Di quanto si è indebolita la forza dell’Europa rispetto alla transizione energetica ? Di molte lunghezze. Da quando il Green Deal è stato pensato e strutturato i cambiamenti nello scacchiere mondiale sono stati molti e pieni di significato. Il Continente con l’ambizione di combattere i cambiamenti climatici più velocemente di altri, stabilendo date simbolo di rigenerazione climatica e ambientale, ha dovuto prendere atto che il suo piano conteneva molte insidie. La buona politica in genere conosce i tranelli dei grandi progetti, ma poi nella pratica di tutti i giorni li mette da parte. Nell’Europa della rivoluzione energetica ed ecologica la buona politica non sempre ha vinto. Anzi.
La prospettiva di un Continente senza fonti inquinanti dannose alla salute e all’ambiente, è stata ostacolata da gruppi politici, industriali, finanziari che hanno alzato barricate per i rischi per l’occupazione, le importazioni, i bilanci statali, il crollo di intere filiere produttive. Paure contro ottimismi, tattica contro strategia, soldi contro idee. Chi ha cercato di fermare un simile scontro ? Si fa fatica a credere che Ursula Von Der Leyen non avesse messo tutto ciò nel conto del suo grande disegno. Da un lato ha il merito di aver costruito un robusto progetto per rilanciare l’Unione, dall’altro ha avuto eccessiva fiducia nei governi europei o nella maggioranza di essi. Non capita a molti di avere una seconda occasione. A Ursula si e deve mettere in campo una forza straordinaria per riprendere un cammino oggi molto accidentato.
La visione di Mario Draghi
Punti qualificanti come innovazione, indipendenza e sicurezza energetica per l’Europa da costruire sono stati studiati anche da Mario Draghi nel suo documento “Il futuro della competitività europea”. Come fa il vecchio Continente a sottrarsi a una ricostruzione sostenibile, unica via per non arrendersi ai cambiamenti climatici. Ci vogliono tecnologie ? L’Europa può competere ? Sicuramente, risponde Draghi, e può fare anche meglio di molti altri. La decarbonizzazione del sistema economico è la vera posta in gioco, su cui evidentemente bisogna accelerare. Il mix di fonti energetiche, di cui parliamo da tempo, rappresenta la gradualità verso traguardi che non possono essere di una sola parte politica o di un solo governo.
Tecnologie, investimenti e consenso sono i cardini di qualcosa che va realizzato se non si gioca a nascondino. In questo la nuova Commissione europea deve liberarsi di zavorre burocratiche, di appendici garantiste degli interessi , di ogni apparato ideologico o strumentale e non deludere chi ancora crede e lavora per un Europa unita. Il caso dell’opzione sull’idrogeno con la creazione di un nuovo organismo è paradigmatico della debolezza che sta logorando l’Ue. Se pensi di affrontare un cambiamento epocale con le vecchie armi della politica non arrivi da nessuna parte. La sostenibilità senza consenso è una parola vuota. Prima ce ne convinciamo, meglio è.