(Dedicata a S. Hawking)
Pericolosamente mi sono avvicinato all’orizzonte
degli eventi, senza scorgerlo, senza prevederlo;
incosciente come un bimbo felice che non pensa
al suo destino. Ero certo di governare bene
la traiettoria, ogni segnale di pericolo era
spento, viaggiavo sorridendo e senza pensieri.
Poi l’attrazione violenta, il respiro accorciato,
il cuore che pulsa fuori controllo, il silenzioso
e vasto baratro senza ritorno, scuro e maestoso
s’intravede fra gli ultimi fiochi bagliori rossi
sfuggiti a stento alla gravità abissale del gorgo.
Non so ancora se l’orizzonte è stato superato.
Forse la mia traiettoria magicamente potrà
invertire la direzione formando una lenta ampia
curva tangente, io resterò spettatore attonito
e dilaniato da forze più grandi di me,
combattuto fra paura e desiderio impaziente,
prigioniero impotente di un amore ardente.
Oppure, sempre più velocemente il viaggio continuerà
verso il centro della singolarità, dove calore tempo
e spazio perdono significato; di me non resterà niente;
chiuderò gli occhi, il battito rallenterà, si placherà
la mente in un abbraccio incandescente e soave,
il calore latente svanirà nella spirale di buio infinito.
NOTA: l’orizzonte degli eventi è il margine del buco nero dove ancora si intravedono
pochi riflessi rossastri sfuggiti all’enorme attrazione; il buco nero è rappresentato come
un gorgo a forma di imbuto ed ogni oggetto, luce compresa, che supera il suo orizzonte non
può più sfuggire alla violenta attrazione che lo sospinge verso il centro.
Pietro Ragni