STIAMO SOLO COLTIVANDO IL NOSTRO GIARDINO

 

Durante il mio turno arriva una donna con un problema che può essere risolto rapidamente. Glielo spiego, sorrido, le dico che non è tutto così terribile, ma lei tace e mi guarda come se non mi vedesse.

 

 

Poi comincio a inserire i suoi dati nel gestionale e ricevo la segnalazione che l’indirizzo non c’è più! Voilà: c’era un indirizzo ed è scomparso. I terroristi russi hanno distrutto tutto.

Ora è una sfollata interna. Senza casa, senza lavoro, senza le sue tazze preferite del servizio della nonna, regalatele per il suo matrimonio, senza fiori accanto al portone d’ingresso, senza l’album di maturità con la foto in bianco e nero del suo primo amore. Solo il nome, il cognome e la cittadinanza ucraina.

Vorresti abbracciare questa persona, stringerla e piangere insieme.

Semplicemente piangere, lamentarci e dire che siamo vivi e dobbiamo continuare a vivere.

Poi stringere i denti per non soffocare nell’odio folle la consapevolezza di quanto dolore e sofferenza sconfinata ci hanno portato i mostri russi.

Poi ringraziare col pensiero i genitori che ti hanno insegnato a leggere libri durante la tua infanzia. Molti libri. Poi dire pian piano a questa donna di trovare su Google, Voltaire e la sua opera “Ottimismo”. Una proposta così inaspettata allontanerà la paziente dai pensieri tristi e, mentre cercherà “Ottimismo” su Internet, io ripeterò, come un mantra che, nelle situazioni critiche, qualunque cosa accada, esiste la formula di Voltaire: “Sto solo coltivando il mio giardino”.

Voi e io ci prendiamo cura del nostro orto.

 

Frontespizio di “Candido or l’Ottimismo”, tradotto in Tedesco nel 1759 dal Dr. Ralph
https://en.m.wikipedia.org/wiki/Candide#/media/File%3ACandide1759.jpg

 

Insieme a noi vi sono le Forze Armate dell’Ucraina, Frankl, Exupery, il meraviglioso Schweitzer, che riteneva che l’imperativo di una società fosse la venerazione della vita, che a sua volta diventi la cultura della dignità.

Non può essere altrimenti.

Teniamo duro e vinceremo!

 

UN NEO PAPÀ

 

– Perché scrivono tutti di esplosioni? – chiede nervosamente un uomo con una piccola culla su ruote nel rifugio del reparto di maternità.

Nella culla dorme tranquillamente un bambino con un cappello blu con orsacchiotti ricamati. Anche da lontano puoi vedere quanto siano lunghe le ciglia del bambino. Il padre muove con ansia la piccola culla avanti e indietro e, durante le forti esplosioni, si sporge su di essa, come per creare un’ulteriore protezione.

– Perché scrivono tutti di esplosioni? — ripete l’uomo. – Questo crea ulteriore paura. Le esplosioni sono qualcosa di distruttivo. Basterebbe scrivere semplicemente che sta lavorando la difesa antiaerea.

 

L’operato della difesa aerea nei cieli sopra Kyiv (foto dell’Autrice)

 

– E lei non legga. Semplicemente non legga e basta, – rispondo e cerco in qualche modo di fermare questo infinito moto browniano lungo il corridoio di un genitore preoccupato con una culla.

– Non ho paura degli allarmi aerei, non ho mai letto niente prima e ho sempre dormito tranquillo. Ma ora tutto è cambiato, – l’uomo si ferma un attimo e guarda attentamente il figlio. – Ancora non mi rendo conto se lo amo o no, ma sento un’incredibile responsabilità, – rimase un momento a riflettere. – Esatto. Una responsabilità inaspettata, ma profonda. Ecco perché ho preso la culla e sono corso nel rifugio.

– E dove sta sua moglie?

– Sono corso nel rifugio con il bambino ed ero sicuro che fosse da qualche parte vicino, – si guarda intorno e inizia ad arrossire.

 

Un neo papà (foto dell’Autrice)

 

– Ascolti, – cerco di essere seria. – Le darò un consiglio utile. Ora vada subito a cercare sua moglie! Immediatamente! Io starò con il bambino. Perché se non trova sua moglie immediatamente, le possibili conseguenze saranno molto peggiori dell’attacco notturno degli Shahed[1]! – il marito non ha finito di ascoltarmi ed è corso via, mentre io sorridevo con grande speranza che sua moglie lo perdonasse. Con me nella culla trasparente su ruote sorrideva il bambino di due giorni, senza prestare attenzione alle esplosioni sopra il reparto di maternità.

 

La vita, i destini, le famiglie, il parto, l’amore, i figli.

Tutto ciò si fa ostinatamente strada attraverso il terrore e l’odio serbati verso i mostri russi.

È solo che ho dimenticato cosa vuol dire semplicemente sorridere, senza lacrime invisibili nascoste da qualche parte dentro.

Proprio come quel bambino di due giorni con un cappello blu con orsacchiotti ricamati.

Vinceremo.

 

SUI “RAID DEL TCR[2]

 

L’autrice fa riferimento, nell’episodio che segue, a un tema di grande risonanza, che recentemente è stato ampiamente trattato sia nella stampa nazionale sia in quella estera: le presunte violazioni da parte delle autorità ucraine durante la mobilitazione. Nello spazio informativo ci sono molte storie su come i rappresentanti dei Centri di Reclutamento Territoriali (ТЦК) “catturino” uomini che non vogliono andare nell’esercito, dando l’impressione che questo sia un fenomeno sistemico. Sembra quasi che tutti gli uomini vengano “presi per strada” mentre cercano di scappare, che nessuno “voglia combattere” e che “tutti odino i ТЦК”. Tuttavia, la stampa e i social media non riflettono la realtà e non offrono una visione completa della situazione. Sì, ci sono alcuni casi isolati in cui vengono controllati i documenti e si cerca di fermare gli uomini che non hanno ancora fornito i propri dati come previsto dalla legge. Ma il punto è che si scrive solo di casi di grande risonanza (risse, scandali, ecc.), mentre nessuno presta attenzione ai casi ordinari. Ed è proprio di questo che scrive l’autrice. È stata testimone di una situazione ordinaria di comunicazione civile tra gli obbligati al servizio militare e i rappresentanti delle autorità, senza scandali né immagini sensazionali e, quindi, senza alcun interesse pubblico. Gli utenti dei social media tendono a pubblicare solo storie sensazionali, che fanno clamore.

                                                                                                                      Iryna Medved

 

Sono andata nel nostro parco a prendere un caffè. Non perché avessi voglia di un caffè, ma perché mi sto allenando a non cercare il mio cane quando passeggio nel parco. Mi fa ancora molto male, imparo a vivere senza di lui [il vecchio cane dell’autrice, con il quale passeggiava nel parco, è morto recentemente].

Due uomini sulla trentina stavano bevendo un caffè accanto a me. Discutevano delle macchine e io osservavo i corvi. Perché se i corvi si siedono sulle cime degli alberi in autunno, fa presagire il gelo e se si siedono sui rami più bassi, allora puoi aspettarti il ​​vento.

All’improvviso, i militari del TCR si sono avvicinati agli uomini. Con calma hanno controllato i documenti e poi hanno proseguito, e i due ragazzi hanno anche offerto loro un caffè.

Né io, né nessun altro nel parco abbiamo pensato di filmarlo con il cellulare.

E non apparirà sui social network e sui canali Telegram.

 

Bandiera delle Forze Armate dell’Ucraina – Foto di pubblico dominio da wikipedia.org

 

Sapete perché? Perché non aumenterà la classifica né farà ottenere più follower. Perché le valutazioni basate sull’hype sono sempre molto più alte [l’autrice si riferisce a un argomento che recentemente ha avuto grande risonanza nella stampa nazionale ed estera, sulle violazioni da parte delle autorità ucraine durante la mobilitazione. L’autrice sottolinea che la stampa o i social network “evidenziano” e riproducono solo “casi eclatanti” di violazioni, in quanto prestare attenzione a esempi di comportamento “normale” è impopolare e non può aumentare le classifiche nei social].

E si sta formando una società di patiti di hype.

Viene formata in modo forzato.

È come la psichiatria punitiva. Tutti, indipendentemente dalla diagnosi, assumono alte dosi di neurolettici. Dopo una settimana non hai più persone, ma “vegetali”, e puoi fanne quello che vuoi.

I corvi, tra l’altro, non si sedevano affatto sui rami. Semplicemente volavano. Perché erano liberi.

 

 

[1] Shahed 136 sono droni iraniani (o la loro variante di produzione russa Gheran-2) che vengono usati dall’esercito russo ogni notte per attaccare varie località ucraine.

[2] TCR (Centro territoriale di reclutamento e sostegno sociale) è l’organo amministrativo militare dell’Ucraina che conserva i registri militari e mobilita la popolazione. A partire dal 2022, i TCR hanno sostituito completamente il precedente sistema dei commissariati militari.