Grande fermento in Lunigiana per le celebrazioni dell’anniversario dantesco. Tra i protagonisti, il dinamico Sindaco di Tresana, Matteo Mastrini, che già collaborò con la rete Tutti nel 2020 per il convegno di Padova “Rendersi doppiamente utili”. Il suo messaggio era stato: anche grazie all’Europa, recuperiamo le aree interne del nostro territorio, ricche di storia e di natura, ma ora penalizzate dall’isolamento e dall’invecchiamento.
Coerente con questa impostazione, Mastrini sta puntando quest’anno sul traino del settimo centenario. Ha ricevuto la donazione al suo Comune di quel che resta del Castello di Giovagallo, ove Dante fu ospite del Marchese Moroello Malaspina (Inferno, XXIV, 145-151) e della di lui moglie Alagia Fieschi (Purgatorio, XIX, 142-145). Ha promosso il Comitato “Giovagallo Luogo Dantesco”, ottenendo uno speciale annullo postale. Ha organizzato poi, nel Parco della Fiera di Barbarasco, un vero e proprio Festival dantesco, con conferenze e spettacoli (tra i quali un inusuale “Beatrice? Adesso guida una Panda …”).

Infine, ha convinto il collega della vicina Licciana Nardi, Renzo Martelloni, a mettere a disposizione il Castello di Terrarossa (ove furono a lungo custoditi i documenti della Pace di Castelnuovo, che Dante fece firmare il 6 ottobre 1306 ai Marchesi Malaspina ed al Vescovo-Conte di Luni) per allestirvi la “prima” italiana di un’insolita mostra, “Scrivendo la Divina Commedia”.

L’ideatore della mostra e’ Paolo Sabbatini, Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Bruxelles ed in precedenza di quelli di Shangai, Praga e Cairo. Artista raffinato e versatile, ma con una predilezione per la calligrafia e tutto ciò che vi e’ a monte e a valle. Da anni sta raccogliendo le rielaborazioni, in tutte le grafie e lingue del mondo, dei primi ventuno versi della Divina Commedia, che ne costituiscono l’anticipazione e la sintesi, quello che oggi si chiamerebbe ”abstract”. Ne è scaturito un lavoro affascinante e coinvolgente, frutto soprattutto del dialogo e del confronto tra le tradizioni europee, arabe e cinesi, sui quali si sono innestate man mano – nei vari allestimenti di Cairo, Alessandria, Amman, Bruxelles ed Anversa – altre scuole ed altre simbologie, da ultimo quella ebraica (grazie all’apporto di Ermanno Tedeschi). Essendo presenti traduzioni in molti idiomi e dialetti, il Comitato “Giovagallo Luogo Dantesco” ha voluto fare dono anche di una versione “lunigiana”. Un tributo poliedrico ad un messaggio universale, quello dantesco, nel quale si riconoscono, con stili diversi e sensibilità distinte, quanti, nel tempo e nello spazio, si sono incrociati con l’opera del Sommo Poeta.

Con la mostra al Castello di Terrarossa, allietata alla sua inaugurazione il 2 agosto dal momento musicale del Trio d’Archi Dante (composto dai maestri Marziali, Molinelli e Squittieri), questo singolare compendio di arte grafica e calligrafica ritrova la strada di casa: Dante nei luoghi di Dante, quelli dell’esilio e della lotta politica, passaggi cruciali nell’elaborazione di un testo cosi’ sofferto e cosi’ vicino alle corde più profonde dell’animo umano. L’effetto è molto suggestivo: il globalismo universalista dei messaggi più alti si ritrova nelle dimore e nei paesaggi che fecero da sfondo e da spunto alle storie e ai personaggi del viaggio agli inferi.

Oggi si suole definire questa miscela come “glocal”, il difficile equilibrio tra quanto ci accomuna (“global”) e quanto ci identifica (“local”).
E’ molto bello che un intellettuale giramondo come Paolo Sabbatini abbia accettato di far debuttare in Italia la sua mostra proprio nei castelli della Lunigiana. Per chi volesse approfondire la conoscenza di questi antichi fortalizi, consiglio il prezioso volume di Campisano Editore (www.campisanoeditore.it) dedicato ai Castelli Malaspina, nella collana “Meraviglie d’Italia, tra storia e realtà. Ed e’ altrettanto bello che i Sindaci di Tresana e Licciana Nardi abbiano deciso di consorziarsi per dare una  cornice adeguata a questa intrigante esposizione. Una terra cosi’ ricca di storia e di natura merita di essere conosciuta meglio da quanti – e sono sempre di più – disdegnano il turismo “mordi e fuggi” ed ambiscono a ritmi lenti, più consoni alla scoperta ed alla meditazione. Non a caso, la “Via Francigena” passa proprio di lì.