Donald Trump e Vladimir Putin

Donald Trump e Vladimir Putin

Gli USA assumono una posizione imperialista e rompono l’unità dell’Occidente. Negoziano con Putin sulla testa di ucraini ed europei, cui verrà presentato il risultato e il conto da pagare. Gli Stati nazionali europei non contano nulla. Solo unita politicamente, con una politica estera e una difesa, l’Europa può contare e difendere i propri valori e interessi. Se non ora quando?

Donald Trump ha parlato con Putin e ha messo l’Ucraina e l’Europa alla porta. Negozierà direttamente con Putin e gli europei e gli ucraini subiranno le conseguenze di questo negoziato. A testimonianza che Trump ha una posizione imperialista e vede il mondo dominato solo dalle grandi potenze, che decidono e si impongono sulle piccole. Si è tornati al realismo di Tucidide “il forte fa quel che può e il debole subisce quel che deve”.

Il problema è che l’Europa oggi è debole perché divisa. I vagiti dei leader nazionali che protestano e chiedono che l’Europa sia ammessa al tavolo de negoziati non contano nulla. La verità è che da tempo dovevano creare una difesa Europea e una politica estera europea gestite da un governo federale europeo. Almeno a partire dal primo mandato di Trump e con il chiaro rischio di un secondo le discussioni sull’autonomia strategica si sono sprecate. È mancata la volontà politica e l’azione concreta. Nemmeno l’invasione russa dell’Ucraina e il ritorno della guerra in Europa hanno svegliato le leadership nazionali. Hanno buttato via questi 3 anni di guerra senza fare ciò che serviva per rendere l’Europa un attore invece che uno spettatore.

La risposta di Putin all’apertura di Trump e alla marginalizzazione degli europei è stata bombardare Cernobyl e mettere l’Europa sotto minaccia che un nuovo attacco completi la distruzione dello scudo protettivo dalle radiazioni del reattore numero 4 della centrale esplosa negli anni 80.

Mentre Trump chiede che gli europei spendano il 5% per la difesa (nonostante gli americani siano al 3,5%), e facciano tutto quel che dice altrimenti non avranno nessuna protezione da parte degli Stati Uniti. Aggiunge che toccherà agli europei garantire la sicurezza dell’Ucraina sulla base dell’accordo che lui negozierà. Ma che le truppe europee in Ucraina non saranno coperte dall’art. 5 della NATO e dunque non potranno contare sull’aiuto americano in caso di attacco russo. “We Play You Pay”: gli americani giocano sul tavolo dei negoziati e decidono, ma poi dovranno pagare gli europei la ricostruzione e la difesa dell’Ucraina.

L’Europa è sola in un mondo pericoloso in cui non esistono più le alleanze tradizionali, in cui il presidente americano tratta con i nemici come Putin e Xi Jinpin e minaccia e fa il bullo con quelli che dovrebbero essere i suoi alleati, che si tratti di Canada, Messico, Groenlandia e Danimarca, o gli europei. Di fronte a tutto questo c’è una sola risposta seria: l’unità politica dell’Europa! Il resto sono chiacchiere e piagnistei inutili che mostrano soltanto la completa impotenza dei governi nazionali europei.

Bandiera dell'Unione Europea

Bandiera dell’Unione Europea

A inizio febbraio si è svolta la prima riunione informale del Consiglio europeo dedicata alla difesa europea, con risultati deludenti. I capi di Stato e di governo degli Stati membri hanno parlato principalmente di cooperazione in materia industriale e di come riuscire a scorporare le spese militari nazionali dal Patto di stabilità e crescita. Ma non affrontano i temi cruciali: che difesa europea vogliamo, che modello, come finanziarla, e con quale governance. Il contesto geopolitico e geoeconomico impone un’unione politica dell’Europa. E invece i nostri capi di Stato e di governo producono chiacchiere, non decisioni.

Gli europei insieme oggi spendono per la difesa quasi il 2% del PIL, come proposto dalla NATO, quindi il doppio del bilancio comunitario che è l’1%. Spendono il 35% degli Stati Uniti con una capacità del 10%, cioè due terzi della nostra spesa militare non produce nulla. Il problema non è che gli europei spendono poco, ma che spendono divisi. Bisogna scorporare dal Patto di Stabilità solo i contributi nazionali alla difesa europea (European Peace Facility, European Dedence Fund, Progetti comuni nel quadro della Cooperazione Strutturata Permanente, e altri progetti comuni futuri) sul modello del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (che prevedeva lo scorporo dei contributi nazionali al Piano, che era gestito centralmente dalla BEI). Se invece si accettasse di scorporare le spese per la difesa nazionale non ci sarà più nessun incentivo a fare la difesa europea, che a quel punto non si farà mai. E aumentare la spesa nazionale non serve a nulla. Il nodo è creare un sistema europeo di difesa come pilastro europeo della NATO.

Il mondo brucia tutto intorno a noi, ma i nostri leader nazionali non contano nulla e non riescono a prendere le decisioni che servono agli europei. Siamo indietro di trent’anni, in un mondo che corre, è ora di unire l’Europa. Cos’altro deve succedere? Se non ora quando?

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