Per gentile concessione dell’autore- collaboratore sin dal primo numero di Tutti Europa ventitrenta- pubblichiamo l’articolo apparso su www. FIRSTonline del 11 maggio 2023.

 

Il Parlamento ha approvato una mozione che inserisce l’energia dai reattori nella strategia della decarbonizzazione. Parla il Prof. Giuseppe Zollino.

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Il nucleare esce dalle nebbie della politica italiana. L’opzione energetica passata in mezza Europa includendo i reattori di terza generazione nella tassonomia Ue, è stata votata alla Camera dei deputati. Può darsi che il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ne parli oggi al G7 delle Finanze che si è aperto a Niigata in Giappone. Nei tre giorni di vertice si parlerà di economia globale, climate change ed investimenti. L’Italia ha l’occasione di mettere in evidenza il nuovo approccio alla transizione ecologica. Alla Camera il confronto è avvenuto su due mozioni: una della maggioranza e un’altra del gruppo di Azione-Italia Viva. Il testo approvato rafforza il percorso per l’uscita dalle fonti fossili e fa affidamento su più vettori energetici. Pd, 5 Stelle e Alleanza Verdi- Sinistra hanno protestato, ma l’Italia ha ora un documento parlamentare che può farla entrare in quella “alleanza per il nucleare” da cui è rimasta esclusa. Per chi si oppone al nuovo corso della politica energetica, c’è sempre tempo per riposizionarsi. Per la sinistra sarebbe grave se domani dovesse rispondere agli italiani di essersi (ri)trovata davanti ad «una scelta già fatta». Come per il termovalorizzatore di Roma, per dire.

Il nucleare di terza generazione nel mix energetico

“Ricerca e sperimentazione in questi ultimi decenni hanno fatto passi enormi: il nucleare di quarta generazione, secondo gli scienziati, è sicuro quanto pulito», hanno scritto Gilberto Pichetto Fratin e Vannia Gava, Ministro e viceministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica. In realtà, non si tratta di nucleare di quarta generazione, ma della tecnologia oggi disponibile. Chiariamo. «La mozione di Azione-Italia Viva fa esplicito riferimento, tanto in premessa che negli impegni, a quelle incluse nella tassonomia verde europea. Parliamo, dunque, di tecnologie già disponibili, sia rinnovabili che nucleari», ci spiega il Prof. Giuseppe Zollino, docente di tecnica ed economia dell’Energia all’Università di Padova. Il governo, tuttavia, cercherà con i partner europei di inserire le future centrali nel mix energetico nazionale. Piccola annotazione a margine. Dato che il ruolo-leader nel nucleare è della Francia, le polemiche di questi giorni tra i due Paesi rischiano di oscurare la buona volontà del nostro Ministro. Spazio alla diplomazia, allora. Ma torniamo al merito. Per la decarbonizzazione al 2050, fino a ieri la strategia italiana prevedeva l’utilizzo esclusivo di fonti rinnovabili: fotovoltaico, eolico e in misura minore biomasse. Sono necessarie, non c’è dubbio. Ma cosa è cambiato con il voto in Parlamento? «Le due mozioni approvate mostrano che in questo momento nel Parlamento italiano c’è una maggioranza larghissima che ritiene che per decarbonizzare l’Italia servono insieme nucleare e rinnovabili» risponde Zollino.

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Nella mozione presentata dall’ on. Daniela Ruffino di Azione, prima firmataria, si legge che l’Italia nei prossimi 30 anni «dovrebbe installare enormi quantità di impianti fotovoltaici, da 350 a 600 GW, a seconda della tipologia di pannelli e di sistemi di accumulo, contro gli attuali 25 GW. Per l’eolico ci vorrebbero fino a 50 GW rispetto agli 11,8 GW di oggi “. Tanti pannelli e tante pale eoliche a terra o in mare comporterebbero un enorme impatto sul territorio. L’ambiente ne risentirebbe senza grande costrutto energetico. Insomma un harakiri all’italiana.

Una rivoluzione copernicana, ma sicura.

«Nelle mozioni approvate vanno letti con attenzione anche i punti in premessa- aggiunge Zollino- non solo gli impegni. Infatti sono stati votati, punto per punto, premesse e impegni. Mi riferisco in particolare alle premesse della mozione di Azione-Italia Viva, approvate a larga maggioranza dalla Camera. Quei punti letti tutti insieme rappresentano una rivoluzione copernicana nell’approccio all’energia. Dicono che per ridurre le emissioni in Italia sino ad azzerarle, il mix tecnologico migliore include non solo rinnovabili ma anche nucleare. E lo dicono con numeri precisi, sulle potenze da installare, sull’occupazione di suolo, sui costi». Dal punto di vista operativo le centrali attenuerebbero i problemi legati alla variabilità, alla stagionalità e all’intermittenza di un mix fatto di sole fonti rinnovabili. Garantirebbero un’operatività di oltre 8.000 ore annue, rispetto alle circa 1.200-1.800 ore del fotovoltaico e alle 2 mila-3 mila ore dell’eolico. L’Italia dovrebbe costruire 7 centrali con reattori a fissione, cioè della terza generazione. E’ questo è il vero punto del nuovo corso. Nel mondo ce ne sono decine in costruzione che andranno ad accrescere l’attuale parco di 440 reattori nucleari. Timori, paure per la sicurezza? In Europa Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Finlandia, Francia, Ungheria, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia e Svezia il 28 febbraio scorso hanno sottoscritto un accordo di cooperazione sul nucleare. Evidentemente hanno messo al primo posto la sicurezza per i cittadini e si sono convinti che i reattori servono e non sanno pensieri. L’Italia dovrebbe aggiungersi a quel gruppo in base al documento approvato alla Camera. «Mi lasci anche dire che una mozione parlamentare sull’energia con numeri verificabili non è frequente”, aggiunge il Professore Zollino. Si, ma il dibattito sulle tecnologie, però, sembra ancora aperto. «Quanto alle tecnologie, la mozione di Azione-Italia Viva fa esplicito riferimento, tanto in premessa che negli impegni, a quelle incluse nella tassonomia verde europea. Parliamo dunque di tecnologie già disponibili, sia rinnovabili che nucleari».

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E sulla sicurezza? «Il nucleare dell’attuale generazione, la terza evoluta, è sicuro, pulito e idoneo a decarbonizzare, come ha certificato il Centro Comune di Ricerca. La cosiddetta quarta generazione comprende diverse tecnologie non ancora commercialmente diffuse. Per alcune di esse sono già in esercizio i primi prototipi, altre sono ancora in fase di sviluppo». In futuro potremo usarla anche noi dopo aver costruito le centrali? «Certamente, come accade in ogni campo, i vantaggi della quarta generazione la porteranno a soppiantare negli anni la terza. Come pure, una volta che sia disponibile la fusione, sono convinto ne faremo larghissimo uso». Il voto del Parlamento apre una strada, ma la costruzione delle nuove centrali non è dietro l’angolo, né scontata. Peraltro, abbiamo sul territorio le scorie delle vecchie centrali e la Società pubblica Sogin, incaricata delle bonifiche, è stata commissariata. “Abbiamo preso atto delle evidenti criticità gestionali della società e dei ritardi nel processo di localizzazione e realizzazione del deposito nazionale di superficie” hanno attaccato i deputati del partito di Carlo Calenda e la realtà dei rifiuti radioattivi sparsi per l’Italia è sotto gli occhi di tutti. Sui miliardi spesi, per ora sorvoliamo. Professore Zollino, senza mia troppa enfasi, siamo davvero a una svolta storica? “Il nucleare sicuro, pulito e competitivo ce l’abbiamo già disponibile. Per ricominciare a realizzarlo anche in Italia non abbiamo da attendere l’avvento di nuove tecnologie”. Per i risparmi di produzione di energia e di impatti sull’ambiente la mozione approvata ci ricorda che la Francia con il nucleare in 10 anni ha abbattuto dell’85 per cento la produzione di energia elettrica da fonti fossili. L’Italia si è rimessa sulla strada. E se anche la politica energetica ha bisogno di consenso non si abbia paura di spiegare per bene cosa serve e cosa non serve.

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