, a favore dei quali rischieremmo addirittura di perdere la nostra indipendenza. Non una cosa da poco.
Tra i nostri mali e criticità principali ha citato lo scarso sostegno al settore della ricerca e dell’innovazione tecnologica e la loro scarsa integrazione nel sistema produttivo, oltre alla storica e dannosa tendenza ad un eccesso di regolamentazione, suggerendo in particolare di superare i timori nei confronti dell’intelligenza artificiale, che dovrebbe rapidamente essere integrata nel settore industriale, favorendo lo studio di come piuttosto poterne beneficiare.
Draghi ha anche insistito sulla decarbonizzazione e sul fatto che questa può essere un’opportunità e una forza per l’economia europea, suggerendo da un lato maggior ragionevolezza ma anche maggior ambizione nel perseguire questo obiettivo a suo avviso fondamentale.
Lo stesso monito Draghi lo ha utilizzato per indicare la necessità e l’urgenza di sviluppare una difesa comune europea per aumentare la sicurezza e ridurre appunto la nostra ‘dipendenza’ da altri Stati, allo scopo di poter difendere al meglio i nostri comuni valori europei.
Sulla base di queste considerazioni Draghi ha pragmaticamente indicato la necessità di prevedere un piano di investimenti straordinari di circa 800 miliardi di Euro all’anno, accogliendo i calcoli e le stime fatti sia della Commissione europea che della Banca centrale europea, per sostenere la competitività.
Molti commentatori si sono però focalizzati sul fatto che Ursula Von der Leyen, rappresentando la storica posizione tedesca e di alcuni altri paesi rigoristi, ha già espresso contrarietà all’idea di produrre debito comune a livello europeo.
Ma questo non era il punto principale del messaggio di Mario Draghi che ha non ha parlato solo di soldi pubblici, evocando ovviamente anche il ruolo anche dei mercati dei capitali in generale, ma ha soprattutto perorato la causa dell’inevitabile percorso verso una maggiore integrazione europea arrivando a dire che l’integrazione “è la nostra unica speranza rimasta”!
Oltre ad invocare la necessità di strategie e risorse comuni europee e la capacità di usarle bene, Draghi ha anche sottolineato la necessità di effettuare una serie di modifiche istituzionali tra cui l’imprescindibile superamento del voto all’unanimità nel Consiglio.
Ma in tutto il documento si legge in filigrana soprattutto la forte volontà di sconfiggere e superare tutte le forze centripete che affliggono l’attuale scenario politico europeo, senza mai citare i sovranismi vari ma concentrandosi su analisi certe e proposte concrete per evitare la debacle.
E anche se qualcuno ha trovato il suo documento “senz’anima”, come ci si aspetta da un ex banchiere centrale, in realtà il suo messaggio politico è stato più forte di molto chiacchiericcio a cui siamo purtroppo abituati.
Se per caso qualcosa dovesse incepparsi nel complicato meccanismo dell’Unione europea, a partire dalla nuova Commissione a guida Von der Leyen e controllata dai popolari europei, Super Mario sarebbe sempre la migliore ed unica risorsa disponibile per salvare l’Europa.