Gli edifici sono elementi dello spazio esistenziale che ci circonda, prolungano all’esterno l’ordine interno, un’espansione simpatetica del senso che abbiamo di noi stessi. I pezzi disponibili per costruire il mondo sono sempre gli stessi, ma in una sintassi di luoghi, tracce, schemi e confini è importante la coreografia che li lega. Parlando di luoghi, un luogo coperto o all’aperto dove riunirsi, discutere o assistere a uno spettacolo ha molta importanza per la nostra dimensione “esteriore”. La pubblica abitabilità di una piazza, Piazza S. Marco a Venezia ad esempio, ci dona la sensazione di sentirci a proprio agio e di percepire gli spazi comuni come propri. L’idea di caverna può invece trasformarsi in un grandioso luogo pubblico come il Pantheon.
I percorsi in sé sono di una limitata varietà. Possono essere una combinazione di linee rette e curve, e le decisioni lungo la strada sono spesso determinate dall’esperienza: un incrocio può decidere il tempo del viaggio, ma non complicare il percorso o determinare una scelta, mentre un bivio necessariamente costringe a scegliere. Si può salire o scendere, e decidere di collocare le strutture architettoniche in alto o in basso per valorizzarne o sminuirne l’importanza. In molti casi (vedi le grandi costruzioni barocche, una per tutte la scalinata di Trinità dei Monti che sovrasta Piazza di Spagna a Roma), la salita, la discesa e le soste assorbono nel cammino l’obiettivo finale. Tutto il divertimento è nel camminare e anche nell’immaginare i luoghi che il corpo non può raggiungere. L’immaginazione estende il campo dei movimenti fisici e la ricchezza dei percorsi. Mentre gli occhi scorrono sulle complesse strutture di una cupola, trascinano il corpo su sentieri che si possono immaginare ma non percorrere. I due movimenti separati, quelli del corpo e quelli dell’occhio, possono anche creare sollecitazioni contraddittorie, come in Piazza San Pietro a Roma, esempio straordinario di raffinate chiavi visive (il colonnato con le statue più grandi vicino alla facciata e più piccole vicino all’ellisse) e percezioni sensoriali diverse (senso di grande intimità e lunghe distanze da percorrere).
Un altro esempio tipico dell’importanza del sentiero è l’itinerario dei pellegrinaggi, in cui il percorso stesso costituisce l’aspetto fondamentale dell’esperienza. Percorsi in salite circolari o praticati in ginocchio sono versioni elaborate dei sentieri. Gli schemi, i sistemi che interconnettono e danno il senso agli spazi delimitati, formati da tracce e punti fermi (riferimenti), costituiscono le piante delle città e variano con le differenti concezioni culturali o gli eventi contingenti. Le preoccupazioni per la sicurezza impongono confini fortificati, le zone commerciali e residenziali presentano stradine irregolari senza alcun disegno apparente, come nelle città mediorientali (schemi tipicamente “haptic”). In altre città, le differenze funzionali tra le arterie principali che conducono al cuore della città e le strade minori dei quartieri creano un sistema radiale. I sistemi a reticolo e le piante a geometria regolare sono invece potentemente ambigui, al tempo stesso autoritari (definiti a priori) e democratici (i settori sono intercambiabili).
L’ultimo aspetto da considerare sono i confini. Le facciate, confini per antonomasia, guardano al di là del limite. E molti confini sono scenografici, come le terrazze o i bastioni che dominano lo spazio dall’alto. Le mura, dalla Grande Muraglia in giù, sono generalmente esplicite nella loro funzione di esclusione, ma a volte hanno una doppia funzione: le mura di Marrakesh in Marocco, ad esempio, erette per difendere la città, proteggono anche le bancarelle che vi si appoggiano all’esterno in tempi di pace.
A conclusione di questo breve excursus, spero di aver chiarito quanto il mondo sia ricco di suggestioni nel rapporto che esiste tra l’immagine che abbiamo del nostro paesaggio interiore e il riscontro che si trova all’esterno.