Il fenomeno della traslazione delle imposte si verifica quando un contribuente, ad esempio il proprietario di una pompa di benzina, “percosso” – come si dice nel lessico economico-finanziario – da una tassa sulla benzina la trasferisce sul cliente che fa rifornimento, che giustamente diventa il contribuente “inciso”, sempre nel suddetto lessico. Il tutto va sotto il nome di traslazione di tributo. Ebbene sul fronte del Terzo Settore di questi tempi capita di osservare un fenomeno di traslazione non del tributo ma di faticosi adempimenti burocratici, che costano ore di lavoro, telefono, luce, acqua e gas, e che tolgono tempo ed energie agli interventi filantropici ai quali pensare dopo.
Accade questo: crisi pandemica, ordine di chiusura preventiva per alcuni mesi ad uno dei tanti centri diurni di assistenza alle persone fragili, accreditato presso il Servizio Sanitario Nazionale. Domanda: chi paga gli stipendi ect nei mesi di chiusura? Provo a riassumere, sono centinaia di pagine di norme nazionali, regionali, interpretazioni varie ed uno premuroso deve leggerle tutte. La Pubblica Amministrazione dice: «mi hai mandato tutti i dati necessari per il rimborso dei servizi resi nei periodi di chiusura imposta dai lockdown». In proposito “intersecazioni di norme” (si dice così perché la norma va inseguita ad es. il D.L. 18 ora divenuto L. 27 contiene l’art.48 ora 109 etc) sembrano dire: pagateli quei poveretti, almeno in parte, dato che per molti mesi vivranno mezzi chiusi e mezzi aperti e comunque sempre pronti per obbligo di legge a riaprire a pieno regime allo sblocco delle chiusure.
E i poteri regionali hanno quindi detto alle unità pubbliche periferiche e agli enti beneficiari “rimodulate i contratti”, attivate caso per caso un “co-ri-contrattazione”, per vedere che prestazioni assistenziali vengono comunque rese in questi momenti di chiusura. Come se fosse una cosa facile specie in momenti caotici come questi rifare i contratti, prestazioni diversificate vs corrispettivi da riconoscere. E poi Il prefisso “co” ormai appare sempre nel linguaggio normativo-burocratico, significa fare tutto assieme pubblico e privato, è un avanzamento della democrazia, peraltro a patto di avere le strutture, le persone competenti e il tempo. E dove stanno? Si viaggia nella confusione, con la paura di sbagliare e il poco tempo da dedicare a questi esercizi, il contratto è lungo 50 pagine e vorremmo un grande giurista accanto a noi (gratis però). E poi dall’altra parte chi ha il tempo e le risorse per starci a sentire?
Bene cara P.A., uno penserebbe, hai tutti i nostri dati teletrasmessi, ci conosci da lustri (noi e gli altri come noi) fai qualche click e ridetermina quello che secondo te ci spetta. Eh sì, ma sempre a patto di aver capito come fare i calcoli e avere i database e i programmi in grado di farlo? Quindi la P.A. dice: io non ho tempo e semmai tu rifai tutti conti come (sembrerebbe) devono essere rifatti e me li rimandi entro pochi giorni (di calendario si badi bene). Ben attento a non sbagliare! Dimenticavo, i comuni sono i “compartecipi” del welfare socio-sanitario, cioè pagano un terzo del corrispettivo che ci viene dato e dove sono in queste battaglie interpretative? In difficoltà anche loro, qualcuno li aiuti a interpretare la loro parte di calcoli e verifiche ancora più intricate della nostra. Faremo una T shirt per i nostri collaboratori con la scritta di alcune delle tante norme pertinenti al tema qui trattato:
“U0247021/0227414/0247277/0252247/025227/0333940, s.m.i. … chiara la norma o no?”. Oppure è sufficiente scrivere “Ancora vivi s.m.i., salvo modifiche ed integrazioni”.
E va bene, si va dell’avvocato per questo, aspettiamo che si liberi. Aprile è il mese più crudele etc., così uno rimuginava seduto nell’angolo, certamente ci vuole efficacia nella Pubblica Amministrazione, regole chiare e di immediata applicazione, strutture efficienti, insomma, concretezza, semplificazioni. Tutto può essere reso semplice, non più semplice. Ma era Einstein direte voi, eh sì. Fermi tutti! Esiste già la Legge n. 5 del 2019, “Interventi per la Concretezza delle pubbliche amministrazioni”.. E che fine ha fatto? “Un’occasione mancata” si legge sui vari siti. E i decreti “semplificazioni” verranno alla luce? Tante norme, ci vorrebbe una modesta proposta. È lo Zeigest che zoppica un poco? Scusatemi chiudo perché devo scrivere il paragrafo “impatto sociale della nostra attività” nel bilancio sociale che quest’anno dobbiamo obbligatoriamente pubblicare. Anche una formica sul collo dell’elefante nella giungla si chiedeva ma quale è il mio impatto…, solo che in quell’istante l’elefante grattandosi il collo con la proboscide rese superflua la domanda. Il solito dilemma per chi opera sul campo, uscire dalla porta o buttarsi direttamente dalla finestra?
Qui purtroppo siamo al pianterreno.