Il 3 novembre 1924 nasceva a Roma Alberto Manzi, il maestro di “Non è mai troppo tardi”. Nel celebrare il centenario della nascita, il maestro Manzi è ricordato soprattutto per il suo impegno contro l’analfabetismo, che nell’Italia del dopoguerra interessava l’11% delle classi meno abbienti. Quelle trasmissioni, che rappresentano ancora oggi l’esempio più riuscito di scuola a distanza, contribuirono dal 1960 al 1968 a far conseguire la licenza elementare a più di un milione e mezzo di persone. Oltre alle lezioni a puntate, il progetto prevedeva duemila punti di ascolto sul territorio nazionale, coordinati da altrettanti maestri e maestre che impartivano l’insegnamento agli adulti analfabeti.
“Non è mai troppo tardi” fece la storia della Rai, tanto che l’Unesco lo considerò uno dei programmi più riusciti e venne ripreso dalle tv di tutto il mondo. A rivedere oggi qualche puntata su RaiPlay, si resta colpiti dalla conoscenza del mezzo televisivo e dalla padronanza con cui Alberto Manzi porge la lezione: la tecnica del disegno per catturare l’attenzione, il linguaggio semplice e rigoroso, i riferimenti alla vita vissuta e all’attualità, il coinvolgimento di personaggi del mondo dello spettacolo e dello sport. Non sfugge il tono sempre garbato e gentile, mai cattedratico né sanzionatorio, che non mette fretta, che incoraggia e accoglie l’errore dell’allievo come un problema stimolante e utile per poterlo superare. Anche il maestro può sbagliare – dice spesso Manzi- e stimola l’allievo a cercare la soluzione, favorendo, in tal modo, l’interesse e l’amore per la conoscenza. Si tratta di un modo di essere vero educatore, che conosce appieno il mestiere di maestro e si rivolge all’allievo nel rispetto delle sue capacità e possibilità. Si realizza così la costruzione di un percorso che mette insieme il modello pedagogico con la prassi didattica quotidiana e che trova nel confronto e nel dialogo un modo pienamente democratico di fare scuola.
Fare inclusione nella scuola di tutti e per tutti
Nella scuola di tutti e per tutti, fare inclusione è parte integrante del lavoro del maestro, che non ha bisogno di certificazioni per sapere che ogni allievo è unico e che occorre partire da ciò che sa per progettare un intervento educativo su misura e, per questo, efficace. Si tratta di una scuola impegnata a portare tutti al più alto livello possibile, che tiene conto delle disuguaglianze, che valorizza le differenze e progetta punti di arrivo non uguali ma soddisfacenti per tutti.
Gli anni ’70 videro Alberto Manzi ingaggiare una vera e propria battaglia contro i voti. Poiché si era rifiutato di compilare le pagelle di alcuni allievi in difficoltà, ritenendo che un giudizio impreciso non poteva che danneggiare i ragazzi, fu sanzionato per ben 8 volte dal Consiglio di disciplina. Così il maestro Manzi utilizzava un timbro con la scritta rimasta celebre fa quel che può, quel che non può non fa e la apponeva sulla pagella. Scrive Manzi “fui denunciato alla Procura della Repubblica ma continuai a scrivere lo stesso giudizio, non col timbro ma a mano”.
L’attenzione di Alberto Manzi per gli ultimi va oltre la Tv e si dispiega con coerenza e determinazione durante tutta la sua vita, dalle prime esperienze di insegnamento al carcere minorile Gabelli di Roma, alle estati trascorse ad alfabetizzare gli indios dell’America Latina. Oltre alla lunga attività di maestro alla scuola Fratelli Bandiera di Roma, dove ha insegnato fino alla pensione, il maestro Manzi è ricordato per la sua intensa attività letteraria e di divulgatore scientifico. I suoi libri per ragazzi “Grogh” e “Orzowei“ hanno avuto un successo internazionale e sono stati tradotti in ben 32 paesi, ricevendo premi e riconoscimenti. L’impegno di Manzi si è concluso a Pitigliano in provincia di Grosseto, dove è stato eletto sindaco e dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita.
Tante sono le iniziative per ricordare il Maestro in occasione del centenario. In particolare, segnaliamo le mostre organizzate dal Centro Alberto Manzi per documentare un’attività culturale e scientifica che ha segnato un’epoca. Grazie ai numerosi materiali di archivio disponibili, possiamo apprendere un modo di fare scuola valido e attuale. Oltre alle idee pedagogiche e alla grande capacità comunicativa, la lezione di Manzi offre un modello di educazione democratica, aperta al cambiamento, con la curiosità e la voglia di scoprire il mondo.