L’articolo 2 della Legge europea sul clima[1] prevede che: le emissioni e gli assorbimenti di gas serra a livello dell’Unione, disciplinati dalla normativa unionale, devono essere bilanciati, all’interno dell’Unione al più tardi entro il 2050, riducendo così le emissioni nette a zero entro tale data, e l’Unione deve puntare successivamente a conseguire emissioni negative.

Per raggiungere l’obiettivo della neutralità climatica di cui all’articolo 2, è necessaria una riduzione interna delle emissioni nette di gas serra (emissioni al netto degli assorbimenti) di almeno il 55%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030. Nell’attuare l’obiettivo, le istituzioni competenti dell’Unione e gli Stati membri devono aumentare l’assorbimento tramite i “Pozzi naturali”[2].

Il contributo degli assorbimenti netti, per conseguire l’obiettivo climatico dell’Unione per il 2030, è limitato a 225 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Al fine di migliorare il pozzo di assorbimento di carbonio dell’Unione, in linea con l’obiettivo di conseguire la neutralità climatica entro il 2050, l’Unione mira a conseguire un volume maggiore di assorbimento di carbonio netto, tramite i suoi pozzi, entro il 2030.

Per raggiungere l’obiettivo, la Commissione ha ritenuto necesario includere una tassazione sulle emissioni derivanti dal trasporto aereo e vavale e accentuare le attenzioni sulle attività LULUCF[3],

Per quanto riguarda l’Aviazione internazionale, l’ambito di applicazione dell’UE riguarda le emissioni di CO2 dei voli, tra gli Stati membri dell’UE, e i voli in partenza per: Islanda, Norvegia, Svizzera e Regno Unito. Vengono anche comprese le emissioni di CO2 provocate  dai vol tra gli Stati membri dell’UE e le Regioni ultraperiferiche[4]

Secondo la direttiva EU ETS rivista, dal 1° gennaio 2027, i voli che coinvolgono paesi terzi che non applicano il regime CORSIA[5] dell’ICAO[6] saranno coperti anche dall’EU ETS, ad eccezione dei voli che coinvolgono la maggior parte dei piccoli paesi insulari e Paesi meno sviluppati.

 

Trasporto marittimo

 

Il trasporto marittimo contribuisce per circa il 3-4% delle emissioni totali di CO2 dell’UE. Nel 2023, le emissioni del settore, come raccolte ai sensi del Regolamento sul monitoraggio, la comunicazione e la verifica[7] , ammontavano a 126,7 milioni di tonnellate di CO2 se si considerano tutte le emissioni derivanti dai viaggi da e verso i porti SEE[8].

A seguito della revisione della direttiva ETS, l’EU ETS ha iniziato a coprire la giusta quota dell’UE delle emissioni di CO2 delle grandi navi che fanno scalo nei porti dell’UE, a partire dal 1° gennaio 2024. Per un’introduzione graduale del settore, per l’anno 2024 le compagnie di navigazione dovranno cedere quote per coprire il 40% delle emissioni segnalate nell’ambito dell’EU ETS.

Tale quota salirà al 70% per il 2025 e al 100% dal 2026 in poi. Le emissioni diverse dalla CO2 (metano e protossido di azoto) saranno già segnalate nel 2024, ai sensi del regolamento sul monitoraggio e la comunicazione, e saranno incluse nell’ambito del sistema ETS dell’UE a partire dal 2026.

Per quanto riguarda l’ambito di applicazione dell’UE: emissioni di gas serra, vale a dire CO2 e, dal 2026: CH4[9] e  N2O[10]; da navi cargo e passeggeri, di stazza lorda pari o superiore a 5.000 GT[11], si interverrà come segue:

  1. i) 50% delle emissioni derivanti da viaggi in partenza da un porto al di fuori della giurisdizione di uno Stato membro dell’UE, e in arrivo in un porto sotto la giurisdizione di uno Stato membro dell’UE;
  2. ii) 50% delle emissioni derivanti da viaggi in partenza da un porto sotto la giurisdizione di uno Stato membro dell’UE e in arrivo in un porto al di fuori della giurisdizione di uno Stato membro dell’UE;

iii) 100% delle emissioni derivanti da viaggi in partenza da un porto sotto la giurisdizione di uno Stato membro dell’UE e in arrivo in un porto sotto la giurisdizione di un altro Stato membro dell’UE;

  1. iv) 100% delle emissioni all’interno di un porto sotto la giurisdizione di uno Stato membro dell’Unione

 

LULUCF

 

La nuova normativa LULUCF stabilisce due periodi di conformità

Dal 2021 al 2025: la valutazione dei progressi degli Stati membri si basa sulle emissioni e sugli assorbimenti “contabilizzati” nel settore fondiario, tenendo conto dei parametri di riferimento storici per le attività di uso del suolo, come il livello di riferimento forestale per la gestione sostenibile delle foreste.

Regola del “credito” e del “no-debit”

In tutte le categorie di terreni, uno Stato membro deve soddisfare la regola “no-debit”, ovvero le emissioni “contabilizzate” non superano gli assorbimenti “contabilizzati”. Se uno Stato membro mostra più emissioni contabilizzate rispetto agli assorbimenti contabilizzati, ha un “debito” e pertanto non è in linea con la regola “no-debit”.

Al contrario, se uno Stato membro mostra più assorbimenti contabilizzati, rispetto alle emissioni contabilizzate, ha un “credito” e pertanto soddisfa il requisito della regola “no-debit”. Se la regola “no-debit” non viene soddisfatta in uno Stato membro, sarà in grado di utilizzare una serie di flessibilità per compensare il debito netto (ad esempio acquistando crediti da altri Stati membri). Se rimane un debito netto dal primo periodo di conformità, anche dopo aver utilizzato tutte le flessibilità, questo debito verrà trasferito sul conto ESR- Effort Sharing Regulation[12], dello Stato membro

Dal 2026 al 2030: le regole di rendicontazione sono semplificate e si basano sulla somma delle emissioni e degli assorbimenti segnalati in tutte le categorie di terreni, con i parametri di riferimento storici completamente aboliti.

L’obiettivo UE rivisto richiede che l’UE aumenti i suoi assorbimenti netti basati sul territorio di ulteriori – 42 MtCO2eq, entro il 2030, rispetto alla media annuale del periodo 2016-2018. Questo obiettivo viene quindi distribuito tra gli Stati membri, mediante obiettivi nazionali vincolanti, per il 2030, in modo tale da richiedere a ciascuno Stato membro di aumentare la propria ambizione, nelle politiche nazionali, in materia di agricoltura e silvicoltura[13]

Gli Stati membri possono avvalersi di diverse flessibilità, nell’ambito del regolamento LULUCF. Le flessibilità generali includono la flessibilità con l’ESR[14], nonché i trasferimenti di eccedenze LULUCF tra Stati membri.

Se uno Stato membro non riesce a raggiungere il suo obiettivo o bilancio LULUCF, può dedurre le assegnazioni annuali di emissioni nell’ambito dell’ESR e trasferirle a LULUCF, fino all’importo necessario per raggiungere il suo obiettivo. Se uno Stato membro supera il suo obiettivo e bilancio LULUCF, può trasferire la sua eccedenza LULUCF a un altro Stato membro

Nello specifico, per il periodo dal 2021 al 2025, gli Stati membri hanno accesso al meccanismo di flessibilità per i terreni forestali gestiti, a condizione che l’UE, nel suo complesso, rispetti l’impegno “no-debit”. Gli Stati membri possono compensare le emissioni contabilizzate in eccesso, provenienti dai terreni forestali, a condizione da includere misure volte a garantire la conservazione o l’aumento dei pozzi forestali nelle loro strategie a lungo termine, ai sensi del regolamento sulla Governance dell’energia[15], oppure fornire prove di perturbazioni naturali, che sono sopraggiunte, e pianificare misure per prevenire o mitigare eventi simili in futuro.

Per il periodo 2026-2030, oltre alle flessibilità generali, il meccanismo di uso del suolo può essere utilizzato dagli Stati membri che non raggiungono il loro obiettivo, a condizione che l’UE, nel suo complesso, raggiunga il suo obiettivo per il 2030. Ciò include la compensazione per le perturbazioni naturali nonché una flessibilità dovuta: o agli effetti negativi delle cause, a lungo termine, del cambiamento climatico; o agli effetti negativi di una percentuale eccezionalmente elevata di suoli organici, sui terreni che sono stati rimossi.

 

Azioni per intensificare il monitoraggio del territorio

 

Il regolamento LULUCF richiede che tutti gli Stati membri istituiscano sistemi di monitoraggio, tra cui:

  • lo stock di carbonio del suolo e della biomassa,
  • dati migliori su terra, suolo e foreste.
  • quanto contenuto nella La proposta legislativa della Commissione per il monitoraggio del suolo e per il monitoraggio e la resilienza delle foreste,
  • nonché l’applicazione del Regolamento LULUCF rivisto[16]

Un settore fondiario resiliente, compresi suoli e foreste, sequestra e immagazzina più carbonio, mentre gli obiettivi LULUCF promuovono lo sviluppo sostenibile. Inventari dei gas serra migliorati, basati su dati di attività armonizzati e raffinati,e fattori di rimozione/emissioni, saranno fondamentali per facilitare l’azione. Dati migliorati, più tempestivi e mappati aiuteranno gli Stati membri e l’UE a identificare soluzioni politiche ottimali, mettendo tutti sulla buona strada, per raggiungere gli obiettivi climatici

 

Valutazione del rischio climatico europeo

 

I rischi climatici continueranno ad aumentare nei prossimi decenni, a causa dell’inerzia del sistema climatico, anche se ambiziosi tagli alle emissioni globali potranno ridurre i potenziali danni. Nello scenario migliore, che prevede una limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi, al di sopra dei livelli preindustriali, l’Europa dovrà imparare a convivere con un clima che sarà di 3 gradi più caldo, e di conseguenza dovrà essere in grado di far fronte a ondate di calore esponenzialmente maggiori e ad altri eventi meteorologici estremi.

La missione dell’UE sull’adattamento al cambiamento climatico, nell’ambito di Horizon Europe[17], il programma di finanziamento chiave dell’UE, per la ricerca e l’innovazione, è un pilastro significativo in questo sforzo. Supportando le regioni, le città e le autorità locali europee nei loro sforzi per costruire resilienza contro gli impatti del cambiamento climatico, la Missione mira a supportare almeno 150 regioni e comunità europee nel loro lavoro per raggiungere la resilienza climatica entro il 2030.

Le autorità regionali e locali che condividono l’ambizione della Missione hanno segnalato il loro interesse a firmare la Carta della Missione e ad aderire alla Missione. Hanno dichiarato il loro interesse e la loro disponibilità a cooperare, mobilitare risorse e sviluppare attività nelle rispettive regioni e comunità per raggiungere i loro obiettivi di adattamento.

I 311 firmatari della Mission Charter, nell’autunno del 2024, includono: 294 regioni e autorità locali dell’UE, che provengono da 25 Stati membri dell’UE; e 17 regioni e autorità locali, che provengono dai Paesi associati di Horizon Europe. Ci sono altri 63 Amici della Missione.

 

Progetto CLIMAAX[18] – Una migliore comprensione del rischio climatico a livello regionale

 

Il progetto CLIMAAX, finanziato dall’UE, incarna l’urgenza di supportare città e regioni nell’esecuzione di valutazioni accurate del rischi, poiché ciò è fondamentale per rafforzare la resilienza dell’UE al cambiamento climatico. Molte regioni e comunità europee hanno esperienza e risorse limitate per integrare i dati, i modelli e i concetti locali e globali, necessari per la valutazione  del rischio climatico. Il progetto CLIMAAX affronta questo problema.

Il progetto si basa su tre elementi chiave

  • un quadro per le valutazioni dei rischi regionali, che può essere applicato ovunque e tiene conto delle diverse condizioni e sfide sul campo;
  • una cassetta degli attrezzi gratuita, aperta e paneuropea progettata per consentire alle regioni di accedere ai set di dati europei e di sovrapporli ai propri dati locali;
  • finanziamenti per realizzare valutazioni del rischio regionale, utilizzando gli strumenti CLIMAAX

 

Ulteriore sviluppo dell’azione di adattamento dell’UE

 

L’AEA[19] ha pubblicato il primo Rapporto EUCRA[20] a marzo 2024, per aiutare a identificare le priorità politiche per l’adattamento ai cambiamenti climatici e per i settori sensibili al clima. Questa valutazione innovativa ha mobilitato oltre 100 scienziati in tutta Europa e ha classificato i 36 principali rischi climatici per l’Europa in cinque cluster:

  • cibo, i rischi derivanti dal caldo e dalla siccità per la produzione agricola sono già a un livello critico nell’Europa meridionale, ma anche i paesi dell’Europa centrale sono a rischio. In particolare, le siccità prolungate che colpiscono vaste aree rappresentano una minaccia significativa per la produzione agricola, la sicurezza alimentare e le forniture di acqua potabile. Come soluzione, anche un passaggio parziale dalle proteine ​​di origine animale alle proteine ​​di origine vegetale coltivate in modo sostenibile, ridurrebbe il consumo di acqua in agricoltura e la dipendenza dai mangimi importati.
  • salute, :il caldo è il fattore di rischio climatico più grave e urgente per la salute umana. A maggior rischio sono gruppi specifici della popolazione, come i lavoratori all’aperto esposti a caldo estremo, gli anziani e le persone che vivono in abitazioni mal costruite, in aree con un forte effetto isola di calore urbano o con accesso inadeguato al raffreddamento. Molte leve per ridurre i rischi climatici per la salute si trovano al di fuori delle politiche sanitarie tradizionali, come la pianificazione urbana, gli standard edilizi e le leggi sul lavoro.
  • ecosistemi, quasi tutti i rischi nel cluster degli ecosistemi richiedono un’azione urgente o più intensa, con i rischi per gli ecosistemi marini e costieri valutati come particolarmente gravi. Il rapporto dell’EEA ricorda che gli ecosistemi forniscono molteplici servizi alle persone e quindi questi rischi hanno un alto potenziale di riversarsi su altri settori, tra cui cibo, salute, infrastrutture ed economia
  • infrastrutture, :eventi meteorologici estremi più frequenti ed estremi aumentano i rischi per l’ambiente edificato e i servizi critici europei, tra cui energia, acqua e trasporti. Sebbene i rischi di inondazioni costiere siano stati gestiti relativamente bene in Europa, l’innalzamento del livello del mare e i cambiamenti nella tipologia delle tempeste possono causare impatti devastanti sulle persone, sulle infrastrutture e sulle attività economiche. Nell’Europa meridionale, il caldo e la siccità causano rischi sostanziali alla produzione, alla trasmissione e alla domanda di energia. Anche gli edifici residenziali devono essere adattati all’aumento del calore.
  • economia e finanza, :l’economia e il sistema finanziario europei si trovano ad affrontare numerosi rischi climatici. Ad esempio, gli estremi climatici possono aumentare i premi assicurativi, minacciare beni e mutui e aumentare la spesa pubblica e i costi dei prestiti. La sostenibilità del Fondo di solidarietà dell’UE è già gravemente minacciata a causa delle costose inondazioni e degli incendi boschivi degli ultimi anni. Il peggioramento degli impatti climatici può anche ampliare i divari assicurativi privati ​​e rendere più vulnerabili le famiglie a basso reddito

Otto di questi rischi sono urgenti e più della metà richiede azioni urgenti, principalmente per preservare gli ecosistemi, proteggere le persone dal calore, proteggere le persone e le infrastrutture da inondazioni e incendi boschivi e garantire la fattibilità dei meccanismi di solidarietà dell’UE.

La valutazione mostra che le politiche e le misure di adattamento dell’UE non tengono il passo con i rischi in rapida crescita. L’adattamento incrementale non sarà sufficiente ed è probabile che siano necessarie azioni urgenti, anche su rischi che non sono ancora critici, perché molte misure che migliorano la resilienza climatica hanno effetto con molta lentezza e agiscono  su periodi lunghi.

Il documento EUCRA stabilisce come l’UE può efficacemente anticipare i crescenti rischi legati al clima e costruire  una maggiore e migliore resilienza agli impatti del cambiamento climatico. Esso Individua le misure che devono essere implementate, dalle parti interessate, per soddisfare le proprie responsabilità (a livello UE, nazionale e subnazionale) e misure, sia per i decisori politici, sia  per il settore privato. Individua quattro aree orizzontali, in cui il progresso può migliorare sistematicamente la resilienza climatica dell’UE:

  • miglioramento della governance (in particolare chiarezza sull’implementazione della proprietà del rischio a livello nazionale);
  • migliori strumenti per responsabilizzare coloro che sono soggetti al rischio (in particolare strumenti che forniscano chiarezza sui dati e sugli scenari climatici);
  • sfruttare le politiche strutturali (pianificazione spaziale e protezione delle infrastrutture critiche negli Stati membri);
  • definire le giuste premesse per il finanziamento della resilienza climatica

 

Emissioni totali di CO2, per settore, 2023

 

Trasporti:                              31 %

 

  • autovetture 13 %
  • Camion leggeri   3 %
  • Camion e buss   6 %
  • Altri trasporti   1 %
  • Aviazione iunternaz.   4 %
  • Navigazuine intern.   4 %

 

Energia                                  23 %

 

  • Produzione energia 18 %
  • Raffinazione   3 %
  • Emissioni fuggitive   2 %

 

Industria                               19 %

 

  • Energia per manifat. 11 %
  • Processi industr           8 %

Edifici                                    13 %  

 

  • Residenziali   8 %
  • Comm e istituz   3 %
  • e pesca   2 %

 

Agricoltura                           11 %

 

  • Bestiame   7 %
  • Altre emissioni   4 %

 

Rifiuti                                      3 %

 

Totale                                    100 %

(Fonte SWD (2024) 249 pag 26)

 

Conclusioni

 

L’UE e i suoi Stati membri hanno compiuto notevoli progressi nella comprensione dei rischi climatici che devono affrontare e nel prepararsi ad affrontarli. Le valutazioni nazionali del rischio climatico sono sempre più utilizzate per orientare lo sviluppo delle politiche di adattamento. Tuttavia, la preparazione della società è insufficiente, poiché l’attuazione delle politiche è in ritardo rispetto al rapido aumento dei livelli di rischio.

La maggior parte dei principali rischi climatici identificati nel rapporto sono considerati “comproprietà” dell’UE, dei suoi Stati membri o di altri livelli governativi. Per affrontare e ridurre i rischi climatici in Europa, la valutazione dell’AEA sottolinea che l’UE e i suoi Stati membri devono lavorare insieme e coinvolgere anche i livelli regionale e locale, quando è necessaria un’azione urgente e coordinata.

Ci sono ancora molte lacune nella conoscenza dei principali rischi climatici individuati nel rapporto dell’AEA. L’UE può svolgere un ruolo chiave nel migliorare la comprensione dei rischi climatici e della loro titolarità, nonché nel modo di affrontarli attraverso la legislazione, adeguate strutture di governance, monitoraggio, finanziamenti e supporto tecnico, afferma il rapporto. Tali nuove conoscenze costituirebbero anche un contributo determinante, per una successiva valutazione europea del rischio climatico.

Gli Stati membri hanno stanziato rispettivamente il 56,9% (22,2 miliardi di EUR) del loro Fondo di coesione (FC) e il 32,6% (69,9 miliardi di EUR) delle loro dotazioni del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) all’azione per il clima. Inoltre, si prevede che circa il 24,4% dei 10,7 miliardi di EUR di fondi Interreg, finanziati dall’UE, finanzierà misure rilevanti per il clima.

I programmi del Just Transition Fund (JTF) mobilitano 19,2 miliardi di euro di investimenti dell’UE per aiutare le persone e i luoghi che soffrono di più della transizione verso la neutralità climatica. Oltre al JTF, gli altri 2 pilastri del Just Transition Mechanism mobiliteranno 28 miliardi di euro da investimenti pubblici e privati per affrontare gli effetti sociali ed economici della transizione.

 

 

[1] Regolamento UE 1119/2021

[2] I Pozzi naturali sono la vegetazione, il suolo e gli oceani.

[3] LULUCF, Land Use, Land Use Change and Forestry:  Uso del Suolo,Cambiamento di Uso del Suolo, e Foreste

[4] Regioni OMR, sono 11: Martinica, Mayotte, Guadalupa, Guyana francese, Riunione, Saint-Martin, Madeira, Azzorre, Isole Canarie.

[5] Carbon Offsetting and Reduction Scheme- CORSIA, si tratta di un Programma di compensazione delle emissioni a livello mondiale, introdotto nel 2016, che mira a contrastare le emissioni di CO2, emesse  dall’aviazione internazionale. CORSIA funziona come un sistema di compensazione globale, in cui le compagnie aeree e gli operatori di aeromobili compensano qualsiasi aumento delle emissioni di CO2 al di sopra dei livelli pre-COVID-19, registrati nel 2019-2020. Questo approccio garantisce la stabilizzazione delle emissioni nette di CO₂ dell’aviazione, pur perseguendo parallelamente altre vie, per ridurre le emissioni, tra cui: i progressi tecnologici, i carburanti sostenibili per l’aviazione, miglioramenti operativi e le migliorie infrastrutturali.

[6] ICAO, Organizzazione Internazionale dell’Aviazione Civile.

[7] Regolamento (UE) 2015/757 del 29 aprile 2015, concernente il monitoraggio, la comunicazione e la verifica delle emissioni di gas a effetto serra generate dal trasporto marittimo e che modifica la direttiva 2009/16/CE

[8] SEE, Spazio Economico Europeo: Islanda, Norvegia, Liechtenstein

[9] CH4, Metano

[10] N2O, Ossido di azoto

[11] GT,  Stazza lorda di una nave, dove GT = K1 V, laddove: V è il volume complessivo di tutti gli spazi chiusi della nave, espresso in metri cubi; K1 = 0,2 + 0,02 log10 V.

 

[12] L’ESR, Condivisione degli Sforzi, è regolato dal Regolamento UE (2018) 852

[13] Handbook on the updated LULUCF Regulation EU 2018/841 Guidance and orientation for the implementation of the updated Regulation Version: 2 Date: 13.05.2024 EEA activity: FRAMEWORK SERVICE CONTRACT EEA/CET/22/001

[14] Cfr nota 12

[15] Regolamento UE 2018/1999, Governance dell’energia

[16] Regolamento (UE) 2023/839 del 19 aprile 2023

[17] Horizon Europe ha lanciato cinque Missioni di ricerca e innovazione, finalizzate ad aumentare l’efficacia dei finanziamenti perseguendo grandi obiettivi chiaramente identificati e a risolvere alcune delle più grandi sfide del nostro tempo. Le 5 Missioni dell’UE di Horizon Europe: Cancro; Adattamento aiu cambiamenti climatici; Risanamento degli oceani e delle acque; 100 città climaticamente neutrali per il 2030; La tutela del suolo rappresenta la tutela della vita

[18] CLIMAAX ha il compito di fornire supporto finanziario, analitico e pratico per migliorare i piani regionali e locali che affrontano le tematiche di gestione dei rischi naturali, delle emergenze che ne derivano e di adattamento ai cambiamenti climatici. Il risultato principale sarà un’accelerazione dimostrata della progettazione e dell’attuazione di piani regionali di gestione del rischio, per l’adattamento climatico e la risposta alle emergenze. Iniziato nel gennaio 2023 e con termine previsto per dicembre 2026, CLIMAAX è anche progettato per contribuire in modo significativo all’armonizzazione e al consolidamento della pratica delle Valutazioni del Rischio Climatico (Climate Risk Assessment, CRA), lasciando un’eredità sostanziale per le prossime iniziative europee.

 

[19] AEA: Agenzia Europea per l’Ambiente

[20] EUCRA-European Climate Risk Assessment