Introduzione

Qualsiasi accordo di pace con i terroristi è destinato a fallire. Lo rivela chiaramente oggi l’orrore scoppiato nell’unica democrazia del Medio Oriente.

Una nuova guerra – tra Israele e il gruppo militante palestinese Hamas – è diventata oggi l’argomento numero uno per tutti i media globali. È però molto importante capire chi sono i veri “burattinai” di questo terribile spettacolo. I fili si allungano ostinatamente fino ai partecipanti “ben noti”… Nelle notizie che abbiamo visto in questi giorni, gli ucraini hanno riconosciuto storie di Bucha, Borodyanka, Izyum… Le stesse immagini di crudeltà dimostrativa e gioioso sadismo, sterminio deliberato di civili. Ricordavamo molto chiaramente anche il nostro 24 febbraio. Il male ha lo stesso volto. Il male impunito aumenta sempre.

Sfortunatamente il Medioevo oscuro si sta diffondendo in tutto il pianeta… È molto importante imparare lezioni dalla nostra storia. Non dobbiamo permettere che il passato sconfigga il futuro.

Oggi invitiamo il lettore a ripercorrere le pagine del diario di una professoressa ucraina di Kharkiv. Da febbraio 2022 a ottobre 2023. Guardare con i suoi occhi, sentire con i suoi sentimenti. Forse questo darà al lettore un’idea di come si sente la democrazia civilizzata di fronte alla barbarie medievale, per capire quanto sia vicina e quanto drammaticamente possa cambiare la vita di ognuno di noi.

Iryna Medved

 

12 febbraio 2022

In attesa

Neve nella città di Kharkiv.
Una nevicata di fine inverno è appropriata quanto un fax urgente in ufficio il venerdì sera.
Le strade si sono schiarite. La neve ha coperto il fango delle vie.

Carri armati…
Stanno a un centinaio di chilometri da casa nostra.
Dopodomani ci sarà l’invasione dell’Ucraina, è scritto nelle notizie.

Ci sono stati momenti di attesa della guerra, nella storia.
Non succederà.

Buon weekend.

***

24 febbraio 2022

I RUSSI MI LEGGONO

Non mi sono mai permessa
non una sola parola che inciti all’odio tra le nazioni.

Mai.

E non lo farò in futuro.

Oggi io e la mia famiglia siamo nel seminterrato
a Kharkiv
ci nascondiamo dai raid aerei russi,
e voi, signori, dovreste saperlo.

Avreste potuto fermarli
o forse potete ancora

Padre dell’autrice nel rifugio

***

4 marzo 2022

Kharkiv – Dnipro

Abbiamo lasciato Kharkiv.

Alle uscite della città c’è folla, folla di auto. Bombe e rovine alle spalle, rimbombi delle esplosioni sopra la testa, e davanti c’è l’ignoto.

In fuga, in fila

Ingorgo.

La cassa del distributore di benzina è chiusa. Un solitario gatto rossiccio fa la guardia alle colonne sigillate. Do da mangiare al gatto il cibo del mio cagnolino, sentendo un irresistibile desiderio di abbracciare l’universo. Il gatto mangia il cibo per cani con gusto, a rossicce ganasce piene.

Nelle stazioni ferroviarie è l’anno 18. Nel senso di millenovecento. Assalto alle carrozze di evacuazione, scene da Dottor Zivago. Urla e ressa. Folla e folla. Le mani delle madri, i volti dei bambini.

Per tutti e sette i giorni di questo inferno a Kharkiv, in un rifugio, sotto i raid aerei, mi sono svegliata da un incubo, in cui stringevo al petto i miei bambini. Ho rammentato poi che i miei figli sono cresciuti da tempo e posso riprendere il fiato, calmare il battito del cuore.

Possa la Provvidenza guardare queste madri. Le ragazze ucraine e i loro figli.

Andiamo avanti.

Ricevo decine di lettere al giorno: amici, colleghi, studenti, pazienti, indirizzi, numeri di telefono, appartamenti, case, città e paesi, venite con la famiglia, accoglieremo, ospiteremo, daremo da mangiare, scalderemo.

Il patrimonio sociale accumulato negli anni di lavoro fa di me una vera riccona. Miliardi di euro in zaini e bagagliai, in ogni caso, non li porterei via. Porto centinaia di lettere piene di simpatia e amicizia. L’ingiustizia dell’attuale guerra ha il punteggio più alto su tutte le possibili scale di ingiustizia.

Altro punto della casa natale dell’autrice

Nel 2021 ho pubblicato il libro Serial-Kharkiv, nel 2022 ho lasciato la città in fiamme e distrutta. Raccoglievamo le cose a tentoni al buio, non si possono accendere le luci durante un allarme aereo. Lasciavo casa in preda a una soffocante ansia femminile. Studio. Giardino. La finestra della camera da letto della nonna. Album fotografici dei figli.

Per sette giorni di seguito siamo rimasti in città sotto esplosioni e attacchi aerei. Ci nascondevamo nell’angusto e freddo scantinato della casa, dormivano sul pavimento. Vivevamo d’accordo, sette adulti e un cagnolino. Ridevamo un sacco. Un paio di volte abbiamo pianto molto. Nel complesso, abbiamo mantenuto l’equilibrio.

I rifugi cittadini nella metropolitana in quei giorni somigliavano a scene bibliche.

Un Grad non fa paura, un aereo fa molta paura. Viene dal cielo giallo da ogni parte, è nei tuoi occhi, nelle orecchie e nei vacuoli delle cellule. Cadi e strisci a pancia in giù, come se lo sapessi da sempre, come se con il latte di tua madre avessi assorbito la conoscenza dei tuoi antenati come si striscia a pancia in giù sotto un attacco aereo.

Incursione! allarme! corri nello scantinato, che cosa non è chiaro? porca puttana, dove sono le chiavi? di chi sono queste pantofole? no, non si può andare in bagno, non adesso. Spegnete tutto, mammina mia, porca troia, che c…o stai facendo?!

Scantinato, materasso, aspettare.

Bang!……..

Kharkiv ha ricevuto i conti da pagare: per dualismo politico, per bivalenza, per mancata passionarietà storica.

Circa otto anni fa la città (o meglio, una parte di essa) avrebbe potuto rimettersi per amore, l’amore è pazzo. Ma Kharkiv oggi non può essere amata con la forza.

Kharkiv è stata colpita da chi non ci si aspettava: da Putin che… insomma qui alcuni lo aspettavano. A differenza di altre regioni del Paese.

Una campagna militare favolosamente stupida di conquista della città. Era proprio necessario bombardare e demolire la città russofona, calpestare barbaramente le antiche rovine del tempio del “mondo russo”?

…linguaggio scurrile…

Ok, non bestemmierò più. Mio marito dice: se non sai bestemmiare, non iniziare.

Mio marito è rimasto nella città martoriata. Lavora in un ospedale.

Ci siamo salutati per niente come nei film: come al solito la mattina, come da venticinque anni di fila, di corsa.

– porterò qualcuno a vivere per un po’ nella nostra casa con lo scantinato?

– okay, spero che porterai qualcuno di carino…

Finché ci saranno dieci giusti in città, la città non morirà, dicono i saggi.

Un uomo giusto a Kharkiv lo conosco di sicuro.

Cielo grigio mattutino a marzo. Paesaggi sconosciuti della primavera militare. Tutto intorno è una terra grigia e brutta. Come più o meno la mia faccia allo specchio… l’inizio della mia strada verso il nulla.

Tornerò da te, mia città.

Città-eroe.

Tu resisti all’ingiustizia e mantieni la tua posizione, resisti all’assedio come una fortezza.

Scriveremo con te una nuova puntata.

(continua)

***

19 marzo 2022

EST-OVEST

La memoria ha chiuso i boccaporti e ha serrato le chiuse. In venti giorni ho visto solo due sogni, uno con le bombe, il secondo con le sirene antiaeree. Nel cinema dei miei sogni non vengono più proiettati né volti familiari né luoghi memorabili.

L’autrice con i genitori

Ho lasciato Kharkiv all’inizio di marzo. Anche nelle prime ore di guerra ho deciso per me stessa, in modo inequivocabile, la questione dell’impossibilità di restare in città, se ci dovesse essere il rischio della sua occupazione. Ricordavo troppo bene le storie degli amici che hanno lasciato Donetsk e Lugansk nel 2014. Sono stati questi amici a scrivermi il 22 febbraio: corri, Inessa. L’anello si restringeva. La città veniva bombardata. Siamo partiti. La moglie di mio fratello, due coppie di genitori anziani, due cani York e io.

Cinque giorni e cinque notti in viaggio. Dnipro – Gaysin – Vinnytsia – Ternopil – Transcarpazia – Brno – Dortmund.

Dopo una settimana trascorsa nello scantinato di Kharkiv, ci aspetta la nostra prima notte tranquilla. Doccia, camicia da notte, letto e perfino una soffice vestaglia.

….

Siamo in viaggio.

Province, regioni, posti di blocco. Mezzi militari, colonne.

La nostra velocità è di dieci chilometri orari. Chilometri di ingorghi. Decine di ore in viaggio.

Bambini piccoli sui vasini, sui sedili delle auto ferme accanto. Le natiche nude delle persone accovacciate sul ciglio della strada, lungo le file interminabili di auto.

Catastrofe umanitaria.

Il comfort serale della casa di qualcun altro, un piccolo appartamento.

A cena come ospiti

Siamo come forze speciali. Mangiamo e ci laviamo non tutti i giorni, ma velocemente. Dormiamo per terra senza problemi, cani e persone. Ci copriamo con i giacconi. Facesse silenzio…

Che suono strano ha questa notte di Vinnytsia. Si contorce con la paura nel mio petto.

Sirena???

–  Calmati, è un boiler elettrico. In cucina.

Una caldaia è molto meglio di una sirena.

Un paio d’ore dopo, alle nostre spalle, Vinnytsia è stata bombardata. Otto missili.

Non era una caldaia.

Era una sirena.

….

Di nuovo la strada. Quarto giorno al volante. Un sogno fatto a brandelli. Ho imparato a dormire in mezzo a un lento ingorgo.

Il mio papà è accanto a me, sul sedile del passeggero, controlla la strada.

Dormo nella stanza dei bambini, tra i giocattoli, i disegni e le fotografie dei bambini di qualcuno. Sto singhiozzando molto, molto forte per la prima volta dopo molti giorni. Dieci giorni fa avevo una casa, una famiglia, un lavoro e un’impresa. Oggi i miei uomini sono lontani, e noi siamo gli sfollati.

E questa non è la versione peggiore degli eventi in una guerra terribile e ingiusta…

Quinto giorno in viaggio.

Le stazioni di servizio non sempre hanno abbastanza benzina e caffè, ma hanno molta pazienza e compassione.

In Transcarpazia la radio dell’auto capta l’onda russa.

Notizie, voce femminile dolce.

“Armi batteriologiche sono state trovate a Kharkiv, Lviv e Chernighiv… sotto il manto dei test molecolari anti Covid, gli Ucraini hanno trasferito campioni di DNA del gruppo etnico slavo negli Stati Uniti… i laboratori segreti verranno distrutti.” Il puzzo soffocante delle bugie riempie le onde radio fino all’orizzonte. L’orizzonte oscilla davanti ai miei occhi. Kharkiv, Lviv e Chernighiv: la geografia degli attacchi missilistici nei prossimi giorni. Mentre i Giornalisti muoiono nei punti caldi, il giornaliZmo (1) sta diventando una vera arma di distruzione di massa.

[Maggiori informazioni sulla propaganda russa e sulla sua influenza sulle relazioni russo-ucraine l’autrice ha scritto qui] 

Venti giorni di guerra sembrano tanto lunghi, quanto tutta la vita prebellica. Vivo nella Dortmund tedesca da quasi un’altra vita, anche se sono qui, in evacuazione, da appena sette giorni. I tre periodi di tempo hanno formato un triangolo stranamente isoscele. Sono la coscienza e il subconscio che hanno costruito una fortificazione in questo modo.

Blindaggio di protezione.

 

(1) La lettera “Z”, assente nell’alfabeto russo, è diventata il simbolo dei fautori russi della guerra, che vengono chiamati Z-patrioti. I mezzi militari russi, sin dal primo giorno dell’invasione su larga scala, per motivo ignoto, sono stati contrassegnati con questa lettera. La sostituzione della lettera “s” attribuisce alle parole una sfumatura politica, disprezzante. In questo caso si intendono quei giornalisti russi che si dichiarano fervidamente a favore dell’invasione russa in Ucraina. – ndt

 

Foto di apertura: casa dell’autrice a Kharkiv

Tutte le foto sono dell’autrice