Tashkent – Monumento a Tamerlano e Hotel

C’era una volta il verde della terra coltivata e il blu del cielo. E il rosso del deserto, e il bianco della pace e dei campi di cotone. Questi sono i colori che il viaggiatore riporta negli occhi e nel cuore quando lascia il Paese delle Mille e Una Notte. Per non parlare del bianco delle auto, quasi totalmente bianche e solo Chevrolet, che hanno sostituito le vecchie Lada scomparse. Non per caso il governo uzbeko è proprietario dell’UzAuto, l’unica casa produttrice automobilistica dell’Asia Centrale, con il processo produttivo e la manodopera completamente made in Uzbekistan, e le competenze ingegneristiche mutuate dalla casa madre Chevrolet. Con le tasse elevatissime di importazione, è chiaro che è praticamente impossibile acquistare un’auto che non sia uzbeka, e soprattutto bianca (per le temperature elevate in estate o per una scelta precisa della produzione non è dato saperlo).

Tashkent – Piazza dell’Indipendenza

Politicamente, l’Uzbekistan è stato retto a lungo dalla dittatura autoritaria, repressiva e clientelare, nota per le frequenti violazioni dei diritti umani, di Islom Karimov, già primo segretario del partito comunista uzbeko ai tempi di Gorbacev e riciclatosi leader nazionalista dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica nel 1991.Rispetto a lui, la posizione dell’attuale presidente Shavkat Mirziyoyev, eletto nel 2016, è contraddistinta da una politica più moderna, liberale e riformatrice dal punto di vista socio-culturale. Sono stati rimossi quasi tutti i funzionari di Karimov e assunti molti “giovani che amano il loro Paese”. Nell’ottobre 2021, Shavkat Mirziyoyev è stato rieletto presidente dell’Uzbekistan e nuovamente rieletto nel 2023. Il suo mandato durerà fino al 2030, e potrà essere esteso fino al 2037.

Tashkent – Monumento alle madri

Sotto la sua guida, la capitale Tashkent sta cambiando volto, pur conservando la severa impronta politica del regime sovietico. Dopo il terremoto del 26 aprile 1966, ricordato nel famoso Monumento al Coraggio, la città è stata ricostruita e riarredata mantenendo la tipica pianificazione sovietica, con il contributo volontario dei migliori architetti dell’Unione Sovietica e dei patrioti arrivati da tutta la nazione, oltre a vari contributi stranieri. Lo si nota subito osservando gli ampi viali, le immense piazze e le dimensioni degli edifici, che rivelano le innegabili logiche politiche con cui sono stati realizzati. I viali a sei corsie, fino a pochi anni fa autentici monumenti allo spreco, non sono vie nate per il passeggio ma per dare chiari segnali di potere, in cui l’esercito potrebbe muoversi per fare parate o sedare rapidamente sommosse. Oggi, a seguito dei sempre più frequenti investimenti stranieri e per le nuove iniziative che puntano a un grande sviluppo turistico, sono intasate da un traffico indisciplinato e congestionato.

Le statue di Lenin sono state rimosse, alcune rivisitate: il monumento di Tamerlano, elevato a eroe nazionale, è un riadattamento del 2009 di una statua di Lenin, mentre alle sue spalle è rimasto troneggiante l’Hotel Uzbekistan, in perfetto stile sovietico. Molte strade hanno cambiato nome (ad esempio la “Rivoluzione d’Ottobre” è diventata “Via dell’Indipendenza”).

Tashkent – Monumento al coraggio

Lunghe file di alberi incorniciano i giganteschi palazzi dei ministeri e delle istituzioni governative, simboli dello strapotere del regime che si percepisce ovunque. Dal palazzo presidenziale al municipio di Tashkent, tutto è ostentatamente sovradimensionato.

L’ex Piazza Rossa si è invece riciclata in Piazza dell’Indipendenza (Piazza Mustakillik), circondata dagli edifici governativi, da molti ministeri e dal nuovo Parlamento, in un bellissimo parco con fontane e giardini curati da un nutrito esercito di giardinieri. Il monumento a Lenin è stato sostituito con un globo su cui è rappresentato l’Uzbekistan (sotto il globo, la madre col figlio in braccio) e in un delizioso spazio verde si erge il commovente monumento dedicato alle madri dei 400.000 soldati uzbeki morti per la patria nella Seconda Guerra Mondiale.

La periferia popolare post-sovietica è ugualmente gradevole. I grandi quartieri di edilizia popolare con i lunghi edifici residenziali, testimoni della pesante eredità russo-sovietica, sono stati anch’essi rivisitati, rivestiti da decorazioni elaborate con motivi orientaleggianti che riprendono l’ispirazione persiana rielaborata in stile uzbeko e trasformano le vestigia sovietiche, dando loro una nuova piacevole identità nazionale.

(continua)

 

Tashkent – Monumento all’Uzbekistan