Come molti sanno ho lavorato tutta una vita in giro per il mondo. Ho incontrato gli uomini e le donne più diversi, diversi per le facce, diversi per i luoghi che consideravano casa loro e diversi per quelli dove vanno a pregare. Certamente, anche per un molto comprensibile interesse maschile, ho sempre guardato le donne. E mi sono accorto in più di 40 anni del loro incredibile ruolo visibile o invisibile con le parole o nel silenzio nel condurre la vita umana, generare la vita e proteggere la dignità degli esseri umani.

Ho incontrato donne colte ed elegantissime, a Manhattan e a Saint Germain dés Pres e donne che non sapevano né leggere né scrivere nei deserti dell’Iraq e della Tunisia. E da tutte queste donne, le mie maestre invisibili, ho ricevuto le lezioni più importanti della mia vita, che cerco sempre di condividere con i più giovani.

Molti in Italia sono stati colpiti, se non sconvolti, da un orrendo delitto, compiuto da una famiglia, da tutti i membri di una famiglia, che hanno lasciato morire un ragazzo per difendere il lavoro e la posizione del capofamiglia. Persino la fidanzata del ragazzo, ha contributo al delitto, mostrando, insieme agli altri, un cinismo e una assenza di responsabilità che generano i più drammatici interrogativi, oltre che lo sdegno e il disgusto.

In questo orrore emerge però una incredibile donna, Marina Vannini, che è la madre di questo ragazzo e tutti i media hanno cercato di mostrarci il suo incurabile dolore. Io l’ho seguita, l’ho ascoltata tutte le volte che ho potuto dal telegiornale a “Chi l’ha visto”.

Non è certo la prima volta che resto attonito dinanzi alla responsabilità, alla saggezza e alla forza di una donna. Qualche giorno fa, dopo la

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sentenza che ha infine condannato la famiglia dei mostri, Marina ha di nuovo parlato nella trasmissione “Chi l’ha visto”. Ha concluso dicendo “il perdono richiede verità”. Non si è mai lasciata andare all’ira, all’odio o ad una ricerca di vendetta, ha manifestato invece tristezza per una famiglia che non era riuscita ad assumere la responsabilità delle sue azioni.

Ascoltiamo comunemente analisi di crimini e comportamenti umani di grandi studiosi, psicologi e sociologi che spiegano con conferenze e lunghi discorsi, gli stessi tre concetti che dovrebbero governare la vita umana: responsabilità, verità e perdono.

Marina Vannini li ha spiegati in poche parole per una sola ragione che, come moltissime altre invisibili, ci crede veramente.

Lei mi ha fatto vedere, una volta di più, chi è una donna.