A seguito anche delle pesanti conseguenze derivate dalla pandemia e in base a recenti dati Istat, il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e 24 anni è risalito al 29,7%, con profonde differenze regionali.

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Ad aggravare la situazione, in questo contesto di per sé già difficile, è Unioncamere con Excelsior che mette in evidenza come nel mercato del lavoro vi sia un sempre più ampio disallineamento o come viene spesso detto skill mismatch tra domanda e offerta di lavoro. In base ai dati di Excelsior il 30% delle aziende, anche in questo periodo, riscontra difficoltà di reperimento di figure tecniche, scientifiche e ingegneristiche. A fine del 2019, prima di Covid, si stimava in oltre il milione le posizioni offerte che non hanno trovato figure professionali adeguate o interessate al tipo di lavoro.

Ma che cos’è esattamente lo skill mismatch e perché è importante comprenderlo?

Nello specifico, quando si parla di disallineamento tra domanda e offerta di lavoro si fa riferimento ad una mancata corrispondenza tra le competenze ricercate dai datori di lavoro e quelle possedute dai singoli individui. Ciò significa che l’istruzione e la formazione non forniscono le competenze richieste nel mercato del lavoro o dall’altra parte che l’economia non crea sufficienti posti di lavoro che corrispondono alle competenze disponibili.

Esistono diversi tipi di skills mismatch:

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Over o under skilling. Quando una persona può essere o altamente qualificata o poco qualificata. Questo accade quando il campo di istruzione non corrisponde al campo di occupazione.

 

L’Italia ha poche grandi aziende che possono inserire nel proprio organico, in particolare neo laureati altamente qualificati, nei così detti “high value job”, tanto che abbiamo il problema del così detto “esodo dei cervelli” in altri Paesi , che ora si sta con fatica tentando di far rientrare.

Dall’altra parte tante medie e soprattutto piccole aziende cercano figure con buone capacità professionali da inserire rapidamente nelle strutture aziendali e non le trovano.

Skills obsolescence: situazione che si sta creando negli ultimi tempi e che la pandemia sta accelerando con la digitalizzazione e il progresso tecnologico; così lavoratori di 40-50 anni si trovano in una obsolescenza professionale e dovranno essere riqualificati per poter proseguire la loro attività lavorativa. Sarà pertanto importante avviare quelle politiche attive indispensabili per fornire una adeguata professionalità alle richieste delle nuove tecnologie.

Anche in questo caso la stretta collaborazione tra le associazioni di categoria e gli enti pubblici preposti come l’Anpal sarà determinante.

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Quindi la parola d’ordine è sempre più “orientamento scolastico” e “formazione continua”. Già qualche cosa si sta facendo presso vari istituti scolastici, in collaborazione con le università, illustrando i corsi e le opportunità di lavoro. Ma probabilmente bisogna iniziare ancor prima nel momento che i quattordicenni devono scegliere la scuola superiore; ciò significa sensibilizzare le famiglie e gli studenti sui corsi delle scuole superiori e le opportunità di lavoro che si possono aprire in futuro.

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In questa attività di orientamento, potrebbero intervenire i rappresentanti delle varie associazioni di categoria o di istituzioni, che possano illustrare di quali figure professionali avranno bisogno nei prossimi anni e con quale livello di formazione. Non è sicuramente una previsione facile, anche perché, secondo la società di consulenza McKinsey circa la metà degli attuali lavori entro i prossimi dieci anni saranno sostituiti da altri, legati alle nuove tecnologie.

Ma almeno i giovani avranno una prima indicazione degli scenari lavorativi che si prospettano, in modo da potersi progressivamente preparare.

È sempre più urgente che il MIUR avvii un continuo aggiornamento dei docenti e conseguentemente adegui i relativi corsi di studio alle prospettive lavorative del prossimo futuro.

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