Il 25 aprile fa deragliare Ignazio La Russa. Proclami da pacificatore, comportamenti da incendiario. La Russa è un personaggio strano. Subito dopo la sua elezione a presidente del Senato (13 ottobre 2022), esalta la libertà, la democrazia. La Russa, esponente di Fratelli d’Italia, partito postfascista, loda la senatrice a vita Liliana Segre, ebrea, deportata da bambina in un campo di concentramento nazista.
Loda Sandro Pertini, combattente antifascista, socialista, ex presidente della Repubblica. Esorta alla pacificazione nazionale perché «solo un’Italia più coesa, pacificata e unita» può «affrontare efficacemente ogni emergenza e criticità».
In sintesi: basta con gli scontri su fascismo e antifascismo, tutti uniti nella difesa della libertà e della democrazia. Le solenni dichiarazioni di La Russa, però, ogni tanto hanno traballato negli ultimi sei mesi. Lo scoglio sul quale s’infrange è il 25 aprile, data sempre invisa al Msi, il partito erede del fascismo dopo la Seconda guerra mondiale. Il presidente del Senato prima avverte: non sfilerà nei cortei perché sono «appannaggio di una certa sinistra». Ma un gravissimo passo falso arriva il 31 marzo sull’attentato dei partigiani in via Rasella durante l’occupazione nazista di Roma. Il presidente del Senato dice in un podcast di Libero Quotidiano: «È stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non».
Parole gravissime soprattutto perché dette dal presidente del Senato, la seconda carica istituzionale della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza contro il nazi-fascismo. I conti non tornano: il Battaglione Bozen colpito a via Rasella non era una banda musicale militare di quasi pensionati ma un reparto di polizia alle dipendenze delle SS. La rappresaglia nazista ci fu, ferocissima: alle Fosse Ardeatine furono trucidati 335 antifascisti, ebrei, detenuti comuni prelevati nelle carceri e nelle strade di Roma.
La Russa pacificatore diventa incendiario. Scoppia il caso. Le opposizioni di centro-sinistra giudicano “indecenti” le parole del presidente del Senato su via Rasella. La stessa Giorgia Meloni assesta una strigliata. Dalla presidente del Consiglio arriva una condanna: «È stata una sgrammaticatura istituzionale». Successivamente arrivano le scuse da parte del presidente del Senato: «Non ho difficoltà a precisare che ho sbagliato a non sottolineare che i tedeschi uccisi in via Rasella fossero soldati nazisti ma credevo che fosse ovvio e scontato oltre che notorio».
La Russa vuole festeggiare il 25 aprile, la festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, ma evidentemente tende a farlo a modo suo. Il Msi, il partito nel quale militò La Russa, si richiamava al fascismo. Non a caso Gianfranco Fini nel 1995 troncò il legame con l’eredità fascista sciogliendo il Msi e fondando An, un partito della destra democratica. Fini definì il fascismo «il male assoluto» suscitando non poche reazioni negative tra le frange nostalgiche. E ogni tanto lo squadrismo di matrice fascista rispunta come nell’assalto alla direzione nazionale della Cgil a Roma.
Giorgia Meloni, ex Msi, fondatrice di Fratelli d’Italia, ha seguito la strada aperta da Fini rifiutando ogni legame culturale e politico con la dittatura fascista. Quando in Fratelli d’Italia è riemersa una nostalgia per il regime di Benito Mussolini l’ha immediatamente attaccata e sanzionata. La presidente del Consiglio ha lavorato e lavora per costruire una forza di destra democratica e gli elettori l’hanno premiata: Fratelli d’Italia ha stravinto le elezioni politiche divenendo il primo partito italiano. Ma basta poco per compromettere tutto. La stragrande maggioranza degli italiani divenuti elettori di Fratelli d’Italia può essere conservatrice ma certamente non è fascista. Basta anche una “scivolata” per compromettere tutto.
Ora occorrerà vedere come si comporterà il governo di destra-centro nella prossima ricorrenza del 25 aprile. Se e chi andrà alle cerimonie per ricordare la liberazione dell’Italia dal nazi-fascismo.