a cura di

Rodolfo Ruocco

I Paperoni infatuati dall’Italia

Ora è il turno dei Paperoni. L’Italia prima vede l’emigrazione di massa verso l’America e l’Europa da fine Ottocento agli anni Sessanta. Poi dall’inizio degli anni Novanta accoglie fiumi di immigrati dall’Europa orientale e dall’Asia. Quindi da qualche decennio esporta giovani cervelli ma anche lavoratori meno qualificati in cerca di maggiori guadagni e contratti di lavoro regolari.

Paperoni, Il Duomo di Milano

Il Duomo di Milano

Adesso, invece, ecco la grande novità: sono i ricchi a far rotta verso il Belpaese. I migranti disperati arrivano in maggioranza dall’Africa in cerca di lavoro e di pace mentre i milionari giungono in particolare dal Regno Unito per pagare meno tasse. Certo i motivi e i mezzi di espatrio sono molto diversi. Moltitudini di migranti nullatenenti partono al buio, viaggiano anche su un gommone, per un lavoro e un letto in un altro paese. I ricchi, invece, viaggiano in prima classe in aereo o su jet privati e vanno ad alloggiare in splendide ville o prestigiosi attici.

Circa centomila milionari e miliardari (in dollari) ogni anno invece emigrano in una nazione straniera per godere di maggiori lussi e di forti sconti fiscali. Nel mondo si allargano le differenze sociali: aumentano i poveri e crescono i miliardari.

Il rapporto annuale di Henley & Partners, società di consulenza specializzata sulla migrazione degli investimenti, fa i conti sulla fuga dei Paperoni: sono emigrati in circa 120.000 nel 2023, dovrebbero trasferirsi in 128.000 nel 2024. I ricchi con i loro patrimoni dicono addio a Cina, India, Regno Unito, Brasile, Russia, Corea del Sud. Vanno a risiedere, portandosi dietro interessi e valigie, in diversi paesi del mondo. Scelgono gli Stati opulenti, i “paradisi fiscali” o quasi, nei quali pagano poche o pochissime tasse. La meta preferita sono gli Emirati Arabi Uniti e, in particolare, Dubai. Molto gettonati sono anche il Canada, Singapore e gli Stati Uniti.

Westminster a Londra

Nella scelta, oltre agli sconti fiscali, pesano anche altri elementi: i servizi pubblici efficienti, la sicurezza, le bellezze naturali della nazione nella quale impiantare la nuova casa. A sorpresa tra i paesi prescelti c’è anche l’Italia. In particolare sembrano prediligere la Riviera Ligure e la Lombardia. Soprattutto i magnati britannici fanno rotta verso Milano: primo motivo l’addio di Londra alla Ue, secondo motivo la paura delle nuove tasse annunciate dai laburisti a carico dei magnati.

La carta fiscale giocata da Matteo Renzi per attirare i ricchi funziona. Nella legge di Bilancio del 2017 è introdotta la novità: per i Paperoni che trasferiscono la residenza in Italia è prevista una imposta fissa di 100.000 euro l’anno sui redditi esteri, 25.000 euro per il congiunto. Lo sconto fiscale dura fino a 15 anni, per gli eventuali redditi prodotti in Italia si applicano le normali aliquote fiscali. L’obiettivo è far crescere il Pil, il Prodotto interno lordo nazionale, grazie alla capacità di spesa dei magnati.

Il Belpaese ha un certo successo: si piazza al sesto posto tra i paesi più gettonati dai milionari, viene addirittura prima della Svizzera. Quest’anno accoglierebbe 2.200 ricchi, in netto aumento rispetto ai 150 del 2017. Perché i Paperoni traslocano in Italia? Certamente conta il fisco magnanimo verso i loro patrimoni, certamente non fa punti la zoppicante efficienza dei servizi pubblici, la scarsa maestria della burocrazia statale, regionale e comunale. Oltre alle tasse più leggere certamente pesano le bellezze doppie dell’Italia, difficili da uguagliare: quelle naturali e quelle artistiche-culturali. Ai Paperoni piace l’Italia. Forse anche per questo nascono come funghi i nuovi grandi alberghi a cinque stelle per i superricchi in città come Roma, Firenze, Venezia.

Matteo Renzi

I ricchi emigrano per tante ragioni diverse: dalla Cina e dalla Russia per le incertezze politiche e per i venti di guerra. Dicono addio al Regno Unito per l’uscita di Londra dall’Unione europea. Però attenzione: le scarse imposte da sole non bastano alla lunga per convincere i Paperoni al trasferimento. Possono non bastare anche le bellezze naturali e artistiche se l’efficienza dei servizi pubblici non migliora. Se poi l’efficienza dovesse peggiorare come è accaduto negli ultimi anni, allora addio anche ai Paperoni.

Non solo. I ricchi sono molto attenti e sospettosi. Il governo Meloni vuole raddoppiare da 100.000 a 200.000 euro la tassa piatta e l’idea è guardata con allarme. Non piace per niente ai super ricchi per due ragioni: spenderanno 100.000 euro in più, il cambio non depone a favore dell’affidabilità del Belpaese. In ogni caso è sempre un bel colpo per i super ricchi,  lavoratori e pensionati aspettano da anni i tanti promessi tagli alla valanga di tasse ma finora si nono visti solo riduzioni marginali.

L’Italia già si è giocata i gioielli industriali di una volta: Olivetti, Montedison, Telecom. La ex Fiat si è ridotta ad una marca decentrata di Stellantis con i lavoratori in rivolta perfino a Mirafiori, stabilimento in coma e un tempo la culla dell’impero dell’auto italiana fondata da Giovanni Agnelli.

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