Il nipotino è sereno, oramai trotterella da solo
attorno alla casa al mare, fra le aiuole fiorite;
insegue il pallone, scende incerto dal gradino.
Ogni tanto esclama “ma” con varie intonazioni,
a volte perentorio, a volte dubitativo oppure
come domanda o ancora come invocazione.
Noi adulti a volte traduciamo bene il suo verso
in un immediato desiderio o in una necessità;
a volte non comprendiamo, alimentando
i suoi dubbi sugli adulti o forse esistenziali
ed avviando la temutissima metamorfosi
del ma in un lungo urlo inconsolabile.
Poi il tempo passa, le lacrime si asciugano,
nuovi giochi o pezzettini di anguria
lo distraggono, c’è il ma del degustatore
e poi un po’ gli occhietti si chiudono,
il ma si tramuta in un ben scandito mamma,
confermato da un dolcissimo abbraccio.