Come ho già scritto sul nostro sito, le analisi geopolitiche, le grandi strategie, le cronache di avanzamenti e ritirate degli eserciti in Ucraina non mi interessano più. Come ho scritto nel mio precedente articolo “Le ragazze di Kiev” ho lavorato in Ucraina per tanto tempo e quindi in questo orrendo momento voglio stare con loro con le ucraine gli ucraini e tutti gli innocenti uccisi, feriti o privati della loro casa e di una vita normale.
Irina Medved ha lavorato a lungo con me nell’università economica di Kiev, una donna e una famiglia come le nostre, figlia di un medico e moglie di un imprenditore. Hanno portato le loro bambine Anna e Maya in un paesino vicino alla frontiera, ma poi, qualche giorno fa, sono tornate a Kiev per vedere se avevano ancora una casa. La casa per fortuna c’era, ma lungo la strada Anna e Maya hanno visto per la prima volta la distruzione e hanno chiesto alla mamma: “Perché mamma?” Qualcuna di voi nonne e madri di TUTTI Europa 2030 sanno dar loro una risposta?
Irina mi ha scritto per pregare noi italiani di non abituarci alla loro tragedia. Ecco quello che mi scrive:
Ciao caro Alessandro!
Ieri la mia Kiev è stata di nuovo crudelmente attaccata…
Volevo solo condividere alcune righe, scritte ieri mattina:
#non_abituatevi_alla_guerra_in_ucraina
Un’altra mattina…
Ventilata, fresca e soleggiata
Una tazza di caffè, la TV, due fette di pane tostato con il miele
Ma niente sole,
niente aria…
niente vita
Nel petto solo il dolore lancinante di un coltello
Le notizie del mattino
ci riportano alla realtà…
Ti senti abusato
Per la miliardesima volta ancora
Il cervello cerca di cambiare…
…per fottere la realtà
Ma non si possono mai cambiare
I numeri dei bambini uccisi
Anna e Maya ridono in queste bellissime foto: vi sembrerà banale parlare di quello che la guerra fa agli esseri umani, forse è solo l’emozione di qualcuno come me, che non è più un giovane.
L’orrore adesso è maledettamente vicino e Anna e Maya. Rischiano la loro vita e quella dei loro cari, di non poter incontrare alcuni compagni di scuola, di non giocare più nel piccolo parco vicino a casa.
L’Ucraina è un monito, quello di un orrore sempre in agguato e che potrebbe riguardarci ancora più da vicino.
Foto di Irina Medved
Cara Irina noi di TUTTI EUROPA VENTITRENTA non accettiamo l’orrore e non dimentichiamo voi tre e la guerra in Ucraina.
Dear Irina, all founders and authors of TUTTI EUROPA VENTITRENTA will never forget you and the girls and we will never get used to the war in your country.