È un dato empirico ma con buon grado di approssimazione possiamo sostenere che Ernesto Nathan è stato l’ultimo (unico?) sindaco di Roma che ha fatto collimare con perfetta sinergia l’interesse pubblico con quello privato. È un accoppiamento che in generale riesce difficile in Italia con un refrain ben noto ovvero “il privato va progressivamente a discapito del pubblico”.

Ce ne accorgiamo per uno dei rami più importanti della società cosiddetta civile, la sanità. Esami generici di laboratorio più o meno prevedono la stessa spesa con un privato che si allarga e un pubblico che si restringe. Voi che scegliereste considerando che i risultati del privato vi vengono forniti più sollecitamente a parità di prezzo?

C’è un triste capitolo delle privatizzazioni gestito malissimo. Qui ci sono le responsabilità di Prodi, di D’Alema, di Bersani, di una sinistra che è andata sconsideratamente in braccio al liberalismo che, da parte sua, non attendeva altro che un’apertura che, dopo la caduta del muto di Berlino, inaugurava il presunto “nuovo tempo” dell’economia.

L’avvocato Gianni Agnelli-
Foto da wikipedia.org – CC BY-SA 3.0

Quando si festeggiava ilari “Abbiamo una banca” si denudava il re. Così quando si fingeva di credere allo slogan degli Agnelli (di Romiti, di Valletta): “Quello che va bene per la Fiat fa bene all’Italia”. Ma quando, ma dove, ma come? Gli Agnelli- la storia ce lo rivela- sono stata una famiglia predatoria del vecchio e nuovo capitalismo, attenta solo al proprio interesse personale. La triste vicenda del testamento impugnato (e con buona dose di ragione) dalla figlia ripudiata -Margherita- svela l’ampio e stratificato tesoro di famiglia, celato su conti esteri e con il marchingegno davvero meschino di firme false, retrodatate, a carico di Marella Agnelli. Gli Agnelli hanno partecipato allo spolpamento di Tim Telecom uscendone con un plusvalore di 204 milioni. Così la happy company con filiali in trenta paesi, passando poi per le infelici esperienze di Colaninno, Tronchetti Provera e Vivendi, ora è una bad company con un debito irreparabile. La cattiva nomea degli Agnelli è ampiamente validata dalle più recenti disavventure dirigenziali alla Juventus di Andrea Agnelli.

 

Ma torniamo a Roma. La schizofrenia tra pubblico e privato è evidente in tanti esempi: lo stadio della Roma prima progettato a Tor di Valle ora a Pietralata con evidente scompenso a favore del privato e di un trust americano (Friedkin) che dopo il fallimento di Pallotta è tornato alla carica con evidente interesse commerciale. Un autentico disastro è l’appalto della metropolitana di Roma dove lo sviluppo in progressione geometrica dei costi vale uno scandaloso record mondiale. E che dire delle vele di Calatrava, a Tor Vergata. Per riabilitarne la funzione bisognerebbe spendere più di quanto è stato speso il che equivale a constatare che la struttura rimarrà incompleta di qui a infinito.

Possiamo considerare esemplare l’inaugurazione di pochi e dimensionati parcheggi privati con tanto di taglio del nastro a opera di Veltroni sindaco un esempio illuminante? Diremo proprio di no. Queste poche basilari e semplici considerazioni dovrebbero essere lette da tutti quelli che considerano uno scacco la rinuncia a competere per organizzazione dell’Olimpiade di Roma del 2024. Tanto per pensare più in piccolo ricordiamo che per quell’anno sono previsti gli europei di atletica a Roma ma la macchina organizzativa è penosamente ferma ai box con il rischio di esporre l’Italia (il suo sport ma anche le sue istituzioni) all’ennesima brutta figura continentale.

Foto di apertura libera da Pixabay