Ritengo che la normativa, diciamo, “SAR”, elaborata verso fine guerra, intendesse salvaguardare vittime di fatti bellici o gruppi che, cercando di rimediare ai trasferimenti forzati tentavano di rientrare a casa.

Il concetto espresso è piuttosto semplicistico, ma credo che renda bene lo spirito di quella normativa.

Sintetizzando il concetto di “naufrago”, possiamo dire che si tratta di chi rischia di affogare in mare aperto. Accadimenti che non erano di tutti i giorni. A quei tempi.

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Tutti i mezzi disponibili erano quindi “naturalmente” impegnati nel salvataggio. Breviter: credo questo sia il fondamento del motto “Sempre Ovunque Subito” scolpito nei mezzi navali delle Capitanerie di porto. Da allora il sistema non ha mai avuto bisogno di miglioramento ed il suo fondamento è immutato. D’altronde non ha mai presentato alcuna falla. Ovviamente la normativa riguarda qualsivoglia natante che solca il mare per qualsivoglia motivo in tutto il mondo e che, possibilmente, è “in regola coi documenti”. Le cose sono drammaticamente mutate negli ultimi anni! Francamente, considerare “naufrago”, nel senso voluto dalla prefata normativa, ergo titolare di tutti quei diritti che ne discendono, anche chi si va mettendo per mare in questi ultimi tempi, merita una riflessione.

Se io mi imbarco in una nave di linea, e cioè a norma con le norme di sicurezza, per andare in vacanza e la nave rischia di affondare: nulla quaestio. I soccorritori rischieranno la loro vita per portare soccorso! Così come è sempre stato! Ma se io consapevolmente mi imbarco in una “bagnarola” o nei nuovi barchini d’acciaio, ben sapendo che la navigazione sarà ben rischiosa, la cosa è un po’ differente.

Fermo restando che “la legge del mare” è quella eterna che impone il salvataggio, c’è un fatto che non si può continuare a tacere!

Il “salvataggio” viene operato da esseri umani e questi esseri umani rischiano a loro volta la morte per salvare i naufraghi nel mare in tempesta. Spero che almeno su questo non ci sia chi ha l’impudenza di addurre dubbi!

Ben diverso è lo status di chi “a pagamento e ben consapevolmente” mette se (e una quantità abnorme di minori inconsapevoli e non accompagnati, ergo privi di qualsiasi aiuto in caso di necessità) per l’alto mare e va.

Francamente, sostenere che un “deserticolo” non può avere neppure un sospetto di ciò che, da parecchi anni, accade per mare è insostenibile, se si dialoga in buona fede! I cellulari che viaggiano prima per terra e poi in improbabili natanti (persino all’occhio di chi non ha mai visto il mare), impediscono di accettare una simile fesseria.

A Cutro, mezz’ora dopo il sinistro, era pieno di “compaesani” degli affogati provenienti da varie parti d’Italia.

Si dice che quando si scappa dalla guerra, dalla mancanza di libertà, dalla miseria, dalle persecuzioni, dal clima torrido – e chi più ne inventa più ne metta – non si bada al pericolo di affogare. Ammesso e non concesso: almeno chi è genitore (per lo meno quelli del vecchio cliché) dovrebbe forse valutare con maggiore prudenza se buttare – ovviamente dietro pagamento – un figlio, più o meno accompagnato, in un barcone/hino a così alto rischio.

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Mi si conceda che, almeno in certi momenti, la coscienza di mettere a repentaglio la vita di chi s’è impegnato giurando SOS, o semplicemente si è venuto a trovare nei paraggi, dovrebbe indurre a più prudenti consigli chi s’imbarca. Il rispetto della vita umana è dovere di ogni essere umano nei confronti, reciproci, di ogni altro essere umano! In conclusione: se qualcuno vuole suicidarsi in mare, nulla lo vieta, ma, la stessa “legge eterna” che impone di salvare chiunque sia in pericolo, gli impone di rispettare la vita di chi potrebbe rischiare la vita per salvare quel désso! Si tratta forse di rileggere – per opera degli “esperti” – tutta quella normativa nata in ben altri tempi e per ben altre persone, per far capire che la vita non si fa rischiare a nessuno e che le fughe a rischio della vita di altri esseri umani, possono avere stagioni e modalità più umane.

E fin qui (lo ammetto) è il trionfo del “buonsensismo (o, almeno spero!): oramai però è necessario che gli “esperti” si mettano al tavolo e, con scientifica razionalità, studino soluzioni normative internazionali ed europee per questa nuova tragedia scatenata da inconfessabili presupposti e che non tarderà – se continua così – a mietere vittime “innocenti”, oltre quelle … “volontarie”!

 

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