La rete Civil Hub Against orgaNized Crime in Europe suggerisce con il suo acronimo CHANCE la proposta di un’opportunità per l’Europa.
Presentata nel 2019 al Parlamento Europeo, CHANCE comprende più di 30 associazioni, impegnate contro criminalità organizzata e corruzione, e presenti in 18 paesi europei. Per citare solo quattro delle fondatrici, la nostra Libera contro le mafie, promotrice della rete, la tedesca MafiaNeinDanke, la francese DeMains Libre Paris, la belga BASTA!
Secondo l’ultimo rapporto dell’Europol sulle forme gravi di criminalità organizzata, il 70% dei gruppi criminali che operano nell’Unione Europea sono attivi in almeno tre paesi. E l’80% usano strutture legali di business per le loro attività criminali.
Il Manifesto di presentazione di CHANCE, in 15 punti, mette in primo piano l’istituzione di mezzi di collaborazione tra società civile e istituzioni europee. Altri punti di rilievo sono la memoria delle vittime e la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Quindi la promozione della trasparenza, la lotta alla corruzione, iniziative legislative su collaboratori e testimoni di giustizia. E naturalmente il potenziamento della lotta contro le attività delle mafie transnazionali: dallo sfruttamento degli esseri umani, al traffico di droga, al commercio illecito di armi, al riciclaggio del denaro, alle ecomafie, ai crimini informatici.
Un più recente e sintetico Manifesto politico, in soli cinque punti, è stato presentato da CHANCE a Bruxelles nello scorso dicembre.
Fondamentale riferimento per CHANCE è l’esperienza nella lotta alle mafie maturata in Italia a partire dagli ultimi decenni dello scorso secolo. E anche l’opera di Libera, a sua volta rete di circa 1600 associazioni, di cui 80 internazionali attive in 35 paesi di Europa, Africa, America.
La confisca dei beni
Il ricorso all’esperienza italiana si riconosce assai bene nel tema della confisca dei beni acquisiti o utilizzati dalla criminalità organizzata. Tema di grande rilievo, sia giuridico e morale, sia economico e di contrasto al controllo criminale dei territori.
Nel nostro ordinamento la confisca dei beni riconosciuti in uso alle mafie è obbligatoria fin dal 1982 (legge Rognoni – La Torre e art. 416 bis del Codice penale). L’utilizzo dei beni confiscati a fini pubblici e sociali, legge 109 del 1996, fu conseguenza della raccolta di un milione di firme: una della prime iniziative di Libera, fondata nel 1995 da don Luigi Ciotti. Nel 2010 fu poi istituita l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati alla criminalità organizzata, vigilata dal Ministero degli Interni, con sede nazionale a Roma e altre sedi a Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria.
L’ultimo rapporto del settore Beni Confiscati di Libera (febbraio 2024) riferisce sui beni confiscati e censiti da 1127 amministrazioni locali italiane. Il numero più significativo è forse quello dei 22.548 beni immobili destinati, ovvero per i quali si è concluso l’iter successivo alla confisca. Con il trasferimento ad amministrazioni pubbliche, per finalità istituzionali dello stato, o degli enti locali, o per fini sociali. In non pochi casi, purtroppo e per più ragioni, non ancora utilizzati per il fine di destinazione.
Sui beni confiscati impressionanti sono i raffronti numerici tra Italia e gli altri paesi europei. Secondo una recente rilevazione, sono 1065 le associazioni ed enti che in Italia gestiscono i beni confiscati alla criminalità organizzata. I corrispondenti numeri sono 6 in Francia, 4 in Belgio, 3 in Spagna, 2 in Bulgaria e in Romania, 1 nei Paesi Bassi (e 5 in Albania). Non vi sono casi rilevati negli altri paesi europei, benché in ben 19 paesi UE vi sia una legge che prevede l’utilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati alla criminalità organizzata. Differenze numeriche dunque enormi, dovute al relativo ritardo con cui gli altri paesi europei hanno adottato i punti chiave delle leggi italiane sui beni confiscati.
L’immobile di via Stamira 5/7 a Roma, nei pressi di piazza Bologna, è un esempio di bene confiscato e ora utilizzato a fini sociali. Progettato nel 1947 dall’architetto Riccardo Morandi come sala cinematografica, fu per molti anni il Cinema Bologna (poi ribattezzato Academy Hall). Molti romani lo ricordano attivo fino agli anni ’90, gli anni della chiusura di non poche sale cinematografiche. Chiuso il cinema, l’immobile fu riadattato per ospitare una grande sala bingo. Una lunga inchiesta sulla sua attività si concluse nel 2014 con una sentenza che riconosceva che la sala bingo era utilizzata della criminalità organizzata per il riciclaggio del denaro, e ne disponeva quindi la confisca.
La conferma della Cassazione nel 2020 consentì di avviare la cessione del bene confiscato alla Regione Lazio, che con un bando di evidenza pubblica lo destinò a sede nazionale di Libera.
La grande platea dell’antico Cinema Bologna di via Stamira è oggi in parte una bella sala per presentazioni e conferenze; significativo anche il suo recente recupero come cinema con delle proiezioni straordinarie. Come quella, nella giornata di assegnazione degli Oscar, del film candidato Io Capitano. Un’altra parte della platea ospita invece l’esposizione Extralibera: uno spazio multimediale, aperto a tutti, che efficacemente introduce ai temi della memoria delle vittime della criminalità organizzata, e dell’impegno contro mafie e corruzione.
Il piano superiore dell’immobile, già galleria del cinema, ospita gli uffici di Libera e stanze per incontri.
La giornata del 21 marzo e il ruolo italiano
Il 21 marzo di ogni anno, prima giornata di primavera, è da quasi trent’anni la Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Giunta alla XXIX edizione, dopo la lunga sequenza di appuntamenti iniziata a Roma il 21 marzo 1996, un anno dopo la fondazione di Libera. Negli anni successivi la Giornata si tenne a Niscemi, Reggio Calabria, Corleone, Casarano, Torre Annunziata, Nuoro, Modena, Gela. E ancora Roma nel 2005, quindi Torino, Polistena, Bari, Napoli, Milano, Potenza, Genova, Firenze, Latina, Bologna, Messina, Locri, Foggia, Padova. Nel 2020 la Giornata è attraverso i social, causa covid, e negli ultimi anni ancora a Roma, poi ancora a Napoli, e ancora a Milano.
Arriviamo al 2024 con la Giornata per la quarta volta a Roma. Il 21 marzo si è concluso al Circo Massimo, con la partecipazione di circa centomila persone e con la lettura dei nomi delle 1081 vittime di mafia. Tra i lettori dei nomi si sono riconosciuti Pietro Grasso, Elly Schlein, Giuseppe Conte, Maurizio Landini.
Negli ultimi anni la Giornata del 21 marzo si è estesa ad altri paesi europei per iniziativa delle associazioni che aderiscono a CHANCE. Quest’anno belle immagini hanno unito la partecipazione al Circo Massimo con quelle, assai più contenute ma significative, in varie città europee. Associazioni, collettivi, organizzazioni si sono ritrovate lo stesso 21 marzo in Francia, Germania, Belgio, Austria, Danimarca, Malta, Albania, Bulgaria, Romania, Portogallo, per unirsi idealmente alla Giornata di Roma.
La parola mafia è italiana, e non ci fa piacere quando all’estero qualcuno la associa istintivamente agli italiani. Ma sembra che questi anni che stiamo vivendo vogliano consegnare proprio a noi italiani un ruolo importante nel tema della lotta alle mafie. Non certo un ruolo guida, ma un ruolo di testimonianza e di promozione, sulla base dell’esperienza che in Italia abbiamo maturato negli ultimi decenni. Nella difficilissima lotta alla criminalità organizzata. Ma soprattutto nella lotta all’indifferenza e all’individualismo diffusi, punti di forza fondamentali delle mafie in ogni paese d’Europa e del mondo.
Immagine di copertina: Presentazione del Manifesto politico di CHANCE al Parlamento Europeo, 7 dicembre 2023.