Roberto Saviano è una delle imperfettibili icone sul fronte dell’antimafia. Un versante non proprio omogeneo perché registra un sacco di infiltrati. Come il ‘ndranghetista che ha cercato di ripulirsi l’immagine collaborando con il gruppo Abele di Torino o come dimostra lo scandalo del siciliano Montante, simbolo minore di un fronte che a tratti sembra un Ministero. Roberto Saviano non fa mai mancare una firma a un appello e mai rinuncia a esibire un politicamente corretto che solo all’apparenza funziona come tale. Invaghito da sempre di Emma Bonino, fino al punto di candidarla a Presidente della Repubblica (Ma lei si è tirata indietro: “Era una possibilità di 25 anni fa”) dimentico dei flirt della stessa con Silvio Berlusconi per ragioni di rappresentanza elettorale, l’autore di Gomorra viene bersagliato dalla pubblicistica di destra per qualche inevitabile scivolone in un percorso frammentato oltre che complicato.
Gli rimproverano un caso di plagio, il loft newyorchese, persino l’uso della scorta, un articolo frivolo su Vanity Fair di commento alle foto esibizioni di una modella. Gossip che non ne intaccano l’unidimensionalità ben rappresentata dall’irresistibile caricatura di Crozza. Oltre che un’icona infatti Saviano è un brand, una prodigiosa macchina da guerra editoriale, obbligata a sfornare da contratto libri a ripetizione che però, inevitabilmente, non riproducono più l’incanto di Gomorra. Paladino dell’antimafia Saviano deve fare i conti anche con il mercato giornalistico. E questo spiega il suo repentino passaggio da Repubblica al Corriere della Sera. Ma il vulnus che vogliamo rappresentare appartiene a tutt’altra tipologia. Come si concilia lo scrittore di Gomorra con lo sceneggiatore di Gomorra, la fortunata serie di Sky giunta all’epilogo finale con la morte dei due protagonisti (attori mediocri secondo noi) dopo dieci anni di saga con vendita relativa a 139 Paesi del mondo e indiscutibile successo planetario? Il libro era un atto di accusa di un potenziale affiliato che aveva vissuto dall’interno la camorra e i suoi meccanismi. La serie tv è una deflagrante e poco controllata involontaria pubblicità a boss che diventano miti mediatici, in totale assenza del contraddittore, cioè delle istituzioni (lo Stato, l’ordine pubblico, la polizia).
In definitiva le ragioni di commerciali di cassetta contraddicono l’edificazione dell’antimafia fino a far assurgere come assoluti protagonisti personaggi che nella serie tv non sono più simboli negativi. Come se lo scrittore dottor Jeckill diventasse un Mr. Hyde al servizio dell’incasso. Così c’è un Saviano multi-uso. E che ognuno prenda quello che gli fa più comodo anche se la coerenza richiederebbe un più misurato uso delle proprie indubbie doti. Forse consapevole della contraddizione in sede di presentazione della fiction Saviano ha aggiunto: “Non ci sono eroi”.
Già, peccato che alla fine i protagonisti risultino come tali.