Il nostro Paese si colloca fra gli ultimi dei paesi europei occidentali sia per l’alfabetizzazione scientifica, sia per quella digitale e si colloca fra gli ultimi dei paesi più sviluppati per investimenti in ricerca ed innovazione.
L’istruzione scolastica è nel nostro paese di matrice storico-letteraria ed ha senz’altro grandi meriti, ma rispetto alla rapida innovazione cui assistiamo in questi decenni, è mancata una formazione parimenti attenta alle materie scientifiche e tecniche.
In generale constatiamo che i vari governi succedutesi, dopo il fausto periodo del “boom economico”, hanno sempre trascurato sia il mondo dell’istruzione, sia quello della ricerca e sviluppo. Un dato dell’“Education and training monitor 2020” della UE rende palese quanto appena detto: la spesa pubblica per l’istruzione è diminuita complessivamente del 7 % nel periodo 2010-2018 e nello stesso periodo la spesa per l’istruzione superiore è stata ridotta del 19%, eppure si sarebbe dovuto rispondere ad una crisi economica e finanziaria proprio investendo in formazione ed innovazione, come fatto, per esempio, dal Giappone.
Una delle ragioni dei nostri ritardi è la diffusione, non opportunamente contrastata, della pseudoscienza che, avvalorando pregiudizi, ragionamenti falsi o sbagliati, credenze antiscientifiche e complottistiche, di fatto intralcia o depaupera i corretti processi dei decisori politici e nel micro può danneggiare altri concittadini, oltre al soggetto “credulone”, se non in mala fede.
Un aggiornato esame a livello mondiale è effettuato dallo studio World Value Survey (WVS) che mette in luce come le società umane si siano evolute dalla forma basata sull’autorità tradizionale, in cui prevalgono un’economia ed una comunità chiuse ed una forte dipendenza dai valori religiosi ad una forma basata sulla autorità razionale e della legge e l’attenzione alle sorti individuali. Questo processo si è realizzato pienamente in alcuni paesi (p.es quelli scandinavi e quelli di tradizione anglosassone), abbastanza realizzato in paesi quali l’Italia ed i paesi asiatici di tradizione confuciana, non realizzato ed anzi avversato in molti paesi dell’Asia e dell’Africa, l’esempio drammaticamente di attualità è l’Iran: una teocrazia oscurantista dove l’individuo non conta e tutta la società è aggiogata a restrizioni e divieti. Non è certo un caso che il progresso, la ricchezza media individuale, il tasso di istruzione, l’investimento in ricerca e innovazione caratterizzano i paesi maggiormente basati sulla razionalità.
Nei paesi democratici e più sviluppati, avvalorare processi decisionali razionali ha consentito grandi avanzamenti materiali (più salute, facilità di viaggiare, più possibilità di comunicare anche a grandi distanze, lavori più sicuri e meno faticosi, condizioni di vita domestica molto migliorate, ecc.) ed ha contribuito, superando pregiudizi e infondati atteggiamenti discriminatori, ad importanti avanzamenti sociali (più diritti, meno guerre, più tolleranza, minore discriminazione razziale, maggior parità di genere, minori torture e condanne a morte, più istruzione, ecc.).
I risultati incontestabili di questi progressi sono molteplici a livello mondiale, citiamo per esempio la malnutrizione che oggi è inferiore al 10%, mentre nel 1950 era al 50%; l’aspettativa media di vita che nell’800 era di circa 40 anni ed oggi è salita a 72 anni: l’86% della popolazione mondiale è oggi alfabetizzata, mentre nella metà dell’Ottocento lo era solo il 12%.
L’Italia ha storicamente accumulato i suoi ritardi a causa del forte condizionamento imposto dalla chiesa cattolica che si è sempre opposta (e tuttora si oppone) alle novità ed alla perturbazione della tradizione. Eppure, proprio durante il Rinascimento, l’Italia era uno dei paesi più avanzati al mondo per la scienza moderna; poi con la Controriforma fu scelto di difendere ad oltranza la teologia dei dogmi medievali e ciò condusse all’abiura imposta a Galileo ed alla chiusura dell’Accademia dei Lincei e dell’Accademia del Cimento. Dalla metà del Seicento gli studi scientifici furono di fatto osteggiati negli stati italiani, mentre nell’Europa del Nord il protestantesimo li ha incentivati, considerandoli congeniali alla crescita individuale. Anche se dopo l’Unità d’Italia formalmente i freni sono stati aboliti, l’asservimento ai dogmi religiosi è rimasto caratteristico per alcune formazioni politiche e ben ricordiamo le battaglie che furono fatte ai tempi del divorzio e poi dell’aborto, fino alla discriminazione che in questi giorni ha colpito i figli di coppie omo-genitoriali. Il solito atteggiamento di diminuire i diritti di alcuni per dimostrarsi difensori di dogmi religiosi che nulla hanno a che fare con lo sviluppo della società.
Quella delle pseudoscienze è una forma di ruggine che corrode sia il sistema sociale, sia l’individuo e che si sta ampiamente diffondendo, nonostante il progresso, nella nostra società. Sarebbe molto lungo poter affrontare scientificamente il problema e si rimanda all’ottimo libro di Corbellini “Nel paese della pseudoscienza”. Ci limitiamo, in maniera semplicistica, ad indicare una parte di queste credenze e a illustrare alcuni effetti sotto i nostri occhi.
Le Pseudoscienze sono l’insieme delle credenze che molte persone sostengono, pur non essendo basate su alcuna certezza scientifica o concreto risconto nella vita quotidiana. Si tratta in genere di pregiudizi o dicerie tradizionali cui persone più semplici credono in buona fede (alcuni invece le propalano per interesse venale o politico e dovrebbero essere giudicati per questo). Elenchiamo le principali credenze: l’astrologia, i numeri fortunati e altre superstizioni, la percezione extrasensoriale, i consigli dei sogni, i rituali individuali o di società, gli incontri con gli alieni, la Terra piatta, il destino che influisce direttamente sulla vita e poi quelle collegate alla sfera della salute: l’omeopatia, il credere in metodi di cura “miracolosi” (p.es. Stamina), il timore verso i vaccini, la pericolosità degli ogm, il credere nel potere di maghi, fattucchiere e guaritori, ecc.
C’è un solo vaccino alle pseudoscienze: l’istruzione, un bene prezioso cui spesso non diamo il giusto peso. Essa permette di coltivare e ben indirizzare l’intelligenza personale che è un fattore strategico per ben condurre la propria vita. Chi non vuole o può migliorare il proprio grado d’istruzione in passato si rimetteva in genere al giudizio delle persone più preparate che conosceva; ora il feeling è cambiato, molti non istruiti leggano sui siti internet, scambiano idee sui social, scelgono in tv le trasmissioni più congeniali e si radicalizzano nei loro pregiudizi e nelle idee pseudoscientifiche e complottiste. È importante rendersi conto che i mezzi di comunicazione, ed in particolare i social media, fungono da megafono per queste idee inconsistenti a volta per pura ignoranza, ma spesso per interessi politici o economici. Alcuni passi avanti sono stati effettuati, per esempio l’autorità che sorveglia le “fake news”, i siti social stessi che cancellano affermazioni false o ingiuriose o pericolose (ricordiamo il sacrosanto ostracismo per Trump, quando di fatto ispirò la baraonda di Capitol Hill).
Il fatto che qualcuno creda agli oroscopi (ancorché mi ha sempre dato fastidio che la TV pubblica preveda e paga astrologi in varie trasmissioni come fossero esperti) o che eviti di passare sotto le scale o che pensi di avere un numero fortunato, non ingenera alcun danno per il soggetto, né per la società. La cosa assume contorni diversi se da queste credenze il soggetto subisce qualche danno personale, per esempio inizia a sperperare i soldi inseguendo i numeri “magici” o non è più affidabile in famiglia o sul lavoro a causa di “suggerimenti” strani arrivati da maghi e fattucchiere.
Quando invece l’utilizzo delle pseudoscienze sono uno strumento per promuovere iniziative politiche ignorando gli impatti negativi su altri cittadini e/o sulla società, bisogna avere la fermezza nell’opporsi con forza ed immediatezza. Un esempio deleterio l’abbiamo avuto durante la prolungata pandemia con i no-vax. Le sciocchezze ascoltate durante quel periodo furono numerose nelle trasmissioni che ospitavano questi “disinformatori professionali”. Li ospitavano perchè “facevano ascolto”, essendo voci dissonanti ancorché folkloristiche, attirando l’ira e lo sconcerto delle persone mediamente informate e il plauso dei complottisti militanti. La cosa grave fu che non pochi leader di partiti (a iniziare da quelli dell’allora opposizione), alcuni dei quali avevano intralciato e criticato in maniera disinformata le attività di protezione della sanità pubblica sia nel ’20, sia nel ’21; hanno cavalcato, dopo l’avvio della vaccinazione, questa ondata dei no-vax, fino al gravissimo episodio dell’autunno ’21 con la manifestazione del 9/10/21 a Piazza del Popolo, subito egemonizzata dai militanti neo-fascisti che, prima tentarono di attaccare Palazzo Chigi, poi riuscirono a eludere l’esigua presenza di forza pubblica per sferrare un attacco alla sede della CGIL.
Anche sugli argomenti dello sviluppo sostenibile e dei cambiamenti climatici, a fronte di decenni di studi e di complesse e faticose trattative internazionali coronate dall’accordo del 1995 dei 193 paesi delle Nazione Unite sull’Agenda 2030 si assiste al controcanto della pseudoscienza. Si va dalle credenze strampalate dei “terrapiattisti”, ai dubbi di chi sostiene, senza alcuna evidenza, che l’uomo è sempre in grado di risolvere i problemi che incontra, alle forze politiche negazioniste (Trump e Bolsonaro sono stati i vessilliferi), fino alle posizioni tiepide ed incongruenti di alcune forze che non negano le problematiche, ma non agiscano per contribuire ad un cambiamento o lo fanno con minimo impegno. Eppure negli anni Cinquanta Roman Gary nel suo capolavoro “Le radici del cielo”, con incredibile lungimiranza, indicò l’emergenza ambientale come la sfida con cui l’umanità doveva confrontarsi per sopravvivere sulla Terra. Cosa vogliamo fare? Chiudere gli occhi e attendere oppure credere nelle fandonie oppure finalmente agire in maniera conseguente?
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