La legge 112/2016 interviene sul tema dell’assistenza ai disabili ai quali venga meno l’appoggio dei genitori essenzialmente per motivi anagrafici connessi alle diverse rispettive età e speranze di vita, e purché la disabilità non derivi dal naturale invecchiamento e relative patologie.

La legge disegna uno schema organizzativo di intervento molto articolato incentrato sul singolo disabile (piano assistenziale individualizzato, frutto del lavoro di un team “multidisciplinare e multidimensionale” che elabori anche un “budget di salute” monetario), prevede alcune misure fiscali e giuridiche per agevolare l’amministrazione dei beni dedicati al mantenimento del disabile e infine sollecita l’offerta di immobili delle famiglie degli stessi disabili da utilizzare come residenze dedicate a tali soggetti.

Le Regioni italiane interessate hanno poi integrato con proprie normative la legge in parola, cui si sono aggiunti provvedimenti comunali di attuazione.

Manca del tutto, nelle centinaia di pagine che corredano la Legge 112 e i suoi successivi sviluppi, una raffigurazione del quadro finale della situazione italiana dopo l’attuazione di quanto previsto dalle varie norme. Intanto il tempo passa e i familiari dei disabili diventano sempre più anziani.

Per semplificare proviamo ad esaminare un caso particolare partendo dalle realtà più vicine al posto che qui è dato di osservare: siamo nel Lazio vicino Roma.

Quanto costa mantenere un disabile medio-grave in una casa famiglia? Empiricamente in base a conteggi fatti periodicamente sul campo e confrontati con studi del settore, servono non meno di 50.000 euro all’anno per ciascun ospite. Ipotizziamo che nel Lazio si vogliano assistere nel cosiddetto “Dopo di Noi” 1.000 disabili in 100 nuove case famiglia: servirebbero 50 milioni di euro all’anno per il loro complessivo funzionamento.

Quale è lo stanziamento al Fondo “Dopo di Noi” per tutta l’Italia nel 2019? Solo 56.1 milioni di euro da dividere tra le 19 Regioni destinatarie. Ad esempio alla Regione Lazio sono stati assegnati 5.161.100 euro. Quanti sono gli immobili allo scopo offerti da famiglie ed enti alla Regione Lazio? Poche unità e talvolta con metrature insufficienti.

E non abbiamo considerato il fabbisogno di risorse umane (qualificate, attenzione) pubbliche e private necessarie per la gestione.

Date queste premesse non crediamo che si possa fare molto senza incidere sulla destinazione del debito pubblico. La disabilità purtroppo richiede l’impiego di molte persone, e queste costano. Volendo essere propositivi azzardiamo alcune proposte.

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Foto di Prawny da Pixabay

In primo luogo occorre aver chiaro che l’obiettivo di welfare è quello di poter disporre in pochi anni di molteplici e diffuse strutture residenziali nelle quali ospitare un numero significativo di disabili semi/non autosufficienti a costi di gestione ragionevoli. Per acquisire velocità si deve cancellare dalla normativa tutto quello che si può, abbandonando la pretesa di perseguire un rischio zero di qualunque cosa si parli (igiene, sicurezza, privacy…) e rinunciare al consenso unanime su ogni cosa si decide di fare, moltiplicando i soggetti, gli incontri e i tavoli di lavoro.

Inoltre, nel fare le norme si deve vagliare la relazione fra i risultati concreti che si vogliono realizzare in termini di assistenza ai disabili privi di caregivers o prossimi ad esserlo e i vincoli normativi e, dare peso al risultato e allentando al massimo i vincoli. Ma i pochi che rimangono renderli chiari e ineludibili.

Necessario poi puntare in modo selettivo sulle strutture/entità operative del Terzo Settore che hanno un valido curriculum, affidando ad esempio a società di rating un voto sulla qualità delle strutture individuate. Superato il vaglio e stabilita una graduatoria in base al merito, incentivare le entità che gestiscono le strutture residenziali esistenti a presentare almeno un progetto di realizzazione di un nuovo alloggio (con 8 posti letto) o di più di uno. Tagliare/unificare tutte le autorizzazioni necessarie.

Finanziare a fondo perduto fino all’80/90 percento del costo del progetto, lasciando all’iniziativa privata il più ampio spazio di azione possibile.

Si deve agire in fretta altrimenti l’evoluzione inerziale porterà alla creazione di grandi strutture ove parcheggiare gli assistiti come unica possibile soluzione alla scomparsa dei caregivers. Il passare del tempo gioca contro di noi.

Foto di apertura di Laura Garagnani.