Chi di noi non è stato in vacanza nella bellissima Croazia o vorrebbe andarci? Ma come si vive in Croazia e come vivono le donne croate?

Ne parliamo con l’avvocata Tiziana Paris, che conosce perfettamente l’italiano, membro di Will – World Independent Legal League, membro del board di Business and Professional Women di Pola e membro dello Standing Commitee del BPW International presso le Nazioni Unite.

 

Che forma politica ha la Croazia?

La Croazia è una repubblica parlamentare con capitale a Zagabria, la cui lingua ufficiale è il croato. Molti, però, parlano bene l’italiano, soprattutto nella Regione istriana, dove c’è una forte presenza della minoranza italiana. L’italiano è un pò la nostra seconda lingua.

 

Parliamo delle donne…

Le mura di Dubrovnik – Foto di Matthias Mullie da Unsplash

La Croazia ha avuto vicende politiche molto travagliate, ma qualcosa si è mosso per le donne fin dal 1945, quando il diritto di voto è stato esteso alle donne dall’allora Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia.

La Croazia ha avuto una propria Costituzione nel 1990, modificata nel corso degli anni: l’uguaglianza di genere è sancita dall’articolo 3 del 2003: per favorire tale processo, il governo ha istituito un mediatore di genere e ha un ufficio per assicurare la parità tra i generi.

Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito a un netto miglioramento della condizione delle donne in Croazia, che è andato avanti di pari passo con l’integrazione con l’Unione Europea, iniziata nel 2004, e terminata nel 2011, quando la Croazia è stata riconosciuta ufficialmente quale stato membro dell’UE.

 

In quale modo questo è stato possibile?

Grazie a un efficace sistema di promozione della parità di genere, all’intensa attività dell’Ufficio gender equality del governo croato ed alla figura del Difensore civico. Naturalmente non bisogna dimenticare le associazioni delle donne come la BPW, presenti anche in Croazia, che promuovono da anni una cultura imprenditoriale e il dialogo interculturale.

Ma c’è ancora molto da fare: occorre migliorare le opportunità di lavoro qualificato per le donne, garantire retribuzioni uguali e la loro presenza nelle posizioni in cui si assumono decisioni strategiche, compresa la politica. Questo è un argomento che mi sta particolarmente a cuore, per questo sono attiva nel BPW.

Diciamo che la Croazia si pone, più o meno, agli stessi livelli della media dell’Unione Europea, ma in alcuni settori, quali per esempio quello bancario, siamo ancora lontani da risultati soddisfacenti.

 

Quante donne croate lavorano?

Fino al 2012: poco più della metà della forza lavoro era composta da donne nel settore sanitario, dell’istruzione superiore e anche nella magistratura. Il problema è che di rado raggiungono posizioni di leadership.

La fascia più debole tra le donne che lavorano è quella di età compresa tra i 55 e i 64, spesso disoccupate per lunghi periodi o che vanno in pensione, magari anticipatamente, con trattamenti al limite della povertà.

L’avvocata Tiziana Paris

Per ovviare a questo problema, è stato previsto un meccanismo di integrazione della pensione per le donne che hanno più di 65 anni.

Oggi, invece, abbiamo come minimo 70.000 donne titolari di un’impresa con una crescita ogni anno di donne imprenditrici, per lo più a Zagabria, in Istria, Dalmazia e nel Quarnaro. Secondo una ricerca condotta in 100 paesi, per il tasso di presenza di donne in posizioni manageriali, la Croazia si pone al 26.mo posto con una percentuale pari al 27,90% di donne in tale settore.

 

Perché si tende ad avere più uomini su posizioni manageriali / titolari d’impresa rispetto alle donne?

Le donne in impresa sono meno visibili nei social, tendono a lavorare senza pubblicizzare il proprio operato. Inoltre, le donne vengono spesso promosse in base al principio: “quale scopo per l’impresa è stato raggiunto”, mentre gli uomini vengono promossi in base al loro potenziale, cioè tenendo conto di “quali obiettivi possono raggiungere”.

Ancor oggi il successo e la carriera vengono viste come caratteristiche positive per gli uomini, mente assumono connotazioni negative per le donne che se sono “in carriera” e ambiziose vengono percepite come “aggressive”.

Comunque, devo sottolineare che le donne titolari di posizioni manageriali hanno dimostrato di saper superare con maggior velocità e minore stress le difficoltà lavorative, sono obiettive, “team players” e guidate dai criteri di competenza, raggiungendo in concreto risultati positivi per l’azienda.

 

Ci parlavi del tuo impegno nel BPW… Cos’è esattamente?

Il BPW è un’organizzazione internazionale fondata nel 1930 da Lena Madesim Philips, che promuove la presenza delle donne nel business e nelle libere professioni in tutto il mondo, attraverso programmi di mentoring, networking, creazione di competenze e empowerment economico, con Obiettivi di Sviluppo Sostenibile attraverso i pilastri di advocacy e iniziative locali.

L’isola di Visovac – Foto di Hrvoje_Photography da Unsplash

In particolare, le socie della BPW Pola in Croazia promuovono e consolidano un piano d’azione attraverso progetti integrati come il Lobbying for shopping e l’Equal Pay Day, organizza convegni e conferenze per l’educazione e l’integrazione delle donne in politica e nei processi decisionali.

 

Sei rappresentante presso le Nazioni Unite della BPW….

Ho l’onore di essere una componente dello Standing Committe della BPW International presso le Nazioni Unite: attraverso questo ruolo anche la Croazia può dare il proprio contributo per realizzare l’uguaglianza di genere e gli obiettivi di sviluppo sostenibile, uno dei cardini dell’azione delle Nazioni Unite in tutto il mondo, da raggiungere entro il 2030. Intendiamo realizzare obiettivi di ampio respiro: combattere le sacche di povertà, garantire la sicurezza alimentare, una vita sana per tutti, un’istruzione di qualità, perseguire l’uguaglianza di genere, promuovendo l’emancipazione delle donne.

 

Che possibilità vedi per le donne in Croazia, grazie anche a queste iniziative?

Credo molto nella necessità di incrementare il lavoro autonomo e l’imprenditoria femminile tra le donne croate, grande potenziale ancora non sviluppato a sufficienza. In tal modo, oltre che emanciparsi, le donne potrebbero creare nuovi posti di lavoro. È il governo croato ad appoggiare tali obiettivi, per esempio introducendo sostegni per l’imprenditorialità delle donne. Ma è anche necessario cambiare la mentalità degli uomini e delle donne, che troppo spesso pensano che un’attività autonoma o di impresa le distoglierebbe dalla famiglia o sia inadatta a loro, in contrasto con la nostra femminilità. Per fortuna, tra le nuove generazioni questo atteggiamento è già cambiato.

 

Oltre a cercare di modificare la mentalità e la cultura, cosa ritieni sia necessario per migliorare la condizione della donna in Croazia?

Occorre diffondere orari flessibili, e il post pandemia può aiutare a modificare la struttura stessa del rapporto di lavoro, favorendo le donne e le famiglie, garantire una migliore assistenza all’infanzia per liberare risorse femminili nel mondo del lavoro, anche regolamentando la posizione delle baby-sitter, che spesso lavorano senza alcuna tutela e una formazione adeguata.

 

Tocchiamo il tasto dolente della violenza sulle donne: quanto è diffusa in Crozia e cosa si fa per combatterla?

Zagabria – Foto di I&D Ph da Unsplash

Questo tema è molto discusso nel paese, dove la piaga della violenza, soprattutto all’interno della famiglia, è ancora troppo diffusa. Inutile dire che occorre un cambio di mentalità, una diversa consapevolezza, e per questo occorre tempo e impegno. Occorre anche modificare la legge sul possesso di armi, rendendola più rigida e incrementare il controllo sui possessori di armi che siano stati denunciati per violenza.

 

Vedi una differenza tra le diverse generazioni di donne?

Certo, come è normale che sia. In Croazia le generazioni di donne più anziane si portano dietro il retaggio di una storia politica complessa, che ha visto un cambio di regime e il passaggio alla democrazia: per loro il cambio di mentalità è più faticoso. Le più giovani, che non hanno questa memoria storica, si sentono naturalmente cittadine del mondo e appartenenti all’Unione Europea. Molte parlano inglese e si tengono informate con i social, studiano, viaggiano e lavorano in altri paesi e poi portano tutte queste esperienze di vita e novità in Croazia.

Conto su di loro (su di noi, visto che sono una giovane donna anche io!) e sulle nostre figlie e figli.

È importante costruire ponti tra noi donne, indipendentemente dal paese di provenienza, promuovere il dialogo interculturale, rafforzandoci l’un l’altra perché ognuna di noi può essere una Game Changer, una portatrice di rinnovamento e cambiamenti.

Vedo un grande futuro per la nostra bella Croazia!