In un paese mai citato, nessuno più muore perché la morte ha smesso di fare il suo lavoro. Appena fuori dal confine, la vita procede normalmente. L’avvenimento suscita nel popolo sentimenti di trionfo e felicità, e per le strade avvengono manifestazioni di patriottismo, perché la continua ricerca dell’immortalità ha avuto termine.
Superato l’impeto d’euforia, si manifestano i primi problemi: nelle agenzie di pompe funebri e nelle compagnie d’assicurazione restano senza lavoro migliaia di lavoratori e imprenditori; alle case di riposo si continuerà a badare ad anziani sempre più vecchi e in quantità sempre maggiori, nelle case e negli ospedali ci saranno persone in condizioni terribili, incapaci di guarire, ma ora anche di morire. Perfino le comunità religiose, fra cui la Chiesa, sono seriamente preoccupate per l’assenza della morte: infatti, senza di lei non ci può essere resurrezione e senza resurrezione è difficile mantenere vivo il messaggio di salvezza eterna dell’anima.
In seguito, tuttavia, si scopre che basta portare il moribondo fuori dal confine per porre fine alle sue agonie, e così la mafia, anzi, “la maphia e i suoi maphiosi”, come indicato nel libro, comincia a organizzare viaggi per far raggiungere la condizione di “caro deceduto”, con garantita sepoltura appena fuori dal territorio nazionale, senza che il governo, minacciato dai continui rinvenimenti di agenti posti di guardia al confine ridotti in coma, possa fare qualcosa.
Questo scompiglio dura sette mesi, dopo i quali sarà la Morte stessa (o meglio l’essere superiore che si occupa della morte in quello specifico paese, con una missiva manoscritta in una busta di colore violetto indirizzata ai mezzi di comunicazione che supera ogni esame grafologico per individuarne l’autore, di cui si giunge solo a scoprire che si tratta di una scrittura femminile), ad annunciare la ripresa della sua normale produttività. In seguito, altre lettere di colore violetto continuano ad arrivare nelle case dei rispettivi destinatari con il loro nefasto contenuto, che avvertiva i ricevitori della lettera che sarebbero morti in 8 giorni.
Una sola missiva non raggiunge il destinatario, un violoncellista, in quanto viene per ben tre volte rispedita al mittente. Così, la Morte, in forma di una donna di 36 o 37 anni, decide di consegnare personalmente la lettera al destinatario. Questa volta, però, vuole conoscere la sua prossima “vittima” e inizia a spiarlo. S’introduce, non vista, a casa sua, e va a sentirlo suonare. S’instaura quindi tra la Morte e il violoncellista un rapporto particolare, che porterà la Morte a innamorarsi dello stesso violoncellista e a rinunciare alla sua missione. Dopo aver suonato per lei la Sesta Suite per violoncello solo di Bach, i due trascorrono una notte d’amore, in seguito alla quale la Morte, per la prima volta nella storia, si addormenta. E il giorno dopo non morì nessuno.
Questo racconta José Saramago in un suo romanzo, Le intermittenze della morte, e questo romanzo mi sollecita alcune considerazioni sulla realtà del nostro mondo.
La signora Morte regna prospera nei nostri continenti insieme al signor Cinismo e non risparmia nessuno, uomini, donne, vecchi e bambini, e ancora non si è innamorata di nessuno per porre fine alla strage.
Ormai siamo abituati al bollettino di morte che la cronaca ci elargisce ogni giorno, senza che nessuno faccia nulla per fermare questa barbarie. Non esiste più umanità, nessuna regola internazionale; è di fatto cancellato il diritto internazionale e il disordine globale regna sovrano. Questa è la situazione. Ci indigniamo e ci solleviamo quando Israele attacca il contingente ONU, ma non facciamo nulla quando lo stesso governo uccide 45.000 civili innocenti a Gaza.
Ma tutto ciò non è un caso, è tragicamente logico nel percorso che l’umanità sta compiendo, sostituendo i nostri valori e le nostre istituzioni con solo il Dio denaro, unica entità che regola il mondo che abbiamo costruito, dove la finanza ha cancellato la politica, l’economia, l’etica, il diritto. Pronti, tutti, a ubbidire all’unico regolatore della vicenda umana.
Ormai i grandi fondi di investimento e le banche d’affari governano il mondo. Se pensate che BlackRock, il più grande fondo d’investimento del mondo, ha un bilancio superiore di cinque volte il bilancio italiano, e le cinque più grandi multinazionali del mondo, da Amazon a Microsoft, hanno bilanci superiori da due a quattro volte il bilancio dello Stato italiano.
La tecnologia e la finanza stanno cambiando velocemente il mondo e qui, in Asia, regione assai tecnologicamente avanzata ma con scarsa propensione alla democrazia, già si vedono i primi taxi senza autisti! Siamo ormai solo dei consumatori ed eravamo cittadini.
Pasolini, 50 anni fa, ci aveva avvertito dei pericoli del consumismo, ma fu una voce nel deserto, inascoltato.
In un altro romanzo, Cecità, che gli valse il Premio Nobel, l’autore affronta il tema fondamentale del romanzo: l’indifferenza, che esplode con il dilagare della cecità, ma che era già presente prima degli avvenimenti in questione.
«Secondo me non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo, ciechi che, pur vedendo, non vedono».
(La moglie del medico)
Lo stesso scrittore, nel discorso fatto in seguito all’assegnazione del Premio Nobel, ha sottolineato come la società contemporanea sia cieca poiché si è perso il senso di solidarietà fra le persone.
Inoltre, il romanzo indaga a fondo la nostra società e le sue strutture di potere; essendo ambientato in un tempo e un luogo indefiniti, questa vicenda può riguardare chiunque. Durante la reclusione dei malati nel manicomio, infatti, essi si ritrovano in una situazione che ha fatto tabula rasa di tutte le condizioni sociali precedenti, lasciando loro la libertà di una organizzazione nuova e più equa, etica. Il pessimismo antropologico dell’autore, però, non fa sì che gli internati creino una società idillica, ma che attuino invece una regressione, che li porta a vivere in uno stato di natura hobbesiano, in cui l’unica legge che conta è quella del più forte, e in cui viene messa in atto una guerra di tutti contro tutti per la sopravvivenza. L’unica organizzazione possibile risulta essere una dittatura di pochi che, tramite la violenza, tengono in scacco la maggior parte dei malati.
Potrebbero sembrare disfattiste queste parole, ma non lo sono affatto: sono il cammino che ci siamo dati “senza voler vedere”. L’unica speranza è rimettere al centro della nostra evoluzione il pensiero umanistico, l’unico capace di guidarci verso il futuro.